Pensieri e riflessioni

Addio Sergio

Esempio di umiltà, saggezza, amore e generosità verso i più bisognosi

Mentre mio padre era al fronte, ricordo ancora le mie paure quando, con mia madre, mi precipitavo nei rifugi scavati nei terreni dell’azienda agricola di mio nonno paterno, per evitare le bombe. In quel periodo, e parlo degli inizi anni ’40, al calar della notte, un aereo misterioso e solitario denominato “Pippo” sorvolava costantemente i cieli del nord Italia terrorizzando tutti. – Così esordì Sergio Camellini, nato a Sassuolo in provincia di Modena, quando gli chiesi di parlarmi un po’ di se e della sua vita, seduti ad un bar della centralissima via Emilia a Modena, mentre sorseggiavamo un caffè.
Membro della Società Italiana di Sessuologia Clinica e Psicopatologia Sessuale, Sezione Speciale Società Italiana di Psichiatria; psicologo clinico e biopsicosessuologo “per passione”, poeta “di professione”.

Come la letteratura modella la nostra psiche

A livello emotivo, la lettura ci permette invece di sviluppare la Teoria della Mente, ossia la capacità di comprendere gli stati mentali degli altri, attribuire alle altre persone stati mentali, ed entrare in empatia con loro

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La letteratura è una necessità per l’umanità, come l’ossigeno. Questa affermazione di Virginia Woolf cattura l’essenza vitale della narrativa nel tessuto della nostra esistenza. Ma come può qualcosa di così intangibile come le parole scritte influenzare così profondamente la nostra realtà interna? Come può la letteratura, con i suoi intricati intrecci e personaggi immaginari, modellare la struttura stessa della nostra psiche?
Immaginate di trovarvi in una biblioteca silenziosa, circondati da scaffali che toccano il soffitto, pieni di libri. Ogni volume è un portale in un altro mondo, un invito a vivere mille vite, a sentire emozioni che non sono le nostre, a imparare da esperienze che non abbiamo mai avuto.
L’empatia è il cuore pulsante della letteratura; è ciò che ci consente di calarci nelle vesti di un altro, di sentire il battito del suo cuore e di guardare il mondo attraverso i suoi occhi. Quando leggiamo di Anna Karenina, di Jay Gatsby o di Harry Potter, non siamo più semplici spettatori: diventiamo loro, seppur per un breve istante. Questa trasformazione avviene in silenzio, tra le righe di un libro, ma le sue ripercussioni risuonano nella nostra vita reale.

Studi psicologici hanno dimostrato che i lettori di narrativa tendono a sviluppare una maggiore capacità di empatia. Questo perché la letteratura ci presenta una gamma di emozioni e situazioni che potrebbero essere estranee alla nostra esperienza diretta. Attraverso la narrazione, impariamo a comprendere e condividere le emozioni degli altri, un processo che arricchisce il nostro essere sociale e affettivo. Pensiamo a Il Buio Oltre la Siepe di Harper Lee che ci invita a considerare la giustizia e l’ingiustizia dal punto di vista di Scout, una bambina che osserva il mondo degli adulti con occhi innocenti e interrogativi. “1984” di George Orwell ci immerge in una realtà distopica, spingendoci a riflettere sul valore della libertà di pensiero e sulle conseguenze della sua perdita.
Invito il lettore a pensare a un libro che ha toccato profondamente la propria vita. Quali emozioni ha suscitato? Come ha cambiato la percezione di sé e degli altri? Questa riflessione personale può servire da esempio concreto dell’empatia narrativa all’opera.

