Delle oltre ottocento anime, imbarcate a Napoli per raggiungere il porto di New York, ne sono morte i due terzi, 18 delle quali di Faeto (Daunia). In circa venti minuti - tanto è durato l'affondamento della nave - i destini di 576 italiani, sono stati devastati e sommersi per sempre.
Riportarne in vita la memoria è riconsegnarli ai loro cari e alla terra, che non ebbe abbastanza risorse e forze per trattenerli con sé e ne pianse la scomparsa, in solitudine.
E a tale proposito, di grande interesse è stata la conferenza-dibattito, sulle migrazioni di ieri e di oggi, tenutasi durante la serata - non poteva essere diversamente, visto il contenuto del libro - in cui sono interventi, successivamente all'introduzione e ai saluti del presidente Frisi, Antonio Monaco giornalista della Gazzetta; Michele Galante presidente Fondazione Soccio; Giuseppe Trincucci storico ( per l'occasione anche in veste di moderatore); Falina Martino Marasca editrice; Domenico Rizzi presidente Arci Foggia, con intervento finale della giovane giornalista Leonarda Girardi.
Esposizioni di grande impatto emotivo e argomentazioni che hanno messo a confronto culture, epoche e contesto sociale, hanno tenuto i presenti inchiodati all'ascolto, sottolineando i corsi e ricorsi storici in cui, cambiano le genti, le situazioni, i luoghi e i paradisi sognati, ma non cambiano le modalità, così come non cambia la maniera di morire.
Conoscere la storia è imparare a comprendere, è rifarsi al concetto di "alterità" che ci vede tutti appartenenti a un'unica razza, umana (diversa dalle etnie che ne differenziano l'appartenenza); conoscere è imparare ad amare, perché si ha paura di ciò che ci è sconosciuto. Partire dalla rielaborazione del concetto dell'Altro visto come diversità, rieducarci all'amore per il prossimo come negli insegnamenti originari di "ogni" principio religioso (e sottolineo "ogni").
Cercare punti di contatto, presume l'inizio di un processo di comprensione, di tolleranza, in cui superare odio e violenza a partire dalla memoria collettiva, dal proprio dolore, dalla propria storia e allo stesso tempo dal dolore e dal vissuto di altri popoli. Superare il concetto di etnocentria per non sentirsi solo parte del proprio gruppo di appartenenza.
Il nemico è la paura. Si pensa che sia l'odio; ma è la paura (Gandhi)
Che la lettura di Utopia, possa in qualche maniera accompagnarci in questo cammino di comprensione e interazione umana.
"Fummo la sabbia tra le mani esperte/e un soffio caldo ci alitò nel petto/fummo scolpiti, amati e ripudiati/non imparammo mai del nostro errare/Siamo il pensiero che si schianta al suolo" (M.T. Infante)
È desiderio dell'ass. culturale Daunia&Sannio e dell'autore Duilio Paiano ringraziare i relatori, che hanno interpretato la tematica in maniera approfondita, circostanziando la inequivocabile relazione esistente tra la emigrazione di ieri e quella di oggi; i giovani talenti musicali che ci hanno deliziato con le loro interpretazioni; il numerosissimo pubblico, che ha dimostrato un'attenzione e una partecipazione al di sopra di ogni aspettativa; a quanti hanno permesso la realizzazione della manifestazione.
Maria Terera Infante