L'evento, con inizio alle ore 19:30 si è dipanato per circa novanta minuti, attraverso le suggestive sale del Castello ducale, con il principe - magistralmente interpretato dall'attore Gianluca Gala, in perfetto abito da scena - a fare da guida ai visitatori nei luoghi che lo hanno visto nascere e trascorrere la sua infanzia. L'attore, che opera da anni a livello artistico su tutto il territorio nazionale e nella vita è un insegnante di materie economiche e sociologiche, profondamente e intimamente calato nel ruolo, ha rapito la platea dei presenti con la sua interpretazione.

A fine serata, soddisfatto e conscio del carico attribuitogli, Gianluca confida:

- Interpretare il De Sangro mi ha dato molta emozione, un'emozione che però bisogna saper controllare per la buona riuscita dello spettacolo in quanto, essendo io la Memoria del principe, ho dovuto portare alla luce i vari aspetti della sua personalità con un testo che esige attenzione e riflessione da parte del pubblico. I cambi di scena all' interno delle sale del castello sono parecchio suggestivi, anche per chi interpreta nel condurre il pubblico. In tutta sincerità, mi sono sentito molto responsabile di una parte di storia non ancora chiarissima a tutti.

Ancora una volta, forse un ringraziamento non solo al regista, all'attore, ai tecnici, ai collaboratori, ma soprattutto alla cittadina di Torremaggiore, attenta e prodiga in campo culturale, rappresentata dall'assessore alla cultura Maria Pina Zifaro, che ha aperto la rappresentazione con i saluti dell'amministrazione ai presenti.



Maria Teresa Infante

    Presso il castello ducale di Torremaggiore, il De Sangro guida i visitatori tra i meandri della Memoria d'uomo

    Si è svolto a Torremaggiore in data 5/6 maggio, il monologo teatrale itinerante "Io Raimondo de Sangro. Memoria di me stesso", a cura di Walter Scudero.

    Ancora una volta lo scrittore, saggista, poeta ed eclettico artista Scudero, personalità nota alla piccola cittadina, ci ha favorevolmente sorpresi con la regia, progetto e testi originali dell'opera, lasciandoci affascinare dalla figura del tanto discusso principe di San Severo, Raimondo de' Sangro, di certo una mente discussa e fuori dal comune, non vi è alcun dubbio, ma scopo del regista è stato il voler trasmetterci il lato umano del principe e non il già noto aspetto pubblico.

    È lo stesso regista Scudero, intervistato, a motivarci la sua scelta:

    - Raimondo de'Sangro (1710-1771), principe di San Severo, duca di Torremaggiore e torremaggiorese per nascita, illustre ed originale esponente del primo Illuminismo europeo, valoroso uomo d'armi, letterato, artista e scienziato, inesausto e poliedrico sperimentatore ed inventore, precorritore eclettico dei tempi in ogni ambito dello scibile: dalla chimica alla meccanica, all'idrostatica, alla botanica ed alla farmaceutica; stilare un elenco esaustivo delle sue conoscenze e dei risultati da lui raggiunti, che apparivano prodigiosi alla sua contemporaneità e forse ancor oggi, risulterebbe in ogni caso riduttivo. Ma tutto ciò è ben noto.

    Una figura affascinante, dunque, ma, ad un tempo, 'misteriosa', in virtù della sua concezione prevalentemente esoterica (alchimistica e massonica) della conoscenza, che indusse il Nostro a non rivelare mai nei dettagli i segreti delle sue invenzioni.

    Da ciò ha avuto origine una duplice lettura della sua complessa personalità che, se da un lato la connota come propria di uno spirito geniale, d'altro lato la avvilisce stigmatizzandola con l'ingiusta accusa d'appartenere ad un inquietante turlupinatore e persino negromante (e, di ciò, non trascurabile colpa devesi alle Leggende napoletane del Croce ...) .

    Nella mia rilettura del Sansevero, ho voluto che fosse la sua Memoria che, rivestendosi dei suoi panni e tornando dal lontano passato, parlasse con la stessa sua bocca, narrandoci la storia d'un uomo vissuto, come ciascuno di noi, tra gioie e sofferenze, tra delicati sussulti dell'anima, solitudini, abbattimenti, lotte, e quant'altro può accadere a chi decida di vivere intensamente, fuori dagli schemi ed in assoluta libertà di pensiero, la propria età. E, pertanto, ho posto sulle sue labbra, quasi un apoftegma della sua vicenda, queste parole: "Lo scopo della venuta tra voi di questa Memoria di me stesso, non sarà quello di guidarvi lungo percorsi invalsi e scontati su don Raimondo de'Sangro, bensì lungo un più intimistico cammino, che vi apra il suo cuore d'uomo, più che di principe, scienziato, esoterista ed iniziato".

    Un uomo, il Principe del mio monologo, che non chiede d'essere osannato né riabilitato di alcunché, signorilmente intollerante dei giudizi ancorché positivi su di lui, com'anche delle falsità impudentemente inventate sul suo conto; un uomo, infine, che non chiede ad alcuno d'essere capito, né lo pretende, ma che, sinceramente e senz'ombra alcuna di altezzosità, intende riappropriarsi gelosamente della propria reale e violata identità, come della propria storia.