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La marcia della pace e della fratellanza è un giorno di scuola che, come laboratorio di cittadinanza attiva, si veste dei colori dell’arcobaleno per educare i giovani alla solidarietà tra i popoli. Il primo principio del preambolo alla Costituzione dell’UNESCO “Poiché le guerre cominciano nella mente degli uomini, è nella mente degli uomini che le difese della pace devono essere costruite” pone, in un mondo che cambia, l’emergenza educativa nella logica interculturale.
Contro l’etnocentrismo, che consiste nella tendenza a mettere al centro la propria identità sopravvalutandola e magari assolutizzandola, è necessario far apprezzare la diversità culturale come valore arricchente, in un rapporto di interscambio e d’interazione reciproca.
La scuola sia spazio e tempo di relazioni nuove contraddistinte dalla cura reciproca. Senza un nuovo umanesimo, senza una cultura integrale umanamente significativa, saremo sempre meno liberi e avremo ragazzi sempre più disorientati, aridi, portati a confondere realtà e finzione, protagonisti assenti o narcotizzati dai social, del mondo in cui vivono, incapaci di passare dal fenomeno (ciò che appare) al fondamento (l’essenza dell’essere). Come sostiene Maria Montessori “La prima abilità che il ragazzo dovrà apprendere, allo scopo di essere autonomamente controllato, è quella di distinguere il bene dal male”.
Investire sull’istruzione delle nuove generazioni è la strada maestra verso la pace. La non violenza vuol dire anche annullare le disuguaglianze per realizzare la giustizia sociale.
Nella Giornata del 24 aprile, a due mesi dalla guerra in Ucraina, lo striscione in apertura del corteo con la scritta “Fermatevi! la guerra è una follia” fa della marcia della pace una marcia per fermare la guerra.
Le armi, le strategie, gli orrori della guerra nascondono la cultura che li genera. Questa manifestazione è nata per togliere la parola alle armi e ridarla alla politica. Una civiltà si rafforza con la coscienza morale molto più che con nuove armi. Gandhi nei suoi discorsi, anche se legati alla concretezza storica, esortava i giovani a farsi costruttori di pace: “In tutta la storia ci sono sempre state le guerre, per cui continueranno ad esserci. Ma perché ripetere la vecchia storia? Perché non cercare di cominciarne una nuova? I conflitti e le divergenze ci sono e ci saranno sempre ma è necessario ridare potere alla diplomazia poiché solo il dialogo può risolvere i problemi in modo duraturo tramite la condivisione delle “ragioni dell’altro”. Oggi di tale distensione da esempio l’accordo pacifico tra Turchia e Armenia, fino a ieri nemmeno ipotizzabile.
È più che mai urgente far crescere una rinnovata responsabilità sociale orientata al superamento, come recita il terzo articolo della Costituzione italiana, dei pregiudizi legati all’etnia, alla religione, alla lingua, al sesso e all’economia. Affinché l’uguaglianza formale tramuti in uguaglianza sostanziale la società tutta, ed in particolare la scuola, deve farsi relazione per l’inclusione.
Se la pandemia ci ha costretto a vivere lunghi periodi di isolamento moltiplicando le solitudini, la scuola deve riunire ciò che è stato diviso per costruire una sana e giusta vicinanza.
Alla marcia Perugia-Assisi hanno partecipato Comuni, Province, Regioni, Associazioni nazionali e locali ma soprattutto scuole ed università italiane che al grido “Cessate il fuoco”, sottolineando lo scandalo delle armi e delle spese militari, chiedono riforme sociali per risolvere le situazioni che nel mondo non permettono un’equa distribuzione delle risorse in uno sviluppo sostenibile sia dal punto di vista ambientale che etico.
Per annullare le disuguaglianze destinare risorse all’istruzione ed alla ricerca, incentivando il capitale umano, è sicuramente premessa di pace e progresso.
Durante la sfilata dei vari gruppi partecipanti alla marcia, fra bandiere e striscioni, anche la grande bandiera arcobaleno, divenuta ormai simbolo della manifestazione, portata dai ragazzi dell’Istituto Comprensivo di Sinalunga, sollevata dal vento d’Assisi si è fatta canto di pace nel ricordo del Santo che al tempo delle crociate incontrò amichevolmente il saladino.