Elisa Lizzi

Il laboratorio di uno scrittore

Anche il poeta-scrittore ha un suo laboratorio e non si deve assegnare questo termine solo all’attività più materiale e pratica dell’artigiano e dell’uomo di scienza; la stessa poesia, dal greco poiein, indica un fare, un creare e produrre qualcosa che prima non c’era; alla stregua di un artigiano e di un tecnico, il poeta svolge un lavoro e con le sue mani dà alla luce un’opera.

Il mio Flaiano. Un satiro malinconico

Il libro-intervista di Licio Di Biase ed Enrico Vaime. I due intellettuali ricostruiscono la personalità di Flaiano

Il libro è pensato come intervista di Licio Di Biase ad Enrico Vaime , con l’intento di ricostruire, attraverso il dibattito, la personalità di Ennio Flaiano.
La cultura odierna, per allargare i suoi orizzonti di ascolto, sceglie il dibattito, la tavola rotonda, la relazione di libri, l’intervista all’autore o sull’autore, forme relazionali più gradite al pubblico attuale. Le figure reali presenti al dibattito, la scansione delle voci e dei caratteri, permettono un consesso familiare e non austero come invece appare l’universo di un libro. Il testo-intervista presenta anche la forma letteraria del dialogo tra due interlocutori che agiscono alla pari, mossi dallo stesso intento di riproporre un’immagine di Ennio Flaiano a tutto tondo, come l’intellettuale più acuto e significativo dell’Italia del secondo Novecento

La notte oscura dell’anima

Quel momento della vita in cui il buio prende il sopravvento

Si tratta di una dimensione interiore profonda che intellettuali e mistici hanno vissuto e rappresentato simbolicamente. Questa dimensione, definita “notte oscura”, è imbevuta di senso mistico, non nel senso che tutti abbiano avuto contatto o desiderio di Dio, o che abbiano maturato una fede certa, ma che alcune fasi di caduta ed oscuramento della vita non possono ricevere spiegazione e rimandano al mistero, ad una specie di catabasi infernale.

La salvezza del mondo

Da sempre l’uomo si è posto come suo obiettivo la felicità nel mondo, godendo di tutte le sue risorse, sia dal punto di vista edonistico con il piacere dei sensi, sia in quello utilitaristico cercando la nutrizione e la sopravvivenza

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Il mondo, dalla sua creazione, ha posto il problema della sua salvezza, evidenziando la sua entità fragile non eterna ed assoluta, bisognosa, quindi, di cure per resistere e sopravvivere. Eppure la sua varietà e bellezza che, come un velo di Maia attraggono la nostra attenzione, si sono identificate con la felicità, come a dire che tanta bellezza è stata creata per la contemplazione dell’uomo e, senza uno sguardo contemplante, perderebbe il suo significato. L’uomo, quindi, si è posto come suo obiettivo la felicità nel mondo, godendo di tutte la sue risorse, sia dal punto di vista edonistico con il piacere dei sensi, sia in quello utilitaristico cercando la nutrizione e la sopravvivenza.

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