I bambini sono la vera poesia dell’universo per la purezza dei loro sentimenti, per l’amore che sanno dare, per la gioia che provano nel sentirsi amati e considerati. Molto spesso non comprendono i pericoli da cui sono circondati e si lasciano trascinare in avventure pericolose da persone più grandi che riescono a carpire la loro fiducia.
Negli anni in cui ho esercitato la mia professione come giudice minorile ho cercato di prendere sempre le decisioni più idonee alle singole fattispecie, dopo
aver approfondito le problematiche concernenti i minori ed esaminato i loro comportamenti devianti, determinati dalla convinzione di non essere amati abbastanza, dalla delusione provata per la separazione dei genitori, dalla perdita di autostima per non essere apprezzati dagli adulti, soprattutto dagli insegnanti, dal senso di solitudine e di vuoto che tante volte li opprime.
Non bisogna mai dimenticare che per un bambino la casa è un rifugio sicuro e l’amore dei genitori costituisce la forza per vincere i timori e per affrontare la vita. Solo grazie ad un dialogo continuo e stimolante con i genitori e con i loro insegnanti i minori potranno capire la bellezza e il mistero della natura, si renderanno conto di come sia bello vivere e di come sia gratificante lottare per affermarsi nella vita, lasciandosi guidare solo dall’entusiasmo, dal desiderio di conoscenza e, soprattutto, dall’amore per il mondo, per la libertà, per la cultura.
Oggi, purtroppo, stiamo attraversando un momento davvero difficile. Assistiamo attoniti, preoccupati, nell’indifferenza delle nostre istituzioni, a numerosi episodi di autolesionismo e addirittura di suicidio posti in essere da adolescenti, denunciati con enorme preoccupazione anche da molti medici che hanno lanciato un grido d’allarme evidenziando che i ragazzi della società attuale sono fragili e spesso si rifugiano nella loro stanza e nel loro mondo virtuale interrompendo qualsiasi dialogo con la famiglia.
La pandemia, che li ha costretti a fare didattica a distanza, impedendo loro di avere un rapporto diretto e costruttivo con gli insegnanti, di incontrare i compagni e gli amici, ha aumentato lo stress e la frustrazione, facilitando la comparsa di disturbi d’ansia e del sonno e portandoli, inevitabilmente, alla depressione. Gli adolescenti avvertono il peso della solitudine e restano soli con se stessi in balia del cellulare o del computer e si lasciano plagiare dai social su cui è facile incontrare gente che incita all’autolesionismo e al suicidio, o finiscono nel vortice di giochi insensati come Jonathan Galindo, (sembra essere il seguito della terribile Blue Whale, ovvero un gioco online in cui i partecipanti, ai quali l’amicizia viene richiesta tramite Instagram o TikTok, seguono un account con le sembianze di un finto Pippo della Disney che li porta a compiere sfide crudeli fino all’autolesionismo).
Ho visto alcuni di questi social – che presentano profili davvero inquietanti – dopo aver saputo del suicidio, a Livorno e a Napoli, di due bambini e dopo aver letto della morte di Antonella, una bellissima bambina di dieci anni, che si è soffocata con una corda per aver partecipato ad un gioco folle sul social cinese TikTok. Il social è stato bloccato per pochi giorni, ma solo al fine di controllare l’età dei ragazzi che navigano sul sito. Motivazione ridicola perché i fanciulli, ai quali sarebbe vietato l’accesso e la possibilità di creare un loro account poiché minori di tredici anni, possono facilmente mentire sulla data di nascita o possono servirsi di altri social che consentono loro di accedere comunque a quelli vietati per l’età. Basti pensare ai numerosi account su Instagram, Facebook, TikTok grazie ai quali navigava, senza controllo da parte di nessuno, proprio Antonella che forse ha utilizzato il nome del padre come ulteriore metodo per aggirare il limite d’età della piattaforma.
I PERICOLI DEL WEB: COME PROTEGGERE I BAMBINI
Il rapporto tra i bambini e Internet è sempre più complesso, perché sempre più grandi sono i rischi che corrono i minori sul web. Da una parte i ben noti problemi di sicurezza, relativi al rischio adescamento da parte di pedofili, criminali e malintenzionati di vario tipo, dall’altro le infinite sfide educative che la rete pone ai genitori: cyberbullismo sui social, contenuti violenti ovunque, porno gratuito e facilmente accessibile da chiunque, istigazione al suicidio
Sono un magistrato e ho giudicato tante condotte criminose e violente che mi hanno fatto soffrire. Tuttavia non riesco a comprendere come si sia potuto solo immaginare di creare siti così pericolosi e come si possa consentire a persone senza scrupoli – che si celano dietro l’anonimato – di agire indisturbate quando nella loro condotta sono ravvisabili gli estremi di un reato punito anche severamente dalla legge italiana e precisamente dall’art. 580 c.p. che tutela il bene della vita anche contro la volontà del titolare.
