Riflessioni sulla vita e l’opera del filosofo francese, uno dei massimi teorici del personalismo cristiano
Emmanuel Mounier (Grenoble 1905 – Parigi 1950) è stato un filosofo e giornalista francese; è con lui che nasce il Personalismo, una dottrina filosofica che, per Mounier, non è né una ideologia né una filosofia accademica. Il Personalismo ruota attorno al concetto di persona, ossia è una filosofia della persona in sé stessa. In questo senso è stato un rivoluzionario, amante di un ordine nuovo, strutturale e interiore ed è stato il più fedele sostenitore della tradizione viva contro le falsificazioni e le degenerazioni del “mondo moderno”.
In genere si definisce libertà, i modi e lo stato in cui il soggetto agisce senza alcun impedimento, interiore ed esteriore, avendo la possibilità reale di “autodeterminarsi” (Vocabulaire techinque et critique de la philosophie, par André Lalande, Presse Universitaire de France, Paris).
Tale è la dizione classica di libertà, dibattito che inizia con i greci, culla della nostra cultura ma non esente da critiche acute. E lo vedremo.
Per i Pitagorici, sino a Platone, libertà era liberarsi dalla materia, dal corpo (il corpo era prigione dell’anima ovvero soma/corpo/-sema/prigione) per raggiungere il sommo bene.
Jean-Paul Sartre, l’umanista, il profeta della nuova letteratura francese, il filosofo dell’esistenzialismo,
autore di riflessioni che conservano intatta la loro attualità
Jean Paul Sartre (Parigi 1905 – 1980) è stato un filosofo, scrittore, drammaturgo francese; è conside-rato uno dei maggiori rappresentanti dell’esistenzia-lismo; ha insegnato filosofia in diversi licei fino al 1945. Nel 1929 conobbe all’École Normale Supérieure la filosofa Simone de Beauvoir, sua futura compagna.
Nel 1940 fu fatto prigioniero dai tedeschi in Lorena e chiuso in un campo di concentramento; fu liberato nel 1941, rifiutò di arruolarsi nell’esercito dei collabora-zionisti del governo di Vichy e partecipò attivamente alla Resistenza.
Edipo è l’occidentale errante che, con i suoi piedi piagati, attraversa le “regioni” dell’uomo. Davanti alla Sfinge egli può non rispondere: salvarsi da un orrendo destino, spezzare il fato che così lo ha predestinato. Ma Edipo vuole andare oltre, consu-mare il disegno di un’oscura divinità, non contrad-dirla. Diventa Re, ha gloria, domina incontrastato dopo essersi macchiato del sangue paterno, seppur innocentemente, si ricongiunge alla madre (quale affinità con l’Attis di Catullo). Diventa, Edipo, auto-punendosi, cieco.
La follia di Edipo di seguire la trama della prede-stinazione: l’intelligenza che vuole scoprire il martirio dell’uomo come unica soluzione. Il desiderio del grembo materno, la nostalgia di un “paradiso per-duto”, la pace effimera, il dominio su Tebe e l’uscita, poi storica di tale città dalla Storia.