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Arriva anche quest’anno il Natale, tra residui di un’Italia post pandemia ed echi di guerra dal fronte ucraino. Il mondo sembra voler reiterare le tradizioni di sempre. Si desidera così ancora il calore di una famiglia che si riunisce intorno ad una tavola per festeggiare insieme, con parenti che giungono spesso da altre parti d’Italia o del mondo oppure amici che non si incontrano da tempo. Tutti i simboli di un Natale vissuto e desiderato saranno lì: l’albero con i suoi colori e il Presepe, il più bello tra i gli addobbi perché l’italiano e fortemente legato ad una religiosità cristiana che ci appartiene.
Sembra quasi che rituali come questo possano darci conforto in un periodo molto difficile, aiutandoci ad esorcizzare la paura che continua ad assumere diverse forme collegate alla malattia, alla minaccia di un conflitto che possa riguardare anche il nostro paese e, infine, alla crisi economica che ci spingerà forse a centellinare le nostre risorse che destinavamo in passato alle spese natalizie con più liberalità.
La poesia, l’arte, ci rivelano qualcosa che guardavamo con gli occhi di ogni giorno senza vederla; qualcosa che inconsciamente attendevamo
Viviamo in tempi di pensiero debole. Giovani e meno giovani fanno il surf su un oceano di futilità.
La televisione fa la mentalità comune. Ma, come tutti i fenomeni a grande diffusione, la sua è una visione appiattita sul minimo comune denominatore; una rappresentazione basata sull’ovvietà, sulla realtà immediatamente osservabile, sui commenti più corrivi e politicamente corretti.
Per la quotidianità ciò è sufficiente. Ma nel fondo del nostro animo si annida l’insoddisfazione. Noi sappiamo che l’apparenza superficiale non è tutto.
Viviamo in un mondo antropizzato, malamente antropizzato, che comunque ci occulta la realtà sottostante.
Noi non percepiamo il mondo com’è, ma per come siamo fatti noi; la nostra è una percezione metamorfica.
Il giornalismo come sostenitore della libertà di espressione nelle società democratiche
Il 15 settembre si è celebrata la Giornata Internazionale della De-mocrazia dedicata alla libertà di espressione e di stampa, fonda-mentali per la costruzione di un’opinione pubblica consape-vole dei suoi diritti e interessata alla gestione dello Stato per il “Bene Comune”.
L’amore vero non spalanca la bocca in un grido, ma si esprime in un silenzioso canto del cuore. Nutre spazi infiniti da anima ad anima, si esprime con gesti lievi che sfiorano il tempo, senza pretesa alcuna. Ed è così che ogni piccola attenzione diventa immensa, ogni carezza è una carezza al mondo intero, ogni parola diventa poesia.
– Auro ti prego cosa sta accadendo veramente in questo nostro povero mondo?
– Piccolo fiore è tempo che le anime si ravvedano e prendano coscienza di ciò che è veramente importante e che siano capaci di vivere osservando il cielo per comprendere il grande mistero.
La poesia abbatte le distanze, non ha confini
La poesia, nonostante sia stata sempre considerata un genere “di nicchia”, a volte bistrattato dai lettori ed ignorato dalle case editrici, in realtà rappresenta un’ancora di riferimento importante, ancora oggi, nel Terzo Millennio.
Ogni epoca storica ha avuto i suoi poeti. Dai tempi delle mitologie, delle antiche letterature orientali, dalle Teogonie di Esiodo e dai lirici greci ai poemi omerici, per passare a Dante, Petrarca e fino al Novecento, la poesia ha avuto le sue figure e i suoi personaggi di grande rilievo, che hanno lasciato un segno nella storia della letteratura e dell’umanità.
Noam si sente persa tra le spirali di un malessere che coinvolge il mondo intero e sente dentro di sé la sofferenza di ogni anima, silente il suo cuore esprime un dolore profondo e chiede al cielo con domande mute “ti prego aiutami a capire perché per alcune persone la vita terrena è più facile e per altri è una sofferenza continua? O forse tutti soffrono ognuno a modo suo?”
Sicura di ricevere una risposta attende di udire la voce senza voce di Auro.
In questo periodo storico la Vita metterà alla prova tutte le Anime in un modo a volte inaspettato e crudele, tutti noi siamo chiamati a non soccombere, ma a reagire in modo costruttivo a ciò che sta succedendo. Per questo le Anime più forti, più in contatto con il proprio mondo interiore, saranno soggette a prove più dure e a volte insopportabili.
Riflessioni sulla poesia contemporanea
Come vale per il cibo, c'è un tempo per immagazzinare e un momento per espellere. Eppure la creazione poetica non può ridursi alla fase della mera espulsione. La mela che favorisce la contesa e la digestione non si profila come malum: è il bonum, la longa manus dell'intenzione e della ragione.
