Le storie e le tradizioni locali sono spesso un riflesso dell'identità culturale di una comunità
Le storie e le tradizioni locali sono spesso un riflesso dell'identità culturale di una comunità. Mantenere vive queste narrazioni aiuta a preservare l'unicità e la diversità delle culture locali, contribuendo a evitare l'omologazione culturale e a promuovere la diversità culturale. Molte storie e tradizioni locali contengono antiche conoscenze su aspetti come la storia, la natura, la medicina, l'agricoltura, l'artigianato e la spiritualità. La trasmissione di questa conoscenza da una generazione all'altra è essenziale per il manteni-mento di competenze e pratiche tradizionali.
I filosofi Esposito e Bellantone al meeting di Rimini del 22 agosto in dialogo su cosa significhi cercare l’essenziale
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L’essenza umana è un enigma che ha affascinato filosofi, teologi e pensatori di ogni epoca. Nel Meeting di Rimini del 22 agosto, i professori Andrea Bellantone e Costantino Esposito hanno esplorato questa questione cruciale, cercando di gettare luce su ciò che rende l’uomo essenzialmente umano.
Filosofi come Lewis Mumford, Martin Heidegger e Hannah Arendt hanno enfatizzato la centralità del linguaggio e del pensiero simbolico nella comprensione della natura umana. La tecnologia e la globalizzazione hanno amplificato l’impatto delle nostre azioni, rendendo cruciale comprendere chi siamo e come ci relazioniamo al mondo. Questa ricerca non è solo accademica ma anche di auto-scoperta. Cosa ci definisce come esseri umani? Qual è il nostro scopo?
L’impatto devastante del nichilismo sulla nostra civiltà contemporanea ci spinge a cercare significato e scopo. Le domande sull’essenza umana riflettono le nostre lotte più profonde e le inquietudini riguardo alla nostra identità e al nostro posto nel cosmo.
Nel suo intervento, Bellantone, professore di Filosofia moderna e contemporanea all’Institut Catholique di Tolosa, ci invita a considerare l’architettura come specchio dell’essenza. Prende l’esempio della casa Azuma a Sumiyoshi, progettata dall’architetto Ando negli anni Settanta a Osaka. Questa casa, realizzata in cemento e priva di finestre, cela al suo interno un giardino vuoto. Questo spazio interno, secondo Ando, è “straordinario”. Ma cosa ci insegna? Secondo Bellantone, non si tratta solo di isolare l’uomo dal mondo esterno, ma piuttosto di proteggerlo da tutto ciò che impedisce un’autentica esperienza di sé stesso e della realtà. Questa “dimora interiore” richiede un rapporto spirituale con la natura, gli altri e la Trascendenza. Non è un chiudersi in sé, ma un attingere dalla luminosità del cielo, dalla pioggia e dal vento che penetrano attraverso il giardino interno.
Altri esempi che ci aiutano ad esplorare ulteriormente la relazione tra l’uomo e l’ambiente costruito, sono la Fallingwater in Pennsylvania di Frank Lloyd Wright, padrino dell’architettura organica, la Lovell Health House a Los Angeles di Richard Neutra. Jan Gehl, urbanista e architetto danese, è uno dei maggiori esponenti dell’architettura centrata sull’uomo, la cui progettazione è basata sulle relazioni umane e l’esperienza degli spazi urbani. Questo approccio pone l’uomo al centro del processo di progettazione, ottimizzando le interazioni positive tra le persone e gli edifici. Si concentra sui bisogni, i contesti, i comportamenti e le emozioni delle persone.
L’architettura centrata sull’uomo è un potente strumento per creare spazi che favoriscano relazioni autentiche. E qui si collega l’intervento di Esposito, professore di Storia della filosofia presso l’Università “A. Moro” di Bari, che ci ricorda come l’essenziale non può prescindere dall’io e dalla relazione con gli altri. La ricerca dell’essenziale non è una procedura automatica, ma un inseguimento di ciò che ci chiama e ci provoca nel mondo. Cercare significa mettersi in ascolto di ciò che ci attrae, ci sfida e ci spinge a interrogarci sul senso di noi stessi e del mondo. Come non richiamare la relazione Io-Tu di Martin Buber, concetto fondamentale per comprendere l’essenza dell’umanità: non siamo soli nel mondo, ma ci definiamo attraverso gli incontri con gli altri esseri umani. L’Io diventa significativo solo quando entra in dialogo con il Tu, quando si apre alla reciproca comprensione e al rispetto. Questa relazione non è basata sulla mera utilità o oggettivazione dell’altro, ma sulla presenza autentica e sulla condivisione reciproca.
Affinché possa esserci presenza autentica è necessaria una consapevolezza di sé stessi come individui in cerca di significato. Questo è un passaggio cruciale, poiché solo chi è consapevole di sé stesso può affrontare il dilemma dell’esistenza. Per trovare senso, dobbiamo esplorare il nostro io interiore. Questa scoperta richiede introspezione, autoconsapevolezza e il coraggio di affrontare le nostre paure e incertezze. Come ci ricorda de Saint-Exupery, l’essenziale è invisibile agli occhi, non possiamo cogliere la vera essenza delle cose e di noi stessi solo attraverso l’apparenza esteriore, ma dobbiamo andare oltre, ascoltando il cuore e creando legami autentici.
In un’epoca di continua dispersione e di informazione, di sovraccarico cognitivo che ci confonde e sfinisce, rendendo difficile prendere decisioni o elaborare tutto ciò che ci circonda, ritrovare l’essenziale richiede uno sforzo consapevole ma necessario.
Forse, proprio in questa ricerca attiva e nella relazione con gli altri, troveremo il senso profondo dell’essere umano. Non c’è una risposta universale, ma la bellezza sta nel cercare e nel creare il nostro significato unico.
La pittura, una delle forme d’arte più antiche e profonde, è stata a lungo considerata non solo un mezzo di espressione estetica, ma anche un potente strumento di esplorazione e guarigione psicologica. Gli studi psicologici hanno esaminato il ruolo della pittura come portale verso il mondo interiore, sve-lando come questa pratica possa fungere da cata-lizzatore per la comprensione di sé e il superamento dei traumi.
Secondo la teoria del Sé di Carl Rogers, ogni individuo possiede un Sé ideale e un Sé reale. La pittura può diventare un mezzo attraverso il quale l’artista esplora e rappresenta queste due facce del Sé, lavorando verso una maggiore congruenza e armonia interiore.
A livello emotivo, la lettura ci permette invece di sviluppare la Teoria della Mente, ossia la capacità di comprendere gli stati mentali degli altri, attribuire alle altre persone stati mentali, ed entrare in empatia con loro
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La letteratura è una necessità per l’umanità, come l’ossigeno. Questa affermazione di Virginia Woolf cattura l’essenza vitale della narrativa nel tessuto della nostra esistenza. Ma come può qualcosa di così intangibile come le parole scritte influenzare così profondamente la nostra realtà interna? Come può la letteratura, con i suoi intricati intrecci e personaggi immaginari, modellare la struttura stessa della nostra psiche?
Immaginate di trovarvi in una biblioteca silenziosa, circondati da scaffali che toccano il soffitto, pieni di libri. Ogni volume è un portale in un altro mondo, un invito a vivere mille vite, a sentire emozioni che non sono le nostre, a imparare da esperienze che non abbiamo mai avuto.