La dolina Cento Pozzi di Rignano Garganico è tra le più grandi depressioni carsiche di tutto il promontorio del Gargano
Chi, diversi anni fa, mi fece conoscere la struttura idraulica di “Centopozzi”, è stato Antonio Resta di Rignano. A lui si deve il contenuto di questo articolo. Ai tempi dell’intervista Antonio era Consigliere del Parco Nazionale del Gargano.
Egli ha vissuto buona parte della sua infanzia in quella zona (“Centopozzi”) e la conosce benissimo.
Il “puparato”, dolce tipico del foggiano, caratteristico sapore pugliese
Chi ama i dolci tradizionali, speziati con garofano e cannella, non può non conoscere ed assaggiare un dolce caratteristico garganico, per la sua squisitezza e per la sua storia. A San Marco in Lamis lo chiamano il “peperato” (ma non ha pepe), a San Giovanni Rotondo il “propato” (?), a Monte Sant’Angelo il “poperato” (?), ma, ahimè, la gente “non ricorda”.
Il periodo pasquale, con i suoi riti religiosi e le sue tradizioni culinarie. Spesso gli eventi si susseguono interrottamente per tutta la settimana pasquale, dalla Domenica delle Palme alla Domenica di Pasqua
La Pasqua, si sa, è il completamento del Natale, perché il 25 dicembre il Sole pagano nasceva e il Sole cristiano nasce, ma il perché della nascita di Cristo si ritrova proprio nei significati della Pasqua. Dopo Natale si festeggia Sant’Antonio Abate, che, come data, apre le danze del Carnevale; quest’ultimo muore e si appende la Quarantana, o se volete la Quaresima, madre-sposa-sorella di Carnevale, nel mito pagano, la Madonna Addolorata nella religione cristiana.
Gioco a “tozza-l’uovo”
San Giovanni Rotondo, 18 febbraio 2020 Istituto Comprensivo “Dante-Galiani”
Le insegnanti della II E dell’Istituto Comprensivo “Dante-Galiani”, Scuola Primaria, dopo aver preparato un recital stupendo sulla poesia dialettale e in lingua, lo scorso anno, ci hanno presentato il 18 febbraio 2020, un meraviglioso lavoro sul Carnevale tradizionale di San Giovanni Rotondo, uno dei più interessanti della provincia di Foggia. Il lavoro, coordinato dalla maestra Latiano Arcangela, coadiuvata dall’antropologo Angelo Capozzi, ha visto la collaborazione delle insegnanti Scaramuzzi Nunzia, Martino Nunziata, Zelante Giuliana, Gatta Alessandra, Del Popolo Antonietta, De Cicco Francesca.
Notevole l’aiuto dato dai genitori dei bambini. Importante la collaborazione di due ballerini tradizionali, parenti dei bambini, che si sono esibiti anche durante la serata: Squarcella Rosaria e Longo Antonio.
Ospiti d’onore: il Dirigente Scolastico Prof. D’amore Francesco Pio Maria, la Vice Preside Ins. Cavalli Rosa, Ripoli Benito (musicista, organizzatore storico degli spettacoli musicali di folklore sangiovannese), Totta Michele (poeta). Tecnici: Fatone Antonio, Pirro Pietro.
Legato al mondo cattolico e cristiano, le sue origini vanno ricercate in epoche molto più remote, quando la religione dominante era quella pagana.
- Era l’Anno Vecchio, che dopo un primo trionfo orgiastico, moriva per lasciare spazio all’Anno Nuovo, anzi era lui stesso a risorgere, giovane.
- Era il sovrano di un mondo materiale, di carne, dove lo spirito e le entità spirituali avevano poca cittadinanza.
- Era un ritorno all’età d’oro di Saturno, quando c’era maggiore armonia nel creato.
- Era la vittima sacrificale, l’animale rappresentante l’inverno, immolato per il bene dell’umanità.
- Era una rappresentazione del Sole, ma nella sua componente oscura, ctonia.
In uso fino alla prima metà del XX secolo, era il veicolo utilizzato per gli spostamenti
Fino alla prima metà del Novecento il mezzo di locomozione era rappresentato da un carretto trainato dai muli, che si chiamava sciarabà (barroccio, un calesse, carro a due ruote con sedili paralleli, a trazione animale, per trasporto passeggeri e merci minute) e serviva per spostarsi da un paese all’altro sia per andare al mare a Margherita di Savoia sia per frequentare le scuole o a Trinitapoli o a Cerignola o a Barletta. Così scrive Michele De Palo a proposito dei bagnanti, che si recavano a Margherita di Savoia.
Conosciuto anche come Sant’Antuono, santo particolarmente venerato in passato
Senza nulla togliere al personaggio vero cristiano di Sant’Antonio Abate, le leggende e il folklore in genere ci rimandano ad una operazione d’innesto del suddetto santo cristiano su un’antica radice precristiana. Il grande Alfredo Cattabiani, nel suo “Calendario”, ci propone il probabile contesto di origine: “Il lungo periodo che preludeva alla primavera, ovvero all’antico Capodanno nell’arcaica religione romana, era contrassegnato da cerimonie per purificare gli uomini, gli animali e i campi, e per favorire, propiziando gli dèi, il rinnovamento del cosmo.” (Cattabiani)
Considerato fin dall'antichità la "porta degli Dei e della luce"
La croce, simbolo centrale del Cristianesimo, con i dovuti distinguo, lo era anche durante il paganesimo. Nel significato precristiano la croce era rapportabile alla rappresentazione dei due solstizi e dei due equinozi, che originavano le stagioni. In tale simbolismo erano racchiusi i significati di morte e rinascita cosmica. I solstizi, gli equinozi, il sole, la luna, i pianeti, le costellazioni che accompagnavano il variare delle stagioni, erano considerati, in un modo o nell’altro, delle divinità. Erano entità divine che influenzavano la vita sulla terra e nel cosmo.