Anna Maria Curci

Il tempo del male

Il rammarico per le vicende riguardanti la sfera personale ed in particolare collettiva, in questo spazio temporale, che è Storia, ha dato corpo ad una narrazione di ordine esistenziale e intrapsichico, maturando nell’Autrice Nunzia Binetti la scelta del titolo

Come nell’epifania conclusiva tra tutte quelle che si manifestano in Dubliners di James Joyce, dunque nel racconto I morti, il nulla accerchia tutti, bianco; cade come neve e, nella raccolta di >strong>Nunzia Binetti>/strong> Il tempo del male (Terra d’ulivi edizioni, Lecce 2019), esso è “egotica tendenza al non pensiero” – l’endecasillabo perfetto si addice perfettamente, quasi a passo di danza, a questa definizione. Il nulla si manifesta in quell’intervallo di “perfezione ardita”, quale si rivela essere la solitudine. Questa è non solo condizione oggettiva, vale a dire un semplice dato di fatto per chi la vive e la attraversa, bensì anche un momento perseguito intenzionalmente, con chiara e netta autocoscienza e con la deliberata ricerca del silenzio, là dove il tempo si distende.

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