Riscoprire i luoghi del Maestro Alberto Manzi
In un soleggiato pomeriggio autunnale, osservare il suggestivo borgo di Tufo in provincia di Carsoli, non solo con gli occhi ma con la mente e il cuore, significa fare dei luoghi geografici antropologia dell’animo umano.
Entrando nel Paese, dal 2016 centro di un interes-sante progetto di street art, titolato “Intonaci”, le parole di Cesare Pavese scritte su un muro invitano a fare delle radici emblema della nostra identità: “Un paese ci vuole, non fosse che per il gusto di andarsene via. Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra c’è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti”.
Proprio come Cesare anche Alberto torna sempre nella casa materna dove i campi, i vigneti, la gente umile dall’esistenza travagliata dalla fatica, stempera l’asprezza del mondo agro pastorale nei dolci acque-relli della memoria degli antichi affetti.
Sabato 22 giugno, presso i locali della Proloco, è stata presentata in modo egregio dalla esperta giornalista Luisa Novorio, la mostra pittorica di Antonio Graziani. L’evento che ha riscosso successo sia di pubblico che di critica d’arte, è stato organizzato dal Gruppo Marsarte con il patrocinio del comune di Avezzano. Come ha rilevato l’assessore Pierluigi Di Stefano, la sede istituzionale della Proloco della cittadina marsicana da sempre ha permesso l’incontro di intellettuali, artisti e mecenati della cultura di rilievo non solo locale ma nazionale
Racconta in un percorso documentale la vita e le imprese di uno degli uomini più potenti nella Francia del Re Sole
Costeggiando il fiume Giovenco, una strada in salita, circondata dal bosco alle spalle della ridente cittadina di Pescina, conduce il visitatore nel luogo dove sorgeva la casa natale di Giulio Raimondo Mazzarino.
Mazzarino nacque a Pescina, cittadina dell’Abruzzo Ulteriore, il 14 luglio del 1602. Figlio di un funzionario dell’amministrazione dei Feudi di Filippo Colonna, passò la giovinezza a Roma. Educato dai gesuiti, si laureò nel 1622 in diritto civile e canonico. Entrato nell’esercito pontificio come capitano di fanteria, si distinse per le sue capacità diplomatiche nella guerra del Monferrato, regione contesa tra Francesi e Spagnoli.
Cesare Borsa, artista di grande e riconosciuto talento, è un figlio prediletto della Marsica di cui racconta, nella magia della trasfigurazione artistica, la storia secolare con infinita dolcezza. Pastori, carrettieri, contadini, venditori ambulanti, artigiani, spigolatrici, braccianti e donne del popolo si fanno metafora di un mondo reale che parla della metafisica di una “Terra Promessa” nella ricerca di una felicità terrena che si fa spirituale. Solo i “Grandi” riescono a rappresentare la quotidianità facendo trapelare la spiritualità nella luce emanata dai colori. Come diceva Braque “L’arte è fatta per turbare” con la capacità di rivisitare i luoghi fisici per farne paesi dell’animo.
Passare quindi da una descrizione artistica della natura e delle opere dell’uomo ad una descrizione interiore il passo non è lontano. Le sue splendide maternità affrontano, con un linguaggio pittorico chiaro e pregnante, le contraddizioni di una condizione esistenziale che coinvolge la sfera emotiva dell’osservatore. Se da una parte vede la tenerezza di un bimbo che ricorda il divino “Bambinello” dall’altra mostra la tragicità di un cucciolo d’uomo destinato ad una vita povera e travagliata.