Quando si attraversa un periodo buio, fagocitato dal malessere e dalla depressione, la poesia lieve, alata ma nel contempo graffiante e capace di scalfire profondamente l’animo, diventa un’arma efficace, seppur spuntata. In tal modo appare la silloge di Lucia Lo Bianco Sono occhi scomparsi dentro il buio (Kanaga Edizioni, Arcore (MB), 2023 pagine 60).
L’autrice diviene melodiosa Sibilla, banditrice di valori che il lettore assimila, facendone suoi punti di riferimento. Fondamentali tra questi risultano l’amore del prossimo, la solidarietà ed il rispetto.
Ella propone una concezione del mondo come comunità solidale in cui il tema della luce come simbolo di proiezione verso il divino, metaforicamente rappresenta il dualismo oppositivo tra bene e male.
In un mondo in cui prevalgono i malvagi ed i violenti, l’unica via di fuga è la carità cristiana nel suo profondo significato evangelico. Bisogna cercare quel mare infinito che si trova “oltre orizzonti/in fondo al tempo” per raggiungere alti traguardi.
Vivere è molto difficile, la lotta per la sopravvivenza è spesso impari ed i più fragili sono spesso destinati ad una sconfitta irreparabile. La vita dei carusi è infernale, dormono sopra cumuli di zolfo e nudi e sporchi perdono ogni giorno il loro futuro perché un amaro destino li aspetta. Il loro corpo non avrà avvenire, loro sono destinati ad essere lucertole della terra.
Di contro si profila, davanti agli occhi del lettore commosso, un’immagine femminile dai capelli biancheggianti, come una sirena che appare per un attimo e poi si disperde tra le stelle. I suoi occhi sono scomparsi dentro il buio, la sua vita è un viaggio pieno d’imprevisti. Anche i bambini di Lidice sono destinati ad una morte prematura. In cielo tra le stelle, potranno passeggiare, senza che i loro piedini delicati si feriscano.
La poetessa trasforma le sue parole in immagini che prendono vita davanti gli occhi del lettore che viene introiettato in un mondo di dolore che neanche la poesia alata riesce a confortare. “Sono occhi scomparsi dentro il buio” ma a quale buio si riferisce la poetessa, quello degli occhi o quello del cuore? Ecco volteggiare nell’aria, una donna eterea, vestita di bianco, come un’onda spumosa. Ella comunicherà attraverso gli occhi un messaggio alla poetessa:la poesia è capace di disvelare un mondo barbarico e violento, offrendo una via di fuga da esso.
I sogni aiutano a sopravvivere e rinfocolano la speranza. È proprio Candido respiro la lirica della speranza che fa emergere i temi della luce e della bellezza. Belli i paesaggi che fanno da sfondo alle poesie: la città di Lidice sotto il fuoco delle armi mentre i delfini danzano tra le stelle. Tra gli altri temi, tutti particolarmente intensi, la poetessa dispiega anche quello della violenza sulle donne, soprattutto, molto giovani ed ingenue. La donna violata da un essere bruto, non tornerà mai più ad essere se stessa. Tuttavia la poesia riesce a sciogliere il dolore ed ad indicare una via d’uscita da esso.
L’autrice dedica anche uno spazio ai bambini: commoventi i quadretti in cui ella descrive, con dovizia di particolari, l’inverno bianco di neve e l’interno delle case: sono i racconti della mamma. Anche l’attualità passa attraverso gli occhi dei bambini: Gaza sventrata e tanti morti di ogni età. La vita è fragile, la bellezza è fugace: la violenza e la prevaricazione invadono il mondo. Bisogna aspettare “una rigenerazione” che prevederà “un repulisti” della terra.
Altre liriche s’incentrano su tematiche forti come quelle del velo imposto alle donne, sul massacro di Gaza, sulla ricerca di sé che non è sempre agevole. La Sicilia è quasi un alveo che alimenta con la sua bellezza la poesia alata. Uno sguardo va pure a chi è ammalato: le luci degli ospedali nella notte sono piccoli fari. Gli angeli assistono chi ha bisogno: i piccoli fari nella notte sono/ soffi di brezza nel buio senza/ uscita rugiada che morbida/ si adagia alle prime luci del mattino. La lirica conclusiva del testo Resurrezione assomma in sé tematiche profonde: il riferimento alla Pasqua e quindi alla resurrezione del Cristo invita ad un cammino d’amore e di perdono.Il padre, insieme alla madre ed ai familiari, indicherà la gioia del Cristo risorto, come il cammino di chi si propone una meta importante: la ricerca del Divino nell’umano. Proprio questo percorso intenso e profondo induce alla Resurrezione dell’essere.