L’empatia narrativa non è solo un fenomeno emotivo ma anche cognitivo. Quando leggiamo, non solo sentiamo ciò che provano i personaggi, ma attiviamo anche una serie di funzioni cognitive che ci permettono di comprendere le loro motivazioni, intenzioni e stati mentali. Questo processo è noto come teoria della mente, un concetto fondamentale nella psicologia cognitiva che si riferisce alla capacità di attribuire pensieri e sentimenti agli altri. La componente cognitiva corrisponde alla nostra capacità di comprendere razionalmente l’esperienza emotiva di un altro, mentre la componente affettiva ci permette di condividere emotivamente quella esperienza. La letteratura, con la sua ricchezza di contesti e personaggi, stimola entrambe queste componenti, arricchendo la nostra esperienza empatica. Questa interazione tra emozione e cognizione è ciò che rende la lettura un’esperienza così unica e potente nella modellazione della nostra psiche.
Attraverso le narrazioni, possiamo esplorare una varietà di contesti e personaggi che ci permettono di riflettere sulla nostra identità e su come ci relazioniamo con il mondo, sperimentando in sicurezza le conseguenze delle nostre scelte.

Nella mia esperienza personale, la lettura de I Malavoglia di Giovanni Verga ha lasciato un’impronta indelebile. La famiglia Malavoglia, con la sua resilienza di fronte alle avversità e il suo profondo legame con il villaggio di Aci Trezza, mi ha fatto riflettere sulla forza della comunità e sull’importanza delle radici culturali. La lotta dei Malavoglia per mantenere la dignità in mezzo alla povertà e alle sfide sociali è un’espressione potente dell’identità collettiva che trascende il tempo e lo spazio, risuonando con le storie di molte famiglie italiane che hanno affrontato e continuano ad affrontare circostanze simili. Questo romanzo ha rafforzato il mio senso di appartenenza a una storia e a una cultura più ampia, insegnandomi il valore della perseveranza e della solidarietà familiare.
La letteratura, dunque, non solo plasma l’identità individuale ma costituisce un potente strumento di formazione e trasformazione dell’identità collettiva.

I personaggi letterari spesso fungono da modelli o anti-modelli per i lettori. Identificarci con un personaggio o rifiutarne le azioni e i valori può essere un potente esercizio di introspezione terapeutica, offrendo un senso di catarsi. Ad esempio, la resilienza di Lisbeth Salander nella serie “Millennium” di Stieg Larsson può ispirare i lettori a trovare forza nelle proprie lotte. La letteratura ci consente di elaborare esperienze dolorose in un contesto sicuro, promuovendo la guarigione e la crescita personale.
La letteratura ci mette spesso di fronte a sfide e conflitti che richiedono una risoluzione. Questi momenti di tensione sono opportunità per i lettori di crescere e di riconsiderare la propria identità. La lotta interiore di Edmond Dantès ne “Il Conte di Montecristo” di Alexandre Dumas è un viaggio attraverso la vendetta e il perdono che può risuonare profondamente nei lettori. Allo stesso modo, la complessità morale di Raskolnikov in Delitto e Castigo di Dostoevskij ci invita a esaminare le nostre convinzioni etiche.

In definitiva, la letteratura non è solo un passatempo: è una forza potente che impatta sulla nostra vita emotiva e mentale, un patrimonio che trascende i confini del tempo e dello spazio, collegando generazioni passate, presenti e future in una conversazione senza fine sull’essenza stessa dell’essere umano.
Dalle epopee classiche che hanno unito popoli intorno a miti condivisi, ai romanzi contemporanei che esplorano le sfumature dell’esperienza umana, la letteratura ha il potere di unire e definire.
Come lettori, scrittori e custodi della cultura, abbiamo la responsabilità di coltivare e sostenere la letteratura che non solo riflette la nostra realtà, ma che eleva anche la nostra anima verso nuove vette di comprensione e consapevolezza.

Del bene e del male

Da un lato il bene, dall’altro il male? Ma che cosa sono? Il male è un mero non-essere, un’assenza di bene, un cono d’ombra plotiniano? Il male è ciò che non si deve fare, neppure talvolta pensare? Allora esiste. Eh sì; sembra che possa esistere.

Il laboratorio di uno scrittore

Anche il poeta-scrittore ha un suo laboratorio e non si deve assegnare questo termine solo all’attività più materiale e pratica dell’artigiano e dell’uomo di scienza; la stessa poesia, dal greco poiein, indica un fare, un creare e produrre qualcosa che prima non c’era; alla stregua di un artigiano e di un tecnico, il poeta svolge un lavoro e con le sue mani dà alla luce un’opera.

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