Particolare interesse ha riscontrato nel pubblico l'intervento della dott.ssa Margherita Carlini, marchigiana di Recanati. Professione Criminologa. Per la precisione, è psicologa clinica specializzata in criminologia, responsabile dello Sportello Anti Stalking di Ancona. Giovane professionista ma già con un curriculum importante. La vediamo spesso ospite in programmi tv che si occupano di stretta attualità. Tra i casi da lei seguiti, quello dell'uccisione di Melania Rea, una vicenda che ha portato le Marche sulle pagine di cronaca nera.
"La violenza di genere fonda le proprio radici nella cultura del nostro Paese, che ha voluto ed esercita tuttora un dislivello tra uomo e donna, disparità che ostacola l'emancipazione femminile e la possibilità di ottenere parità dei diritti con gli uomini" - afferma la Carlini ai microfoni durante il suo intervento.
"Questa cultura è ricca di stereotipi di genere, di ruoli che per secoli hanno visto la donna come 'angelo del focolare' e l'uomo come detentore di forza e di potere. Questi rigidi stereotipi si ritrovano nelle dinamiche omicide tipiche del femminicidio.
Gli uomini che uccidono le loro partner hanno fatto della violenza una scelta comportamentale, sono uomini che hanno bisogno di 'possedere' una donna come se fosse un oggetto, incapaci di riconoscere nell'altra una persona. In quest'ottica, io dispongo della vita e della morte di un "oggetto" che mi appartiene, tanto più se questo ad un certo punto decide di sfuggire al mio controllo, di sottrarsi alla mie angherie. Non c'è follia alla base, è davvero solo una questione di cultura."
La violenza di genere è sempre esistita, semplicemente negli ultimi anni si sta facendo più sensibilizzazione, il che facilita l'emersione del fenomeno e nuove leggi a favore, anche se questo però ancora non corrisponde con una reale messa in sicurezza delle donne. Ancora oggi una donna che si espone, magari denunciando, è potenzialmente ancora più a rischio. Questo dimostra che la legge non basta, è necessario strutturare un piano di sicurezza specifico per ogni singolo caso, che veda il coinvolgimento di professionalità differenti ed altamente formate. Bisogna lavorare sulla cultura, sradicare gli stereotipi a partire da noi stessi, dall'educazione dei più piccoli, fino ad arrivare alla diffusione dell'educazione affettiva tra i ragazzi.