È una “carriera” creativa ed editoriale costellata di libri (da oltre una ventina di opere poetiche, da un’opera narrativa, da innumerevoli saggi a lui dedicati e da numerose traduzioni dei suoi testi nelle più diffuse lingue parlate) e di successi, a riprova di una vitalità creativa che ha pochi eguali e di un consenso pressoché unanime nei suoi confronti, quella di Corrado Calabrò.
Una carriera fatta oggetto, oltre che di edizioni delle sue opere in tutte le maggiori lingue del mondo, di contributi critici di studiosi, scrittori, saggisti, poeti e operatori culturali con contributi volti alla messa a fuoco degli aspetti della sua personalità e delle sue tematiche nel periplo del suo impareggiabile idillio con la poesia, basata com’è su un singolare miscuglio di classicismo e modernità, tra mito e metafora, tra sogno e realtà, tra immaginazione e tecnicismo del quotidiano...
Con un punto centrale: l’idea di un “oltre”, della necessità di un passaggio a una “dimensione” altra, dove le categorie spaziotempo non hanno senso, vincendo la paura che ne promana, per lasciarsi possedere dal meraviglioso di una condizione di assoluta pacificazione, in una sorta di universo parallelo, dove tutto è possibile: un universo che “solo amore e luce ha per confine”, per dirla con Dante.
“Sono una barca spogliata di vela che anela inutilmente al mare aperto”, ha confessato a più riprese nei suoi libri Calabrò e si capisce che tale riferimento è una neppure dissimulata allusione alla sua passione per le sconfinate distese del mare, che non solo compare in tantissimi suoi testi, ma è anche metafora del difficile
periplo della vita, intesa come sradicamento e come avventura perenne della conoscenza, come più volte ha messo in evidenza il suo più acuto esploratore critico, ossia Carlo Di Lieto, docente di Letteratura Italiana presso l’Università degli Studi "Suor Orsola Benincasa" di Napoli.