Centenario della Morte di Franz Kafka 2024
Sono trascorsi cento anni da quando Franz Kafka, ebreo ceco di lingua e cultura tedesca nella colonia di Praga, lasciò la vita nella clinica a Kierling Vienna dove lo avevano accompagnato gli amici in una macchina scoperta con la neve e il vento che infuriavano. Non poteva più parlare ormai data l’aggressività della malattia che aveva invaso anche laringe, faringe, esofago – morì di fame perché da tempo non poteva più mangiare –, ma con il suo forte carattere e la sua altrettanto forte umanità comuni-cava ugualmente con il suo mezzo preferito, ossia con la scrittura di biglietti – per altro lavorò ad un racconto anche sul letto di morte fino alla fine. Può essere considerata, addirittura, una fortuna che Kafka sia morto prima che le rozze mani dei nazisti potessero avere il piacere di internarlo e di incenerirlo in uno dei loro forni crematori, così come invece poterono fare con le sue tre sorelle nei campi di concentramento polacchi: Elli e Valli a Chelmno, Ottla ad Auschwitz – Ottla aveva chiesto di poter accompagnare al Lager un gruppo di bambini per non lasciarli soli nel grande spavento, morendo con loro nel forno crematorio.
La prima infermiera nella storia e la sua idea di nursing
Articolo a cura di Tina Ferreri Tiberio e Luisa Tampone
La professione infermieristica ha avuto una straor-dinaria evoluzione storica, è passata da forme di assi-stenza basate sull’esperienza e sull’intuito a forme di assistenza più scientifiche. Il grande merito di Flo-rence Nightingale è stato quello di avere reso l’as-sistenza infermieristica una professione basata sulla competenza tecnica e scientifica e di avere favorito l’istituzione di scuole atte allo scopo.
Pio IX, 31 anni di pontificato in pieno Risorgimento; Urbano VII, 12 giorni e poi una malaria fatale
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Una storia lunga duemila anni
Il lungo elenco dei pontefici che hanno fatto la storia del cattolicesimo si apre con l’apostolo Pietro, che ha regnato dal 33 al 67, e si chiude con Papa Francesco che si pone al posto 266.
Tra le mille possibili specificità di cui ciascun pontefice è stato portatore, ne segnaliamo due, proponendo i protagonisti dei pontificati più lunghi e di quelli più brevi della storia dei papi fino ai giorni nostri. Vi ritroviamo personaggi più conosciuti e rimasti ben impressi nell’immaginario collettivo, altri meno noti ma che, tuttavia, hanno lasciato una traccia del loro cammino all’interno della Chiesa.
Pietro, primo papa e vescovo di Roma
L’apostolo Pietro, ha regnato per circa 34 anni, prima che venisse crocifisso a testa in giù, in seguito alle persecuzioni attuate da Nerone. A lui spetterebbe, dunque, il primato del pontificato più lungo. Tuttavia, rivestendo il papa la carica di vescovo di Roma, secondo la prevalente convinzione dei vaticanisti il pontificato di Pietro dev’essere considerato dal suo arrivo nella città, avvenuto qualche anno dopo, e non già dall’ascesa al Cielo di Gesù Cristo. In tal caso il suo pontificato si riduce a circa venticinque anni, fino alla tragica fine. Di conseguenza è Pio IX a guidare questa particolare graduatoria, essendo rimasto sulla cattedra di Pietro dal 16 giugno 1846 al 7 febbraio 1878 per complessivi 31 anni, 7 mesi e 23 giorni. Egli è stato il 255^ vescovo di Roma e il 164^ sovrano dello Stato Pontificio, dal 1846 al 20 settembre 1870. Seguono Papa Giovanni Paolo II (26 anni, 5 mesi e 17 giorni dal 1978 al 2005), Leone XIII (25 anni e 5 mesi, dal 1878 al 1903) e Pietro.
Pio IX, protagonista del Risorgimento
Pio IX (Senigallia, 13 maggio 1792-Roma, 7 febbraio 1878), al secolo Giovanni Maria Mastai Ferretti, terziario francescano, detiene il primato del papato più lungo della millenaria storia della Chiesa ed è stato il papa maggiormente coinvolto nelle vicende del nostro Paese. Egli governò, infatti, nel burrascoso periodo che precedette il compimento dell’Unità d’Italia, in decenni particolarmente densi di avvenimenti che portarono alla fine del potere temporale del papa: i moti del 1848, la proclamazione della Repubblica Romana, il suo allontanamento da Roma (sempre nel 1848) e la permanenza nel Regno delle Due Sicilie, il rientro nell’Urbe (nel 1850) dopo un esilio di diciassette mesi, la “campagna” piemontese del 1860. Insomma, un pontefice inserito pienamente nel Risorgimento, in un periodo cruciale per la storia italiana.