Scrittore, saggista e poeta. Ingegnere di professione, si è distinto per il suo stile originale e innovativo nella scrittura e nella capacità di dialogare e convincere, di educare e di esporre attraverso un codice comunicativo chiaro, quello semplice della conversazione
Un autore tanto affascinante quanto difficoltoso è di certo Carlo Emilio Gadda, (nato a Milano nel 1893 e morto nel 1973), dagli interessi enciclopedici, (si confronti il miglior saggio mai apparso su tale singolare scrittore, cioè La disarmonia prestabilita di G. Carlo Roscioni, Torino, Einaudi 1975, 2° ed.; propriamente a p. 57 dove si riporta sommariamente ciò di cui voleva occuparsi il Gadda; un vero e proprio “Mare magnum” (del sapere), “il mito del sapere enciclopedico”: op. cit., pp. 56-57).
Quando l'amore è un'opportunità in più per amare, amarsi e lasciarsi amare
In questo tempo di emergenza pandemica parlare d’amore rappresenta la voglia di riguadagnarsi una possibilità di relazioni significative, scavando a mani nude nella roccia del pregiudizio e dell’egoismo.
Soli siamo incompleti - è stato scritto - ecco perché si cerca un’altra anima. Ogni tempo e ogni popolo narra il bisogno insopprimibile d’amore.
La ricerca genetica aveva definitivamente liquidato l’ereditarietà dei caratteri acquisiti, distinguendo in modo chiaro e lampante la differenza tra il Genotipo (il patrimonio genetico ereditario) e il Fenotipo (i caratteri esteriori) tipici dell’essere vivente.
Quindi quest’ultimo, pur venendo a contatto con l’ambiente circostante, non avrebbe per nulla influito sulla trasmissione dei caratteri genetici ai discendenti che è funzione spettante al genotipo. Il che suonò come una bestemmia nella Russia stalinista. Intaccava il cosiddetto “materialismo dialettico” e le scoperte genetiche del Mondo Occidentale furono viste come un attacco al marxismo e ai suoi principi (confondendo, tra l’altro, il mondo umano, storico, che è ben diverso da quello naturale).
Prendendo spunto dal testo teatrale "Dio e Stephen Hawking" scritto da Robin Hawdon, regia di Alessandro Gassman
Prima del 19 giugno del 2012, quando assistetti alla commedia Dio e Stephen Hawking dall’umorismo sottile ma dai risvolti satirici inquietanti, non avevo mai considerato la valenza esistenziale e umana dell’opera scientifica del fisico nato ottanta anni fa a Oxford nel Regno Unito.
Il testo teatrale scritto da Robin Hawdon con ideazione e Regia di Alessandro Gassman, avvolto nelle immagini originali di Simona Gandola, portò in scena la grande forza evocativa di due grandi attori, Emanuele Maria Bosso e Sergio Meogrossi, nostro amato conterraneo.
Oggi si è portati a usare il termine “ideologia” in senso svalutativo e spregiativo in quanto Marx e il marxismo (e non solo) han dato a tale concetto il valore di “falsa scienza” però, se andiamo alle radici etimologiche e storiche, vedremo come tale vocabolo, spesso usato a sproposito, sia completamente diverso: in nuce la semantica si diversifica dal-l’etimologia però tale ha un suo insito valore.
Il compito più difficile per un artista (e con questo termine mi riferisco a chiunque si approcci a una qualunque delle arti, sia essa pittorica, poetica, narrativa, ecc.) è quello di superare la barriera tra soggetto (l’artista) e oggetto creato.
Ovvero arrivare al punto della perfetta concordanza, tra soggetto e oggetto, alla completa o parziale identificazione del soggetto con l’opera creata, e quindi dell’opera con il soggetto.
Care Amiche e Amici...
che una persona sia di destra, di sinistra o di centro ha sempre un cuore che batte. La rievocazione della strategia della tensione cui assisto in questo periodo, mi sta fortemente nauseando e mi ha portato indietro col pensiero, a un episodio della mia vita in Francia che concerne la conoscenza di Marguerite Genser, una donna cui dedicai anche una poesia.
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Trovare se stessi, conoscere il proprio Io denudandosi del superfluo, delle illusioni, del possesso ubicato dentro le nostre gole colme di autodefinizioni.
Liberarsi di ciò che "si ha", ovvero, di ciò che "non siamo", così che emerga la nostra vera essenza, che non può essere altro che l’uomo nudo di fronte alla realtà del suo "sentire", in armonia con le sue azioni.
