Maria Teresa ci dice: Ho viaggiato nella memoria, che ad ogni passo rievocava suoni, profumi e immagini, riportandomi a sensazioni amene, e dimenticate; a ricordi malinconici su chi oggi non c'è più, e ho riscoperto con la maturità sopraggiunta, l'amore per questa mia terra che non riesco a odiare come vorrei, per tutte le volte che mi ha delusa, per tutte le amarezze che mi ha consegnato. L'appartenenza reclama il suo ruolo a gran voce e noi non possiamo che accogliere il suo richiamo. Ho affidato questo compito a Peppino, protagonista principale del romanzo, che a soli 18 anni scappa dal lavoro delle odiate campagne a cui era destinato, alla ricerca del sogno nella grande città, per poi riscoprire, solo dopo 40 anni, con la morte del padre, quanto fosse importante tutto ciò che si era lasciato alle spalle. Peppino scoprirà troppo tardi che la mancanza di cui avvertiva la sofferenza non era altro che l'amore che aveva rinnegato."
Un messaggio recepito e non sconosciuto ai presenti del Crocese, ascoltatori attenti verso una tematica in cui si sono sentiti coinvolti fin da subito. La serata, grazie anche alle argute argomentazioni e all'ottima conduzione del relatore, prof Angelo Capozzi, è stata motivo di dibattiti e approfondimenti con uno scambio di ruoli tra relatori e ascoltatori. L'autrice ha ringraziato non solo per la garbata ospitalità ma per l' interesse di un pubblico motivato, interlocutore attivo e stimolante, a cui ha lasciato le porte aperte per un futuro incontro.