Realismo terminale

Marco Bruni e il realismo Terminale

Artista poliedrico: musica e poesia le sue due grandi passioni Pittore e astrattista, Bruni ha studiato flauto e composizione a Firenze e a Roma e si è diplomato al conservatorio

Marco Bruni poeta pittore e musicista di Massa Marittima. La sua passione per l’arte, deriva da un’ossessione che dura tutta la vita. Infatti, fin da quando era bambino, ha sempre cercato di creare, attraverso la lettura e lo studio, opere personali in grado di rappresentare qualcosa di nuovo e di comune interesse.
Profondamente convinto che creare arte poetica, musicale, pittorica, sia un modo per entrare non solo in contatto, ma dentro le società, i suoi problemi e costumi, completandole e migliorandole. Per Marco Bruni l’atto di produrre arte condivisa può e deve essere qualcosa di utile socialmente e bello da usufruire.

Intervista a Giusy Càfari Panìco

Dal Realismo Terminale al teatro fra pensieri e parole

Ho avuto occasione di leggere le poesie di Giusy Càfari Panìco in Luci di Posizione – Poesie per il nuovo millennio, prima antologia realista terminale edita dalla Mursia. Il testo che mi ha colpito maggiormente, Nuova Auschwitz, affronta il dramma dell’anoressia.
È difficilissimo parlare di certi temi senza cadere nell’enfatico o, peggio ancora, nel retorico: lei era riuscita a farlo molto bene e ricordo di aver provato stima, sollievo e gratitudine.

In seguito ho avuto diverse conferme su questa mia impressione iniziale. Oggi, a distanza di qualche anno, Giusy si è messa in gioco in diversi settori: poesia e narrativa in particolar modo, insieme al marito, l’attore regista Corrado Calda, anche teatrale e cinematografico.
La Càfari Panìco, inoltre, collabora con il sociologo Francesco Alberoni in Alberoni Magazine.

L'ulivo un computer sempreverde

Penelope e Ulisse avevano in comune il segreto del letto nunziale, intagliato e costruito su un antico ulivo; intorno a questo, Ulisse costruì la loro casa in pietra, facendo sì che attraverso un oggetto costruito con le proprie mani, ma ancorato su un albero con radici potenti, si potesse tessere il loro patto e la loro storia. Penelope stessa, abilmente, temporeggia per vent’anni sul suo telaio, perché sa che ogni cosa ha un tempo e un luogo e tutti e due sanno che solo attraverso patti potenti e indissolubili si può dare un senso alla propria vita.

Il dolore collettivo: un prodotto di filiera

Questo articolo è un omaggio e momento di riflessione da parte del Realismo Terminale verso i fatti terribili che ci ha visti e ci vede spettatori sbigottiti e increduli. Ricordiamo tutti il caso di Willy Monteiro, eppure anche in quel caso, dopo lo shock iniziale, il dolore e lo sgomento sono stati metabolizzati, smaltiti e sostituiti dal sopraggiungere di altro; quasi che il dolore fosse un prodotto di filiera, una marca alimentare da lanciare sul mercato.
Naturalmente come ogni prodotto immesso nei circuiti di mercato, sopravvive grazie ai contributi che alimentano il prodotto stesso.

Intervista a Beppe Mariano

Poeta granitico e di spessore, appartenente al Realismo Terminale

L’intervista a Beppe Mariano è un’occasione per percorrere sessant’anni del panorama poetico culturale che hanno segnato il passaggio da un secolo all’altro, per ritrovare esperienze comuni di vita: lui, gigante del Monviso e io, mozzo mediterraneo. L’obiettivo? Creare spunti di riflessioni che fossero un contributo per i realisti terminali nel loro percorso poetico, e per dare elementi di conoscenza del movimento a coloro che lo seguono. La disponibilità di Mariano ha reso facile l’intento.


Colgo l’occasione per segnalare la sua bellissima raccolta di poesie edita dalla Mursia con la prefazione di Guido Oldani.
“Il Monviso intendilo, lettore, come la metà di una clessidra, la cui parte superiore è invisibile. Dalla cima dei millenni sono discesi granelli di psichico dolore, ma anche, benché rari di gioia.” (…)

Valentina Neri: la sottomissione come oggetto di libertà

«Non mi aspetto di piacere a tutti o di essere completamente compresa, soltanto che si colga l’audacia di questo modo di donarsi in totale verità»

Le dinamiche relazionali hanno spesso facciate di rappresentanza e verità oscure a volte difficili da raccontare anche a noi stessi. Accade così che cataste di bugie e mortificazioni profonde si propinano come gocce di arsenico, un po’ per volta fino ad abituarvisi.
L’amore è un atomo instabile e terribilmente reattivo, l’odio è più tenace, l’indifferenza più proficua.
Così, in silenzio avviene la celebrazione degli orrori che mette sull’altare il più vulnerabile, e spesso a compiere l’atto sacrificale non è un solo attore, ma un susseguirsi di comparse utili e funzionali: guai a presentarsi disarmati al gran galà, perché sarà il tuo sangue a colare sui gradini dell’amore.
Sarà questa la matrice dell’aberrazione ottica che stritola come una pressa molte donne, colpevoli verso la società: per non aver capito, non aver accettato un modello che non prevede fughe, regole silenziose, che se provi a contrastare ti annullano o ti uccidono.
Tutto sull’altare della normalità.