Si può raggiungere un’identità stabile soltanto nel momento in cui ciò che "si è" non può venir tolto da nient’altro che la morte, nel momento in cui non si possiede niente e in cui non si ha bisogno di aggrapparsi alle proprie qualità (presunte o reali) o a parti isolate del nostro Sè; nel tempo in cui si riconosce se stessi semplicemente come il soggetto "attivo" che sente, pensa e agisce nell’hic et nunc, e ancora, che ha sentito, pensato e agito in un determinato modo nel tempo passato.
Dal 1991 si è imposto il liberismo come orientamento dell’economia e dall’eliminazione dei confini tra stati e il sopravvento della supremazia americana a seguito del crollo dell’Urss. La politica degli Usa e di potenze imprenditoriali hanno provocato (e voluto) il formarsi di un’enorme quantità di denaro indispensabile per speculare e dettar legge sui mercati. Una delle conseguenze più negative é stata una libertà senza regole della politica economica, unita alla soppressione dei confini dei singoli Stati.
Care Amiche e Amici...
cosa c’è dietro un’immagine dipinta? Oltre alla complessità tecnica, alle emozioni che incarna, vi è soprattutto un vissuto, tra materia e spirito, corpo e anima. Le immagini nascono da esperienze e conoscenze di storie di vita. Le figure che dipingo sono mentali, psicologiche, senza fisionomie precise, ma ritratti di esistenze immaginarie, percepite nel quotidiano. Figurazioni che sbocciano da un luogo interiore, fertilizzato dalle tante esperienze. Dalla società che ci brulica davanti in tante individualità omologate a maschere viventi, dai sorrisi spenti e dalla sofferenza d’amore di un io inesistente. La pennellata, il tratto che incide ritmi grafici della musicalità interiore, di un verso di poesia, di un pensiero sociologico, di un’essenza antropologica, sono la scrittura di uno spartito pittorico che nasce dalle profondità dell’animo. Insomma, un tracciato di segni che fioriscono nella trance agnostica dei ritmi coloristici, diventando un narratore di storie attraverso il danzare delle pennellate che si fanno sempre più sofferte, urlanti e piangenti. Incise in sintesi, scarne, essenziali, senza edulcorazioni.
In piena quarta rivoluzione industriale stiamo assistendo ad una forma di incapacità del vivere, ad una paralisi delle capacità di sperimentare esperienze vitali
Il nichilismo è la soluzione esistenziale all’impotenza umana nel rispondere alla vita con altrettanta vita. È la risposta dell’uomo annichilito dalla paura e dalla disperazione di fronte alla vita. “Se non posso viverla tanto vale che la distruggo”.
Analogamente, l’illuso, nega i mali che lo circondano additando come paranoico chiunque cerchi di fare un’analisi sistematica delle problematiche del proprio tempo, per poterle penetrare a fondo e trovare la chiave di volta che ribalti il corso degli eventi.
A volte il pensatore critico, di fronte ad avvenimenti particolarmente angoscianti e di difficile risoluzione, deve arrivare tramite la comprensione a sperimentare l’apice della disperazione al proprio interno, non per soccombervi, ma per liberarsene. La disperazione rende l’uomo impotente e incapace di agire.
Saman Abbas, la 18enne scomparsa a Novellara (Reggio Emilia) più di due mesi fa, avrebbe preferito morire piuttosto che sposarsi con il cugino, di dieci anni più grande. Il matrimonio combinato non faceva per lei, che sognava di indossare l’abito da sposa acquistato insieme ad Ayub Saqib, il suo fidanzato
Quante volte è capitato di sentire la classica citazione Il papà con la figlia si scioglie?
Come a sottolineare la grandezza del legame che un padre ha verso la figlia, ma non perché non sia della stessa intensità verso il figlio, semplicemente una bambina è per un padre “qualche pensiero e preoccupazione in più.”
Con questa consapevolezza nasce una mia riflessione rossa come il sangue, ma per poterla meglio esprimere è doveroso fare una premessa.
Partendo dal presupposto che in quanto esseri umani, a prescindere dalla propria entità sessuale di appartenenza, un genitore biologico o adottivo ha la responsabilità di tutelare, educare e crescere la propria prole, garantendo l’incolumità, l’istruzione e rispettando le scelte durante la crescita dei propri figli.
6 giugno 1944: il D-Day, ovvero lo sbarco in Normandia. L’invasione delle truppe alleate del nord della Francia, che provocò la morte di quasi 20mila soldati, è stata una delle operazioni militari più importanti della Seconda Guerra Mondiale, il momento tanto atteso e meticolosamente pianificato della liberazione dell’Europa continentale dal controllo nazista. Tra questi anche 220 italiani dimenticati dalla storia
care Amiche e Amici, nel giorno della ricorrenza del D-DAY, come ogni 6 giugno, un omaggio a mio padre con un ritratto che gli feci nell’autunno del 2010, matita a carboncino. Ci lasciò in primavera. Partecipò allo sbarco in Normandia nella famosa spiaggia del nord-ovest della Francia chiamata Omaha Beach. Restò quasi un anno a combattere con gli americani per liberare la Francia dai tedeschi e in seguito il Belgio. Ritornò in Italia a causa di due schegge in una gamba e in un fianco.
