Stefano Carnicelli nasce a L’Aquila nel maggio del 1966, e sin da giovanissimo coltiva la passione e l’amore per la letteratura. Laureato in Economia e Commercio, pubblica al contempo recensioni e articoli di argomento letterario, e cura anche l’organizzazione di svariati eventi culturali e presentazioni di libri. La sua vita si divide tra gli impegni lavorativi legati alla sua professione di dirigente bancario e la pervicace inclinazione per la lettura e la scrittura.
Il suo primo romanzo, dal titolo Il cielo capovolto (Prospettiva Editrice), viene pubblicato nel 2011 e riceve molteplici consensi e diversi premi. Segue, nel 2013, il suo secondo romanzo, Il bosco senza tempo (Prospettiva Editrice), che riscuote ulteriori plausi e riconoscimenti. Il terzo romanzo in ordine di tempo, Parole invisibili (Tralerighe Libri), vede la luce nel 2019. Sono testi in cui si esprime la profonda vena artistica e il talento narrativo dello scrittore, capace di lasciare tracce della propria esperienza esistenziale sapientemente intessuta a trame immaginifiche felici ed avvincenti.
Tutti e tre i romanzi sono stati presentati al Salone Internazionale del Libro di Torino.
L’autore ha anche curato per diverso tempo la rubrica “Libri” sul magazine abruzzese ABExpress e diversi contributi sono stati pubblicati su alcuni quotidiani.
Inoltre Carnicelli ha collaborato con il canale OndaTv di Sulmona e con il gruppo artistico indipendente “Il cielo capovolto”, di cui ha ricoperto la carica di presidente. Nel corso della sua carriera ha conseguito e collezionato numerosi riconoscimenti e premi letterari.
Nei suoi romanzi tocca argomenti intensi e profondi, spesso difficili, narrando di personaggi che soffrono disagi o situazioni particolarmente complesse; ma sa anche spiccare il volo verso una scrittura di respiro più arioso e immaginativo, conducendo con mano ferma il lettore attraverso territori letterari imprevedibili e mai scontati; una vera e propria avventura immaginativa saldamente ancorata ad una realtà riconoscibile e comprensibile perché nutrita di tradizioni largamente condivise dal pubblico e ampiamente ricostruibili.