Nuovamente intervistiamo Corrado Calabrò, insigne giurista e poeta, due volte candidato al premio Nobel.
Una vita dedicata alla parola, poeticamente o giuridicamente, al limite della perfezione: non una in più, non una in meno, eppur così priva di qualsiasi egocentrismo, suadente e impressiva al tempo stesso.
Lo abbiamo portato in un territorio meno cattedratico e più in risonanza con la sua anima, poco propensa a lasciarsi condizionare dal suo ruolo.
La sua duplice interpretazione della vita
Non è facile ritrarre un personaggio così poliedrico, che nella vita ha passeggiato a mo’ di funambolo tra il rigore di una professione, dove ha raggiunto vertici come la presidenza del TAR del Lazio, del Consiglio di Stato, e la Poesia.
Forse ha realizzato la crasi tra le due istanze quando è stato Presidente dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, organo che detta regole per le attività di telecomunicazioni, radiotelevisive e vigila sulle stesse. Raggiungere gli interlocutori con parole più o meno poetiche, ma sempre incisive. Corrado Calabrò non si dimentica.