Sebbene l’argomento della sessualità desti molta curiosità, gli antropologi ne sanno ben poco in quanto finisce il rito sessuale dell’accoppiamento che viene praticato privatamente, lontano da occhi indiscreti. Pertanto la descrizione che noi abbiamo dei riti copulativi è dovuta a osservazioni non dirette bensì a testimonianze riportate. Molte notizie le ritroviamo in Malinowski (1922, trad.it. Vita sessuale dei selvaggi in Melanesia nord-occidentale) che ha riportato in modo dettagliato i rapporti sessuali nelle isole Tobriand (Arcipelago del Pacifico sud-occidentale appartenente alla Papua Nuova Guinea,).
Pensieri e riflessioni sul brano che ha vinto il Festival di Sanremo 2021 e l’Eurovision Song Contest 2021
Care amiche e amici, un dipinto in omaggio al gruppo romano dei Maneskin che ha vinto l’Eurovision Song Contest 2021 con il brano Zitti e Buoni svoltosi a Rotterdam. Ho scelto questa mia opera del 2017 in quanto riesco ad assimilarla al loro stile rock trash con un timbro “pittorico” molto espressionista. Chitarra e batteria ottimi. La voce di Damiano è straordinaria, non retorica né mielosa. Per certi versi mi ricorda un po’ lo stile di Tony Montana, Lazlo ma, anche se ci sono stilemi alquanto diversi, mi riporta alla mente echi del grande Demetrio Stratos degli anni ‘60, la voce del gruppo dei Ribelli. A me ha affascinato anche a Sanremo per il suo potenziale di voce, da rock duro, aggressivo, potente e irridente. Ma tutta la band è ben assortita, capace di fare coreografia strettamente in linea con la sostanza della canzone. Con un linguaggio scenico in stretta emanazione del messaggio.
Sacro e profano: IV parte. In foto Guerrieri Niam-niam o nyam-nyam, ora il popolo Zande o Azande, un gruppo etnico del Nord Africa Centrale
Abbiamo constatato, nei numeri precedenti, come nell’antica Grecia la pederastia non poteva essere considerata alla stregua di un vizio deprecabile e condannabile, in quanto forniva un rito di passaggio iniziatico alla futura classe guerriera, almeno a Creta o a Sparta di stirpe dorica. Tale pratica omosessuale la troviamo anche oggi nelle tribù Azande del Sudan.
Katie Dowd e Julie Tremaine, due giornaliste californiane, hanno scritto sul San Francisco Gate un articolo di opinione in cui sollevavano un quesito polemico sull'ultima giostra allestita a Disneyland: la “Snow White's Enchanted Wish”, incentrata sulla favola di Biancaneve
La prima riflessione che ho fatto quando ho letto la notizia del “San Francisco Gate” sul bacio del principe a Biancaneve addormentata e quindi bacio non consensuale – perché l’amore vero, quello che ti salva è vero solo se l’altra persona è consapevole di quello che sta accadendo – beh mi sono detta: “forse la cronaca dei nostri giorni è finita, per cui per fare notizia analizzare i cartoni animati?”
Quando leggi una notizia simile, quando l’America fa partire come un razzo in tutto il mondo una notizia mediatica, nata da due giornaliste che analizzano la riapertura di un parco giochi e iniziano a trovare il marcio in un luogo dove ci dovrebbe essere solo spensieratezza e gioia, allora mi chiedo cosa abbiamo compreso in questo periodo di pandemia, dove anche l’aria che respiravamo era il nostro nemico?
III parte
La scuola fenomenologica-religiosa con il suo esponente G. Van der Leeuw, individua le varie forme del rito:
- iniziazione (o del passaggio da uno “status ad un altro”)
- propiziazione
- espiazione
Queste forme di rito portano anche ai vari momenti del rito: l’iniziazione porta il soggetto alla sua preparazione, la propiziazione ad eseguire determinate pratiche, mentre l’espiazione è la sua parte conclusiva.
Avvicinandoci al problema del sacro invece Freud, nella sua opera del 1906, riduce il rito a pura nevrosi a differenza di C. G. Jung che cerca nel mito e nel rito non la nevrosi ma aspetti puramente simbolici e rituali. (vedi anche C. G. Jung, L’uomo e i suoi simboli, opera rivista dall’allieva Marie Louise von Franz).
