Intervista a Giusy Càfari Panìco

Dal Realismo Terminale al teatro fra pensieri e parole

Ho avuto occasione di leggere le poesie di Giusy Càfari Panìco in Luci di Posizione – Poesie per il nuovo millennio, prima antologia realista terminale edita dalla Mursia. Il testo che mi ha colpito maggiormente, Nuova Auschwitz, affronta il dramma dell’anoressia.
È difficilissimo parlare di certi temi senza cadere nell’enfatico o, peggio ancora, nel retorico: lei era riuscita a farlo molto bene e ricordo di aver provato stima, sollievo e gratitudine.

In seguito ho avuto diverse conferme su questa mia impressione iniziale. Oggi, a distanza di qualche anno, Giusy si è messa in gioco in diversi settori: poesia e narrativa in particolar modo, insieme al marito, l’attore regista Corrado Calda, anche teatrale e cinematografico.
La Càfari Panìco, inoltre, collabora con il sociologo Francesco Alberoni in Alberoni Magazine.


Quando è entrata a fare parte del Realismo Terminale, quali motivazioni l’hanno indotta a fare questa scelta?
Ho conosciuto Guido Oldani e il Realismo Terminale attraverso il Piccolo Museo della Poesia di Piacenza, tramite il direttore Massimo Silvotti. Sono rimasta affascinata dalle poesie di Oldani, dalla loro profondità e dalla loro prepotente forza innovativa.
Mi sembrava di essere di fronte a una rivoluzione copernicana della poesia, ad un ingresso in un portale temporale che catapultava la forma letteraria in una nuova dimensione.
La prima poesia che ho scritto nel nuovo canone è stata Cortile di periferia, pubblicata poi nella raccolta Novecento non più - verso il Realismo Terminale (La vita felice, 2016). In seguito, assieme ai fondatori Guido Oldani e Giuseppe Langella, e a Valentina Neri, Marco Pellegrini e Franco Dionesalvi, ho partecipato con la silloge La luna è una moneta a Luci di Posizione – Poesie per il nuovo millennio, alla prima antologia ufficiale del Realismo Terminale, edita da Mursia nel 2017.

Che cos’è cambiato nella sua poetica in questi anni rispetto all’inizio del percorso nel R.T.?
Sicuramente è aumentata la mia cura rispetto al linguaggio, in me ora c’è un’attenzione aumentata nei riguardi della contemporaneità e delle problematiche della società, rispetto a una mia precedente poetica più intimista. Devo dire che questa attenzione alle dinamiche sociali è andata di pari passo con la mia collaborazione con il celebre sociologo Francesco Alberoni, peraltro estimatore, ricambiato, di Guido Oldani. Per Alberoni Magazine, di cui sono redattrice, ho scritto ben due articoli su Guido Oldani, di cui uno intitolato Il poeta sociologo.

Secondo lei nella poetica del R.T. basta creare tante similitudini rovesciate o ci vuole altro?
In qualunque poetica le indicazioni di massima devono essere solo un binario in cui si incanalano le singole ispirazioni e la propria personalità.
Certo la “similitudine rovesciata” è una cifra stilistica molto caratteristica, e forse imprescindibile, ma credo che la differenza stia nel modo in cui si guarda al mondo, come in una categoria kantiana diversa. E comunque io interpreto la mia adesione come una tendenza a intendere la realtà in un certo modo, non sempre mi esprimo poeticamente in termini di R.T., ma mi piace farlo, diciamo che tendo a farlo in modo prevalente.

Cosa pensa della censura in poesia?
Sono contro la censura in qualunque campo della comunicazione. Quando si proibisce a qualcuno di esprimere la propria opinione è una sconfitta per l'umanità. Non è un caso se all'inizio di qualunque dittatura di destra o di sinistra, religiosa o laica, si comincia a mettere un bavaglio ai poeti, talvolta a perseguitarli. Talvolta ad ucciderli. La storia ce lo ricorda, ma anche l'attualità, purtroppo.

Rispetto all’inizio, intorno a lei nota un maggiore interesse verso il R.T.?
Sicuramente la vittoria di Guido Oldani in Cina del “International Poetry Award 1573”, un prestigiosissimo premio alla carriera, assegnato con la collaborazione del governo della repubblica cinese, è stato il riconoscimento più vistoso al realismo terminale.
Tra l’altro è stato il primo poeta italiano ad aggiudicarsi il riconoscimento. A parte questo, c’è molto interesse internazionale per il Realismo Terminale, anche in paesi europei come la Polonia. Poi ci sono nuove voci, rispetto all’inizio, importanti mostre, come quella in corso al Piccolo Museo della Poesia fino al 20 dicembre 2020. La realtà in cui viviamo, poi, conferma ogni giorno l’attualità di questa poetica. Ci vorrebbe, tuttavia, una maggiore attenzione in Italia verso la Poesia in generale, ma questo è un altro discorso, che va di pari passo verso un generale disinteresse sempre più diffuso per la cultura e per i libri.



Cosa l’ha spinta verso la narrativa?
La narrativa è sempre andata di pari passo con la poesia, nella mia vita. Due percorsi paralleli e amati entrambi, come si possono amare due figli, in modo diverso e uguale. Da bambina scrivevo racconti e poi li terminavo con una poesia, come se sentissi la necessità di esprimermi sia con tante parole che con poche.
Attualmente è uscito per Castelvecchi il mio primo romanzo, La fidanzata d’America, che mi sta dando diverse soddisfazioni. È stato recensito favorevolmente anche da settimanali quali Dipiù ed Elle. È ambientato negli anni venti del secolo scorso e affronta molte problematiche dell’epoca che si riverberano anche sull’oggi. C’è un tema che può riallacciarsi al Realismo Terminale.
Uno dei protagonisti, Bettuccio, abbandona il suo piccolo paese abruzzese e si imbarca in un bastimento per andare ad abitare in una grande città americana, Filadelfia, accalcandosi poi negli slums urbani. Il tema dell’accatastamento e dello spostamento dalle campagne alle metropoli, è qui affrontato al suo nascere.

Come vede il suo futuro artistico/poetico, quali sono i suoi sogni nel cassetto?
Spero di continuare nel difficile mestiere della scrittura, con umiltà e tanta voglia di migliorare, di esplorare sempre zone nuove di me e della realtà che mi circonda. Per il momento continuerò la saga di cui il romanzo è la prima parte.
Nella poesia sto lavorando alla ricerca di una voce sempre più riconoscibile, a uno studio delle grandi poetesse del passato da cui trarre linfa per un presente sempre più da capire e da interpretare, anche grazie all’ausilio degli strumenti del Realismo Terminale.

Posted

20 Dec 2020

Realismo terminale


Taniuska - Tania di Malta



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