La nostra intelligenza non può riuscire a contenere il tempo e il suo fluire. Scienziati e filosofi hanno sempre indagato la dimensione che circonda le nostre vite nel corso degli anni, dei decenni e dei secoli senza però trovare una risposta. Sembra sia impossibile dare una definizione univoca, scientifica e circoscritta del tempo, concretizzando con le parole quell’ineffabile contenitore in cui siamo immersi e all’interno del quale possiamo muoverci con sicurezza e senza paure. L’immensità del tempo ci sovrasta e ci sconfigge nella nostra lotta giornaliera.
Davanti a noi si apre il baratro dell’ignoto e la nostra razionalità non sa gestire l’inconoscibile.
Come poter quindi immaginare il tempo post pandemico, un periodo agognato e sognato in un momento in cui la variante Omicron annuncia l’arrivo della quarta ondata mentre in Europa i contagi ricominciano a crescere e il nostro terrore che si possa tornare indietro diventa un compagno costante.
Eppure il successo della campagna vaccinale aveva cambiato il nostro approccio all’emergenza pandemica. Ci eravamo illusi, dopo aver subito prima e seconda dose, che si potesse riportare indietro l’orologio a quell’8 marzo 2020 in cui ufficialmente ebbe inizio il nostro incubo dal quale ancora non ci siamo svegliati. Avevamo quasi creduto di interpretare un ruolo da “Ritorno al Futuro”, in un contesto fantascientifico in cui lo scienziato davvero pensa di ritornare al passato per poter trasformare l’avvenire.
Nessuno però ci permetterà di cambiare il nostro presente, non potendo, tranne che nella fantasia, intervenire sul passato. Allora il nostro compito sarà quello di lavorare su quella dimensione temporale che ci sfugge tra le dita ma che necessariamente dovremo imparare a gestire, visualizzando aspetti e stili di vita diversi in un domani in cui saremo forse costretti a convivere con la pandemia. Si tratterà quindi di integrare la nostra routine con nuovi dettagli, nuove sottigliezze che man mano faranno parte di noi e inconsapevolmente ci troveremo ad agire come se la mascherina, il richiamo del vaccino, il pugno sfiorato al posto della stretta di mano fossero sempre stati parte integrante della nostra vita. Ci sveglieremo e ci sembrerà che non sia mai esistito un passato in cui gli abbracci e la folla stipata di gente erano pane quotidiano di una mentalità consolidata invece che rappresentare, come accade oggi, il comportamento “proibito” da evitare assolutamente.
Verrà un giorno, per citare Manzoni, in cui il nemico sconosciuto entrerà a far parte della quotidianità. È una sfida che dovremo essere in grado di accettare se vogliamo riprendere in mano le redini della nostra vita e se crediamo nel futuro del nostro paese e del nostro mondo. Il tempo oltre la pandemia sarà una nuova realtà, una vita diversa in cui avremo vinto la guerra epocale principalmente contro noi stessi.