Ragazza noi siamo bugie del tempo/ appesi come foglie al vento di Mistral…(*)
Soggiogati dalla paura siamo diventati il nostro peggior nemico. Qualunque cosa si faccia, qualunque decisione si prenda non lo faremo mai in serenità. La lotta è con noi stessi, l’altro è solo il riflesso della nostra condizione inquieta.
Abbiamo “imparato” la paura, ci siamo seduti ai banchi del terrore instillato giorno per giorno, a dosi quotidiane, prima e dopo i pasti, sempre abbondanti, masticando bocconi amari, frullando intelletto e un coacervo di notizie, dimenticando il cuore, strapazzato alla coque, un ventricolo a terra, l’altro sul divano, le valvole con i sentimenti a pezzi. Gli addominali poi, non ne parliamo, alzano il prezzo quando scatta il rosso mentre le notti vanno sempre in bianco. L’arancione si spreme a merenda e le arance le giochiamo a biliardo, a porta aperta.
Care Amiche e Amici, ho rispolverato una tela a olio del 1980 che dedicai all’Anno del Bambino indetto dall’UNICEF, in ricorrenza dei venti anni dalla adozione dei “Diritti del bambino” indetta dall’ONU nel 1959. Realizzai due Bambini immersi in una dimensione buia, imprigionati in un tipo di alone artificiale e di vuoto assoluto; un condizionamento in cui si intravede uno spiraglio di luce uscente da una serratura che lambisce le due figure come possibile speranza futura. Le discussioni di questi giorni, in cui si parla molto della condizione attuale dei minori, in un momento in cui gli eventuali riflessi del virus potrebbero generare nella loro psiche conseguenze negative, mi ha riportato alla memoria questo mio impegno in un periodo che potrei definire “blu.”
Il filantropismo era stato il movente o uno dei movimenti del socialismo di Robert Owen che chiamò la sua «comunità-colonia», New Armony, così come il socialismo francese partì dall’impostazione della rivoluzione industriale con i suoi problemi.
Ecco quindi il perché dell’appoggio di ricchi industriali e finanzieri ai «clubs» fondati da Saint-Simon proprio in quanto si consideravano i proprietari d’industria e gli operai come «coaudiatori» contrapposti all’alto-clero e alla classe nobiliare e dei grandi possessori di terra. Non da meno sono utopisti un Fourier o un Proudhon.
II parte
La letteratura orfica – molto tarda che riprende da quella originaria – comprende leggende sacre, in cui si espone il si-stema mistico – teologico dell’Orfismo: misteri o riti, i Vaticinii, Inni, Canti in onore di Dioniso, e un poema sulle virtù occulte delle pietre o Litici.
Argonautici e Inni sono ormai e definitivamente, come del resto i succitati Litici, da datare in età ellenistica come in genere tutto citato sopra. Comunque il culto di Orfeo è antichissimo e risalente, secondo Onomacrito, almeno al VI secolo a.C. Solamente la Poesia Orfica è davvero la testimonianza più attendibile e frutto dell’Orfismo più autentico così come la creazione di Phanes (anche Fanes o Fanete), la divinità dai due sessi.
...tanto velenoso quanto inconfessabile
L'invidia è un vizio che ha la sua radice nella superbia e che ne genera altri a catena, come l’odio, la rabbia e il rancore. Ma cos’è precisamente l’invidia? Il termine, dal punto di vista etimologico, indica una negatività: dal latino “invidere”, che significa proprio gettare il malocchio, guardare qualcuno con ostilità.
Se per il Dizionario della lingua italiana si tratta di un “sentimento di cruccio astioso per la felicità, la fortuna, il benessere altrui”, per il cristianesimo è, però, qualcosa di più, è un “correre dietro al vento”, è un vivere la vita con una forte mancanza di pace e con una distruttiva amarezza interiore che può provocare persino delle malattie, tant’è che il libro del Qoelet (4,4) afferma: “Ho anche visto che ogni fatica e ogni buona riuscita nel lavoro provocano invidia dell’uno contro l’altro. Anche questo è vanità, un correre dietro al vento”.
I parte
Émile Benveniste, il noto linguista autore di Le vocabulaire des institutions indo-européennes (Paris 1969, ora in trad.it. per Torino, Einaudi, 1976 e 2001 in due tomi), parlando di religione, entra nella dimensione del sacro. Tale parola, che in greco antico è (h)ieros, la troviamo in latino con sacer. Il significato vero ed originario, anche dal punto di vista antropico, non è inteso come semplice venerazione bensì è ambivalente. È ciò che ci spaventa, ci atterrisce e nel frattempo è ciò che veneriamo proprio per timore che tale maledizione ci colpisca.
Ma quello che preoccupa è la malattia
Spesso rimango sconcertato da quello che quest’epoca mette in scena. Tra le mille tragedie scellerate che si consumano nel sangue, vedo spuntare i segni premonitori della demenza senile.
