Successo di partecipazione per l’VIII edizione del Premio “Seneca” ospitato nel Castello di Sannicandro di Bari
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Ogni anno di più manifesta la sua straordinaria capacità di “stare sul pezzo” il Premio Accademico Internazionale di Letteratura Contemporanea “Lucius Annaeus Seneca”, organizzato dall’Accademia delle Arti e delle Scienze Filosofiche di Bari sulla scia di un’idea di Massimo Massa. L’edizione 2024 – conclusasi con la consueta, riuscitissima, manifestazione di premiazione e di attribuzione di riconoscimenti e nomine a personalità di fama internazionale per il loro impegno in campo letterario e sociale e nella diffusione dell’informazione – ha avuto il suo fil rouge nel sentimento della pace. Non poteva essere diversamente, considerati gli scenari di guerra e i conflitti in essere nei diversi continenti del pianeta.
Il Premio “Seneca” ha costruito negli anni una rete significativa di occasioni che sconfinano in settori molteplici della cultura e dell’intelletto umano. La partecipazione di studiosi e personalità rappresentative di ogni campo del sapere sono la conferma che il progetto cammina ormai spedito verso la completa realizzazione dei suoi obiettivi originali.
Ancora qualche profilo di protagoniste del brigantaggio al femminile
Filomena Pennacchio: spietata ma capace di redimersi
Avventure amorose, tradimenti, freddezza e crudeltà nel condurre le azioni brigantesche, piglio da condottiere, pronte anche a pentirsi. Sono alcune delle peculiarità che abbiamo già attribuito ad alcune donne briganti e che ritroviamo anche in Filomena Pennacchio.
Filomena nasce nel 1841 in una modesta famiglia di San Sossio Baronia (Avellino) e fin da ragazzina è impegnata nei lavori più umili per incrementarne i miseri guadagni. Rimane presto orfana dei due genitori e nel 1862 conosce Giuseppe Schiavone (Sant’Agata di Puglia, 1838), famoso brigante che l’arruola nella sua banda. Tra i due è subito profondo amore. Il suo temperamento non tarda a manifestrasi allorché, nelle campagne di Trevico, sgozza il bue di una donna che si rifiuta di consegnare a Schiavone denaro e oggetti d’oro in suo possesso. L’anno successivo partecipa all’uccisione di 10 soldati italiani della I Compagnia del 45^ Reggimento Fanteria.
Maria Oliveiro, Michelina Di Cesare, Maria Giovanna Tito: donne ‘meridionali’ che combatterono contro
le truppe piemontesi: da semplici popolane ad impavide e spietate capibanda
Maria Oliverio e la banda Monaco
Maria Oliverio, detta “Ciccilla” – forse in omaggio o forse in dispregio di “Franceschiello”, Francesco II re delle Due Sicilie) – all’interno del vivace e popolato panorama del brigantaggio al femminile è considerata la più famosa donna brigante della Calabria (dov’era nata, a Casole Bruzio, il 30 agosto 1841) e del Regno delle Due Sicilie.
“Ciccilla” a soli 17 anni va in sposa a Pietro Monaco, futuro brigante inizialmente soldato dell’esercito del Regno delle Due Sicilie. La prima occasione in cui emergono la fermezza e l’efferatezza di Maria Oliveiro è rappresentata dall’uccisione di Teresa, sua sorella maggiore: Maria scopre una relazione clandestina con suo marito Pietro e non esita a ucciderla nel sonno.
Malviventi, criminali o paladini dei più poveri e diseredati?
Fenomeno tra i più studiati
Uno degli aspetti più dibattuti degli ultimi due secoli della storia italiana – del Mezzogiorno d’Italia, in particolare – è legato al fenomeno del brigantaggio.
Di questo fenomeno, certamente tra i più affrontati e approfonditi dagli storici, esamineremo l’origine e le cause, esclusivamente per i risvolti indispensabili a farne la premessa per un’incursione più dettagliata nell’avvincente mondo delle brigantesse.
Spesso trascurate, molte volte sottostimate nel loro ruolo, in alcuni casi addirittura sconosciute, le brigantesse hanno svolto compiti tutt’altro che secondari, talvolta di chiara preminenza, all’interno del movimento.