Lo scorso anno ha ricevuto una laurea honoris causa in Lettere su iniziativa della Constantinian University di Rodhe Island, negli Stati Uniti, in gemellaggio con l’ordine dei Cavalieri di Malta

Igor Costanzo: Il nodo del destino

Oggi vorrei presentarvi Igor Costanzo, giovane poeta che dal 2018 fa parte del Realismo Terminale. Abbiamo avuto l’occasione di vederlo accanto a Guido Oldani nel viaggio in Cina, dove il padre del R.T. in occasione della terza edizione dell’International Festival of Poetry & Liquor, nella settimana dell’Arte, nella città di Luzhou, in collaborazione con il governo cinese, la Union of Writers of China, la prestigiosa rivista Huakai Xinhe, co, idt, la China National Opera, la China Poerty Net, con la sponsorizzazione della China Liquor Brewery, ha ricevuto L’International Poetry Awaed 1573.

Pino Canta... poeta e artista del realismo terminale

I suoi assemblage partono da foto realistiche e procedendo per gradi, facendo vivere allo spettatore il processo di astrazione dell’oggetto. Le sue poesie: un assemblage di arte, ironia e tenerezza

Parlare di Pino Canta non è semplice ma quello che appare subito chiaro è che ci troviamo davanti ad un artista particolare e complesso; la comunicazione con Pino diventa possibile solo se si entra nel suo mondo. Le informazioni anagrafiche della sua vita e dei suoi studi fino alla laurea in architettura, si trovano nel suo blog. Io mi ritaglierò la possibilità di parlare con lui per capire che significato ha per Pino essere realista terminale.



Profondamente convinta che degli artisti contano solo le opere, chiedo subito a Pino di parlarmi della sua arte.

Queste sono le sue parole:


La formazione poetica di Guido Oldani

Unico italiano nella storia ad aver ricevuto, quello che è considerato il Nobel cinese, ovvero l’International Poetry Award 1573.

Gli ultimi mesi del 2019 sono stati importanti per il Realismo Terminale. Tutti gli avvenimenti di questi anni si possono sintetizzare in un fatto di portata mondiale: il giorno 8 ottobre 2019, in occasione della terza edizione dell’International Festival of Poetry & Liquor, nella settimana dell’Arte della città di Luzhou e in collaborazione con il Governo Cinese, il poeta Guido Oldani, padre del Realismo Terminale, ha ricevuto l’International Poetry Award 1573.

Le motivazioni che hanno mandato per iscritto al Maestro, sono da capogiro e mi riprometto di condividerle con voi in seguito. Questo fatto, alla luce degli avvenimenti politici, economici, geografici e culturali che attraversano il mondo, prende una forma e una simbologia enorme. Nell’era dei dazi, la Cina restituisce al nostro paese, la dignità e il riconosci-mento più alto e vero di nazione portatrice di arte e cultura di tutti i secoli, da Dante a Oldani.

Architettura e Realismo Terminale

Nel mondo esistono diversi fenomeni di architettura spontanea che caratterizzano i territori. Sono l’espressione della vita e della cultura dei vari popoli, che pure in stili e modi di costruire differenti, hanno in comune il legame con i contesti ambientali e le loro risorse naturali, ognuno nella sua tipicità e in stretta continuità con il luogo di appartenenza. Anche qui in Italia abbiamo esempi eccellenti, come i sassi di Matera, i Nuraghe in Sardegna, i Trulli di Alberobello, i Dammusi di Lampedusa e Pantelleria ecc …
Purtroppo negli ultimi decenni si è assistito a un progressivo cambio di scenario. Dagli insediamenti spontanei della tradizione si e passati verso quelli che vengono definiti: insediamenti spontanei del disagio. Baraccopoli, favelas, bidonville. Accomunate dalla mancanza di infrastrutture e programmazione urbanistica, hanno comunque anche loro collocazione geografica, ambientale, comunità di appartenenza e materiale di scarti industriali del luogo, utilizzati per le costruzioni di fortuna.

Pale eoliche, un bosco impazzito

Il realismo terminale racconta con ironia la sempre maggiore marginalità dell’uomo e della natura

In uno scambio di idee con il geografo ricercatore Angelo Turco, ho avuto modo di apprendere alcuni concetti in materia di paesaggio, ambiente e territorio. Turco mi ha fatto notare l’esistenza di contrasti tra i diversi aspetti della territorialità che lui e gli altri esperti del settore chiamano “conflitti interfigurativi”. Essi stanno all’origine, spesso, di un braccio di ferro tra opposte esigenze in cui raramente convergono soluzioni ottimali, dove tutti vincono e nessuno ci rimette.

Il realismo terminale al bivio

Un modo radicalmente diverso e rivoluzionario di interpretare la poesia

Il XX secolo ha sconvolto gli equilibri naturali e sociali millenari, producendo notevoli mutamenti nelle coscienze e nei comportamenti umani. Nasce un modo radicalmente diverso di interpretare il mondo e di rappresentarlo, anche artisticamente, a partire dalla poesia, che non si è sottratta a questa rivoluzione.




Se all’inizio del secolo scorso l’esigenza di cambiamento e interpretazione del tempo, venne rappresentato a livello letterario, principalmente dal Futurismo, oggi, a mio parere, il Realismo Terminale ha l’autorevolezza e i giusti strumenti di comprensione di questa epoca ingarbugliata. Per forza maggiore sarà all’interno del grande spazio espressivo del Realismo Terminale che si giocherà una partita decisiva.

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