Cito l’anacronistico riproporsi della sbalorditiva e quasi esilarante teoria “terrapiattista” come parte di un movimento di protesta irrazionale chiamato “negazionismo”: l’arte di negare l’evidenza (quello che io considero il peccato che non verrà perdonato).
Etimo, storia e considerazioni
È proprio col Romanticismo che si sviluppa a pieno titolo e consapevolezza un nuovo genere letterario: il romanzo.
Ricordiamo che proprio il termine «romanticismo» deriva dall’inglese «romantic» che significa romanzesco e nasce proprio nel 1600-1700 in antitesi allo sviluppo così portentoso della scienza e delle considerazioni grandiose di un Descartes, Galilei, Spinoza, etc., per citare che alcuni nomi.
Il bisogno dall’animo umano d’evadere dal dominio razionalista o la predisposizione di tale stato d’animo era detta romantical o romantic. Ma è proprio Federico Schlegel nel secolo decimonono a contrapporre tale genere letterario (il romanzo) a ciò che fu l’epica per gli antichi.
Per lo Schlegel il romanzo assume in sé «tutto», ogni forma letteraria, anzi è il «genere sommo mai raggiunto nella letteratura che contiene tutto».
La testimonianza affettiva del poeta in due lettere al padre
Ricorre quest’anno il 183° anniversario della morte di Leopardi, avvenuta nel 1837. Voglio ricordarlo, riportando una testimonianza affettiva del poeta in due lettere al padre: la prima del 1827, la seconda del 1828.
La critica leopardiana non è stata esente da tendenze riduttivistiche che hanno, a volte, eliminato completamente dall’orizzonte del poeta recanatese la dimensione della fede religiosa.
Studi, ricerche, approfondimenti, hanno sempre guardato con sospetto l’idea di una “presenza divina” nella poetica del Leopardi, sulla base di assiomi che hanno trovato la loro legittimazione nell’itinerario lirico del sentimento leopardiano, spesso interpretato in termini di negazioni riflesse anticristiane ed antiteistiche.
Il viaggio più emozionante e mai finito è un viaggio nel nostro mondo interiore, un mondo, in molti casi, destinato a rimanere inesplorato
Dal latino viaticum, passando per l’antico francese, arriva a noi. Invero è ciò che serve a nutrirci durante la strada, “via”, una provvista insomma. Tanta letteratura abbonda sul viaggio ed è nota l’espressione “ultimo viaggio” come il fine vita o l’Evento per antonomasia in una nota filosofia degli inizi del ‘900. Dobbiamo menzionare Erodoto che nei suoi viaggi ci racconta curiosità ed altro, di valore antropico, dei popoli visitati e, in età moderna, Volney (un idéologue) che concepì il viaggio come “esplorazione scientifica.”
L’efficacia del soprannome nella civiltà contadina, era tale che si trasmetteva di persona in persona e diventava l’unico identificativo dell’individuo che veniva sostituito al proprio cognome anagrafico
Su un quotidiano locale è stato recentemente ricordato che ancora nel 1956 un articolo – riportato su Il Tempo illustrato – deplorava che nel mio paese sui manifesti di morte affissi ai muri, per rendere identificabile il defunto, si aggiungesse il suo nomignolo, appellativo talvolta sudicio quanto indecente.
Destra e sinistra, due schieramenti in contrapposizione che annusano gli umori della gente, creano capri espiatori e a colpi di slogan populistici si aggiudicano il consenso
Nuove forme di economia e una nuova cultura, favorevoli a ristrette congreghe, sono derivate dall’avvento del liberismo e dalla globalizzazione.
Il mondo è cambiato. Tanti muri di incomunicabilità tra i popoli sono crollati e la globalità prende sempre più corpo nel mondo. I contrasti tra gli Stati vengono risolti diversamente da prima: le guerre si sono ristrette nella loro estensione e vengono in parte sostituite da sollevazioni locali, da guerre civili ed attentati terroristici.
È solo un’altra tappa del declino e se ci sembra l’ultima stazione, è solo perchè ci riguarda da vicino
Gente che deve stare a casa e se ne va in giro come se nulla fosse. Gente che sta a casa, ma non sa come impiegare il tempo ed invece di dire il rosario alla Madonna di Anguera, riesce solo a recitare un rosario di frasi sciocche, di giudizi cattedratici. Gente che dice anche cose equilibrate, dimostrando di non aver smarrito razioni di raziocinio presso l’ufficio delle cose perdute. Virologi in televisione che “litigano” con i numeri, le previsioni, i picchi, le curve, l’aggressività del virus, per alcuni da leone e per altri da gattino, la paternità di una scoperta, il merito di una sperimentazione. Esperti in disaccordo quasi su tutto, tranne che “dobbiamo lavarci le mani”. Cent’anni di scienza per un mantra che nel 1984 mi ripeteva la mia bisnonna “devi lavarti le mani”.
