La teoria della Trasformazione Culturale di Riane Eisler dal Neolitico a oggi
In riferimento ai contenuti, ero solita presentare un mio romanzo, pubblicato nel 2017, con la citazione d’esordio “ricordare per ritrovarsi” nella consolidata convinzione che siamo la risultanza non solo del nostro vissuto, ma anche di tutto quanto si è profondamente stratificato, sedimentato nel percorso evolutivo millenario, semmai – come avremo modo di comprendere procedendo nella lettura del presente, pregevole testo – ci sia mai stata una evoluzione a livello di coscienza e crescita umanitaria, non essendo stati in grado di coniugare il progresso tecnico-scientifico con l’educa-zione civica e la formazione e la crescita morale (individuale) ed etica (collettiva).
"Il seme del piangere", dedicato alla madre Anna Picchi, l’indimenticabile Annina protagonista del libro, è uno dei punti più alti in assoluto che la poesia italiana del Novecento abbia toccato
Fin dall’inizio, i versi della silloge Il seme del piangere assumono la forma di una missiva diretta ad un’interlocutrice importante e lontana da raggiungere; come nei Canzonieri tradizionali, ed anche quelli di Dante e Cavalcanti, la poesia è latrice di un messaggio, vuole aprire un percorso di comunicazione, arrivare alla persona cui si rivolge e tende. A distanza di secoli Caproni sembra recuperare le modalità dell’illustre tradizione amorosa medievale, come per riconoscere che proprio tali modalità riescono a meglio esprimere l’assolutezza e l’uni-versalità dell’amore.
Poesie di Angioletta Masiero
La silloge poetica Insieme falceremo il vento di Angioletta Masiero (2023: Prefazione di Gian Domenico Mazzocato, Nota Introduttiva di Maria Braga: Illustrazioni di Massimo Beretta e Silvana Malagoli) offre, come dalla didascalia ‘Storie in versi di auto, piloti e pilotesse’, componimenti relativi a macchine da corsa dei più famosi brand e a uomini e donne alla loro guida altrettanto famosi.
Si tratta di una raccolta di liriche di eco marinettiana nella superficie del tema: l’automobile da corsa e la corrispondente velocità quali simboli della vita da viversi in un progresso vertiginoso e infinito.
Angioletta Masiero affronta tuttavia l’argomento molto diversamente. Certo, ciò che senz’altro colpisce per primo anche nelle poesie dell’Autrice è il linguaggio spesso esprimente tonalità di sferzante entusiasmo per motori poderosi di marchi importanti, per personalità di eccezionali personaggi – anche formidabili donne pilotesse – che hanno interpretato l’esistenza non solo entro le rassicuranti andature della quotidianità, ma anche come estrema emozione connessa all’esperienza della potenza, come la possono dare, nell’ambito, ritmi accessibili solo a chi pone il rischio della vita non come evento da evitare, bensì come avventura da affrontare in un pericoloso azzardo, e a tutto ciò Angioletta Masiero ha dato coinvolgente memoria poetica nella sua opera.
Una poesia di Montale che esplicita questa condizione umana; allora come oggi
Spesso il male di vivere ho incontrato:/ era il rivo strozzato che gorgoglia,/ era l’incartocciarsi della foglia/ riarsa, era il cavallo stramazzato. // Bene non seppi, fuori del prodigio/ che schiude la divina Indifferenza:/ era la statua nella sonnolenza/ del meriggio, e la nuvola, e il falco alto levato
Una poesia emblematica questa del 1924 nell’ambito della produzione montaliana che fa parte della raccolta Ossi di seppia del 1925.
Per Montale la parola poetica deve ricorrere a toni semplici ma non semplicistici, ad un linguaggio puntuale, a volte anche tecnico e far uso del famoso “correlativo oggettivo” ovvero il riferimento ad un oggetto o un elemento naturale per esprimere un sentimento, uno stato d’animo.