Realismo terminale

La poesia civile del Realismo Terminale

fra accatastamento e sciame digitale

La trasparenza e i dispositivi hanno cambiato gli uomini e il loro modo di pensare. Alla comunicazione in presenza, alla capacità di analisi e alla visione del futuro si sono sostituiti interlocutori fantasmatici immersi in un presente continuo e sempre visualizzabile attraverso uno schermo. Il soggetto capace di annullarsi in una folla che marcia per un’azione comune, ha ceduto il passo a uno sciame digitale di individui anonimi ed isolati, che si muovono disordinati ed imprevedibili come insetti.

Byung Chul Han






Tania Di Malta - Roma 16 ottobre 2021 Manifestazioni contro tutti i fascismi

Oldani - Langella e il Realismo Terminale

Guido Oldani: Candidato al Nobel per la Letteratura - Giuseppe Langella: eletto nuovo presidente della MOD, Società italiana per lo studio Della modernità letteraria

Martedì 13 luglio 2021 rimarrà una data memorabile per noi realisti terminali e per la storia della letteratura contemporanea: Guido Oldani, padre del Realismo Terminale, è stato candidato al Nobel 2021. Le adesioni arrivano, oltre che dall’Italia, dalla Russia, dalla Cina, dalla Svezia, dagli Stati Uniti e dal Sudafrica. La candidatura è stata promossa e capitanata da Giuseppe Langella, professore ordinario di Letteratura italiana contemporanea alla Cattolica di Milano, e i firmatari sono tutti nomi di prestigio dell’italianistica e della poesia mondiale.

Giuseppe Langella

Professore ordinario di Letteratura italiana moderzna e contemporanea, è tra i fondatori, con Guido Oldani, del movimento letterario del Realismo Terminale

Quest’anno è uscito Dopo l’Occidente, Lettera al Realismo Terminale di Guido Oldani, edito dalla Mursia, dove il fondatore del Movimento fa il punto della situazione a distanza di dieci anni. Ho ritenuto importante accostare a questo, la voce di Giuseppe Langella, professore ordinario di Letteratura italiana contemporanea all’Università Cattolica, poeta e “cardine” del Realismo Terminale.

Dante, il semaforo fra Virtus e Realismo Terminale

Ogni qualvolta si propone un’idea, un modello nuovo, volente o nolente si va a toccare il totem dell’utopia, viaggiando su due binari paralleli, uno di non accettazione del reale e l’altro di ricerca del non reale. Se internet ha reso molto esigue le pareti fra il possibile e l’impossibile, sarebbe logico pensare che questa abbondanza di informazioni rendesse più facile la sperimentazione di nuovi percorsi aderenti alla contemporaneità.

Marco Bruni e il realismo Terminale

Artista poliedrico: musica e poesia le sue due grandi passioni Pittore e astrattista, Bruni ha studiato flauto e composizione a Firenze e a Roma e si è diplomato al conservatorio

Marco Bruni poeta pittore e musicista di Massa Marittima. La sua passione per l’arte, deriva da un’ossessione che dura tutta la vita. Infatti, fin da quando era bambino, ha sempre cercato di creare, attraverso la lettura e lo studio, opere personali in grado di rappresentare qualcosa di nuovo e di comune interesse.
Profondamente convinto che creare arte poetica, musicale, pittorica, sia un modo per entrare non solo in contatto, ma dentro le società, i suoi problemi e costumi, completandole e migliorandole. Per Marco Bruni l’atto di produrre arte condivisa può e deve essere qualcosa di utile socialmente e bello da usufruire.

Intervista a Giusy Càfari Panìco

Dal Realismo Terminale al teatro fra pensieri e parole

Ho avuto occasione di leggere le poesie di Giusy Càfari Panìco in Luci di Posizione – Poesie per il nuovo millennio, prima antologia realista terminale edita dalla Mursia. Il testo che mi ha colpito maggiormente, Nuova Auschwitz, affronta il dramma dell’anoressia.
È difficilissimo parlare di certi temi senza cadere nell’enfatico o, peggio ancora, nel retorico: lei era riuscita a farlo molto bene e ricordo di aver provato stima, sollievo e gratitudine.

In seguito ho avuto diverse conferme su questa mia impressione iniziale. Oggi, a distanza di qualche anno, Giusy si è messa in gioco in diversi settori: poesia e narrativa in particolar modo, insieme al marito, l’attore regista Corrado Calda, anche teatrale e cinematografico.
La Càfari Panìco, inoltre, collabora con il sociologo Francesco Alberoni in Alberoni Magazine.

L'ulivo un computer sempreverde

Penelope e Ulisse avevano in comune il segreto del letto nunziale, intagliato e costruito su un antico ulivo; intorno a questo, Ulisse costruì la loro casa in pietra, facendo sì che attraverso un oggetto costruito con le proprie mani, ma ancorato su un albero con radici potenti, si potesse tessere il loro patto e la loro storia. Penelope stessa, abilmente, temporeggia per vent’anni sul suo telaio, perché sa che ogni cosa ha un tempo e un luogo e tutti e due sanno che solo attraverso patti potenti e indissolubili si può dare un senso alla propria vita.

Il dolore collettivo: un prodotto di filiera

Questo articolo è un omaggio e momento di riflessione da parte del Realismo Terminale verso i fatti terribili che ci ha visti e ci vede spettatori sbigottiti e increduli. Ricordiamo tutti il caso di Willy Monteiro, eppure anche in quel caso, dopo lo shock iniziale, il dolore e lo sgomento sono stati metabolizzati, smaltiti e sostituiti dal sopraggiungere di altro; quasi che il dolore fosse un prodotto di filiera, una marca alimentare da lanciare sul mercato.
Naturalmente come ogni prodotto immesso nei circuiti di mercato, sopravvive grazie ai contributi che alimentano il prodotto stesso.

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