Quando questa emergenza sanitaria sarà terminata, molte cose cambieranno e tenendoci tutti per mano, saremo pronti a ricostruire in primis noi stessi, consci di un nuovo sentimento che ci unirà
Amo il silenzio delle 4:00 quando dorme la città e un ronzio mi assale nella mente come musica, melodia che invita il cuore a scrivere di noi, di questo tempo che sta cambiando, cedendo il passo, nostro malgrado, ad una “nuova Era”. Le strade ormai deserte già da tempo e noi liberi di ammirarle per com’erano, prima che l’orda umana le calpestasse e le invadesse in tutto il suo cicaleccio continuo. La strada sorride al marciapiede, il lampione dichiara amore eterno alla sua panchina, finalmente sola, abbandonata alla sua dolce e fioca luce.
Il mondo sta cambiando, nulla apparterrà “al prima” e questo nuovo tempo ci spinge a guardare tutto con occhi diversi, interrogandoci sul vero senso della nostra vita.
Ascolta la voce dei tuoi figli! Tre domande al grande Leonardo
Dalla mia serie: Il messaggio di EGITTO-ETERNORAMA (La visione dell’eternità) a tutto il mondo per affrontare la sfida d’oggi.
Con il mio design, compresi i rilievi delle pareti dell’antico Egitto con un dettaglio della statua di Leonardo da Luigi Pampaloni (1791–1847), fuori dagl’Uffizi, Firenze.
Bill Gates, nel 2015, aveva lanciato l’allarme: Un virus sconosciuto potrebbe uccidere più di una guerra. E noi non siamo pronti
La profezia di Bill Gates, che cinque anni fa aveva previsto la pandemia, in un video del 2015, tornato molto popolare in questi giorni: Non missili ma microbi. Iniziava così un discorso tenuto in un Ted Talk.
A marzo del 2015 Bill Gates, fondatore di Microsoft Corporation, in un intervento al Technology Entertainment Design (conferenza statunitense gestita dall’organizzazione privata non-profit The Sapling Foundation, che dà voce in tutto il mondo a persone che abbiano “idee che meritano di essere diffuse”), dichiarava:
– Quando ero un ragazzo, il disastro di cui ci preoccupavamo era la guerra nucleare. Oggi la più grande catastrofe possibile non è più quella. Se qualcosa ucciderà dieci milioni di persone nei prossimi decenni, è più probabile che sia un virus molto contagioso e non una guerra. Non missili ma microbi.
– Abbiamo investito pochissimo in un sistema che possa fermare un’epidemia – sosteneva Gates – Non siamo pronti… La mancanza di preparazione potrebbe permettere alla prossima epidemia di essere terribilmente più devastante di Ebola.
Le parole del fondatore di Microsoft seguivano la preoccupante diffusione di Ebola avvenuta appena un anno prima, nel 2014, sottolineando soprattutto l’insufficienza di organico sanitario per gestire l’epidemia che fu efficacemente confinata per la maggior parte in tre nazioni dell’Africa occidentale: Guinea, Liberia e Sierra Leone, mentre i pazienti iniziali di diversi paesi occidentali furono subito individuati e isolati. Quel successo però, fu determinato dalla natura di Ebola, un virus che, contrariamente al Covid-19, non si trasmette per via aerea ma tramite contatti diretti attraverso pelle con ferite, o mucose, con sangue o fluidi corporei di persone infette.
Essere a casa, sempre, uno stato mentale, diverso dagli spazi abitativi, dai recinti strutturali, dalle pareti addomesticate da regole comportamentali, interne/esterne, ordinarie/disordinarie, appartenenti a un arredo che esula da necessità effettive.
Sì, sono a casa.
Così come l’oggetto, posizionato tra me e la finestra a riempire un vuoto che non avrei considerato se oggi non mi fossi accorta che tra me e la finestra esistono ostacoli, opportunatamente delimitanti, per non cedere alla tentazione di prendere troppe boccate d’aria.
Solo ieri l’aria era un bene scontato e ne facevo scorpacciate ignara, tranne poi infilare due dita in gola e spargerla in una sola parola. Bulimica per eccesso, ogni volta che volevo sentirmi ad alta quota.
E bastavano due dita come sempre per liberarmi dell’eccesso. L’aria continua ad avere il suo aspetto seducente, ammaliante, un richiamo erotico il profumo dell’erba – umida quanto basta – a cui è difficile sottrarsi; mi guarda, mi tenta. Cedo.