Mentre stavo ultimando il mio articolo, ho appreso che la Polizia Postale di Firenze ha individuato sul social network TikTok un link riconducibile al profilo di una influencer siciliana, di circa 48 anni – seguita da un numero impressionante di 731.000 followers di età diverse – nel quale viene visualizzato un video riproducente una sfida, estremamente pericolosa in quanto visibile a tutti senza restrizioni, immediatamente rimosso perché passibile di emulazione da parte di minorenni. All’esito di una complessa e delicata attività d’indagine, la donna è stata denunciata per istigazione al suicidio (art. 580 c.p.).
Le folli sfide che dilagano sul web, trovano terreno fertile tra i ragazzi di età compresa tra i 7 e i 14 anni, che subiscono pressanti manipolazioni psicologiche, al limite del sadismo, fino ad oltrepassare i propri limiti psico-fisici in uno spirito di costante competizione con sé stessi e con gli altri
Dopo aver ricordato gli ultimi episodi accaduti e che sono di estrema gravità, ritengo necessario fare alcune considerazioni di carattere giuridico. Sul piano legislativo va evidenziato che la legge n. 70 del 25/06/2020 di conversione del D.L. n. 28/2020, aveva introdotto, nel precedente testo, l’art. 7 bis che, al fine di contrastare il danno psicologico derivante dalla visione di siti violenti di qualsiasi genere, istituiva al primo comma l’obbligo, per i soggetti che amministrano comunicazioni elettroniche, di prevedere tra i servizi preattivati, sistemi di Parental Control o di filtro di contenuti inappropriati per i minori e di blocco dei contenuti riservati ad un pubblico di età superiore ai diciotto anni. Alla Camera era passato il blocco automatico da ogni tipo di connessione internet e da qualsiasi dispositivo di tutti i siti “inappropriati”, dal contenuto pornografico, pericoloso o violento.
Il Partito Democratico, però, ha chiesto ed ottenuto che tale blocco non sia automatico, ma adottato su base volontaria. Di conseguenza la responsabilità ricade in capo ai genitori che devono esercitare gli indispensabili controlli a tutela del minore. È evidente che i genitori negligenti hanno una enorme responsabilità, ma ciò non giustifica, a mio avviso, l’esistenza di siti che, anche avvalendosi di immagini, di parole crudeli e di video davvero inqualificabili, invitano all’autolesionismo e al suicidio.
Comunque, a mio avviso, sarebbe stato auspicabile introdurre una legge per imporre misure idonee ad evitare il pericolo che i minori d’età seguano profili non consoni alla loro maturazione psico-fisica. I rilievi sollevati dalle parti contrarie all’adozione dell’emendamento citato, e nei quali si parla di censura e di violazione della libertà, si potevano respingere agevolmente richiamando la normativa europea e quella nazionale ad essa conforme. Infatti, qualora il superiore interesse del minore, enunciato dalla Dichiarazione dei diritti del Fanciullo del 1989 e dalla nostra Carta Costituzionale, richieda la previsione legislativa di obblighi in capo ad alcun stakeholders, portatori solo di un interesse economico, quest’ultimo deve certamente prevalere, come stabilito espressamente dall’art. 24, c.2 della Carta di Nizza che recita: In tutti gli atti relativi ai minori, siano essi compiuti da autorità pubbliche o da istituzioni private, l’interesse superiore del minore deve essere considerato preminente.
Mi si potrebbe obiettare che quando si sceglie un film in televisione è scritto che si consiglia la visione solo ad un pubblico adulto e che il controllo è di fatto rimesso alla sensibilità dei genitori. È vero; ma nel caso dei cellulari e di internet è quasi impossibile controllare i siti pericolosi che ormai sono numerosi.
Penso che la gravità di quanto accaduto debba spingere il Parlamento a fare delle leggi a tutela dei minori, volte a bloccare i siti dannosi o quanto meno ad imporre dei controlli idonei ad impedire l’accesso ai social ai minori di anni 14, fissando delle pene molto severe per i colpevoli, ove individuati. Sono morti già troppi bambini, plagiati da persone senza scrupoli che si nascondono dietro questi social. È una battaglia di civiltà e di legalità che dovrebbe coinvolgere noi adulti, indipendentemente dalle professioni che svolgiamo, per salvare tutti i bambini e soprattutto gli adolescenti.