Autobiografia di un ferroviere del sud
Sono nato ad Ostuni, splendida cittadina in provincia di Brindisi, più di sessanta anni fa. Qui da sempre ho vissuto e vivo con la mia famiglia. All’età di nove anni, così come si usava allora, durante le vacanze scolastiche, per levarmi dalla strada, mia madre, che aveva origini contadine, pensò bene di mandarmi a bottega per imparare il mestiere di sarto.
Un mestiere più leggero pensava, avendo provato sulla propria pelle la fatica del lavoro nelle campagne. L’esperienza fu così positiva che mi invogliò a continuare, tanto che negli anni seguenti, nel tempo libero che mi lasciava la scuola, continuai a frequentare la sartoria. Conseguita la licenza media, mi dedicai a tempo pieno ad imparare un mestiere difficile, ma che immaginavo potesse avere un futuro.
Decalogo contro la paura
Forse per prima cosa dobbiamo riconoscere le nostre ansie, ansie che ci portiamo dietro da tempo, una motrice con molti vagoni a cui in questi giorni si è aggiunto il vagone del virus.
Io stanotte ho avuto un piccolo dolore al braccio sinistro e pensavo fosse un infarto. E poi più tardi, girando la testa nel cuscino, ho avuto un lievissimo senso di capogiro e ho subito pensato alle vertigini che mi hanno tormentato a settembre.
Dico queste cose per dire che le malattie prima di essere un attacco di agenti esterni, sono un dialogo che facciamo con noi stessi, sono anche un'occasione per entrare in un'altra forma della nostra vita. La salute è l'unica cosa che conta veramente, ma la salute si ottiene conquistando salute, non combattendo contro la malattia: spesso si tratta di combattimenti che peggiorano la situazione.
L’omaggio da tutti coloro che ti hanno conosciuto.
Una presenza silenziosa e discreta all’apparenza ma che all’occorrenza diveniva carismatica per la passionalità che trasfondeva in ogni suo progetto.
Carmine D’Agostino, era un artista, autodidatta, dapprima con la passione per la scultura, i colori, la materia che prende forma e diventa altro da sé, poi esplode la grande passione per il teatro che non lo abbandonerà più, fino agli ultimi giorni della sua vita.
Il regista teatrale il 24 dicembre 2019, tra l’annunciazione di una nascita imminente e quella di una dipartita a sorpresa, ci ha lasciati. Noi abbiamo perso un caro amico e l’opportunità di continuare a sorridere riflettendo.
Le nostre radici affondano nella nostra terra, nella nostra storia, nella nostra cultura e nelle nostre tradizioni… cercate di difenderle sempre e di andarne fieri
Cari ragazzi,
nel riferirsi ad un libro qualcuno ha detto: È la porta di un mondo che si apre, un invito a restare, a fermarsi in compagnia di una storia, dei suoi personaggi. A volte, un’esplosione di passioni e sentimenti e di eventi drammatici o felici. È infine, una traccia che ci portiamo dentro e che può anche cambiarci la vita.
Questo presente mi sazia, non penso a nulla, solo guardo e cammino...
Esco per l’ormai solita passeggiata nel deserto, un deserto contaminato dall’uomo e dalla guerra. Affiorano semi sepolti i residui industriali, bidoni, lamiere contorte, crivellate dalla ruggine e pericolosi spezzoni di filo spinato affioranti ovunque, o ammassati in grandi matasse aggrovigliate. Semi affondata al largo, nel mare, giganteggia lo sventrato relitto di una petroliera, ma la luce, lo spazio e il silenzio conferiscono dignità di relitto a ciò che è solo spazzatura.
Ci sono eventi nella vita di ciascuno che rimangono per sempre come pietre miliari della propria esistenza
... e il ricordo di questi eventi è talmente vivido e presente che non può essere dimenticato. Con questi crismi e queste caratteristiche esclusive è connotata l’esperienza personale dell’incontro che Sara e Marco hanno avuta con il Santo nel lontano 1964, subito dopo il loro matrimonio, il cui excursus pre matrimoniale era stato molto lungo e tormentato. Si erano conosciuti dieci anni prima quando avevano appena quindici anni, il loro era stato un amore sbocciato per caso durante un’estate magnifica e nel corso di una stagione balneare di ampio respiro.
Sara doveva iniziare la frequenza al primo anno di Magistrale e Marco si apprestava a frequentare il I Liceo Classico, seppure ancora molto giovani avevano già nello spirito e nell’intelletto il germoglio avanzato di una maturità adulta. I loro sentimenti e la loro conoscenza iniziati quasi per gioco e per una curiosità personale, erano cresciuti di pari passo in un crescendo veloce e deciso. Si erano giurati eterno amore ma, non sapevano quello che li attendeva nel prosieguo della loro esistenza, per i contrasti e le difficoltà di vario genere che li avrebbero accompagnati.