Prima donna italiana iscritta all’Ordine degli avvocati
paladina dei diritti dei minori e della parità di genere
Prima donna iscritta all’Ordine
Sempre nel campo dell’avvocatura, ma operando un “salto” di oltre tre secoli, incontriamo un’altra figura di donna di grande rilievo non solo per ciò che ha significato per la sua professione ma, soprattutto, per il determinante impulso impresso al processo di emancipazione femminile. Se Giustina Rocca è stata la prima donna della storia a esercitare una funzione giuridica, avversando e vincendo enormi pregiudizi di genere, Lidia Poet (Traverse di Perrero, 26 agosto 1855–Diano Marina, 25 febbraio 1949) può vantare il primato di essere stata la prima donna avvocato italiana iscritta all’Ordine professionale.
Racconta in un percorso documentale la vita e le imprese di uno degli uomini più potenti nella Francia del Re Sole
Costeggiando il fiume Giovenco, una strada in salita, circondata dal bosco alle spalle della ridente cittadina di Pescina, conduce il visitatore nel luogo dove sorgeva la casa natale di Giulio Raimondo Mazzarino.
Mazzarino nacque a Pescina, cittadina dell’Abruzzo Ulteriore, il 14 luglio del 1602. Figlio di un funzionario dell’amministrazione dei Feudi di Filippo Colonna, passò la giovinezza a Roma. Educato dai gesuiti, si laureò nel 1622 in diritto civile e canonico. Entrato nell’esercito pontificio come capitano di fanteria, si distinse per le sue capacità diplomatiche nella guerra del Monferrato, regione contesa tra Francesi e Spagnoli.
Edipo è l’occidentale errante che, con i suoi piedi piagati, attraversa le “regioni” dell’uomo. Davanti alla Sfinge egli può non rispondere: salvarsi da un orrendo destino, spezzare il fato che così lo ha pre-destinato. Ma Edipo vuole andare oltre, consumare il disegno di un’oscura divinità, non contraddirla. Diventa Re, ha gloria, domina incon-trastato dopo essersi macchiato del sangue paterno, seppur innocen-temente, si ricongiunge alla madre (quale affinità con l’Attis di Catullo). Diventa, Edipo, auto-punendosi, cie-co.
La follia di Edipo di seguire la trama della predestinazione: l’intelligenza che vuole scoprire il martirio del-l’uomo come unica soluzione. Il de-siderio del grembo materno, la nostalgia di un “paradiso perduto”, la pace effimera, il dominio su Tebe e l’uscita, poi storica di tale città dalla Storia.
Prima donna avvocato della storia antesignana della lotta per le pari opportunità
Donna di elette virtù e incomparabile bellezza
Poter vantare il primato di essere la prima donna della storia in una categoria professionale è pur sempre un merito e un traguardo di prestigio. Se questo primato può essere esteso non solo all’Italia ma al mondo intero, prestigio e fama acquistano ancora maggiore rilievo.
È il caso di Giustina Rocca (Trani, 1440-1502), unanimemente ritenuta la prima donna avvocato del mondo, che lo storico e biografo F. Babudri in un articolo apparso nel 1954 sul settimanale barese Bari Stampa definisce donna stupenda, di elette virtù, di incomparabile bellezza, spirito e arguzia, oltre che di dottrina. Nello stesso articolo egli ritiene di indi-viduare in Giustina Rocca il personaggio ispiratore di Porzia di Belmonte nel Mercante di Venezia di Shakespere; affermazione plausibile, considerato che la fama dell’avvocatessa tranese aveva ampiamente varcato i confini dell’Inghilterra.
Cenni e dettagli sull’uso semantico del participio presente e del gerundio nella forma progressiva e in altri contesti espressivi in inglese e in italiano
Prima di occuparci di alcuni risvolti semantici dell’assunto a monte di questo studio rimando al fatto che l’inglese, come tutte le lingue indoeuropee appartenenti al ceppo germanico, non conosce il gerundio, ma solo il participio presente – al proposito l’indoeuropeo stesso per come è ricostruito dagli specialisti attraverso testi e comparazioni con le lingue che condividono tratti comuni derivati da un supposto ceppo unico o protoindoeuropeo, non ha prodotto il gerundio, bensì il participio presente che si trova appunto in tutte le lingue cosiddette indoeuropee. In ogni caso, il participio presente copre in inglese anche le funzioni proprie del gerundio e dell’infinito volendo andare a differenziare funzioni che sono rappresentate in ogni caso spesso da una unica forma, quella del participio presente o, per semplificare, forma in -ing. Quanto al gerundio, esso è una produzione originale e specifica dell’antico latino nella sua evoluzione diretta nel latino classico con prestiti da vari -sermones e nell’italiano.
Cenni di semantica relativi alla morfologia, alla sintassi e al lessico della lingua tedesca, che pongono in evidenza le caratteristiche più profonde della personalità intrinseca del popolo germanico
Una caratteristica semanticamente molto connotativa del lessico tedesco, riscontrabile a tutto campo nella lingua e alla base della produzione dei neologismi tecnici e non tecnici, è la speciale articolazione dei concetti in termini composti ciascuno di più termini e relativi concetti. Tale peculiarità si inserisce in una visione il più possibile analitica del reale e nel contempo sintetica.
La battaglia di Canne, nel 216 a.C. ha fissato le linee delle tattiche belliche per duemila anni
La battaglia più studiata
Sono numerosi gli studiosi che, nel tempo, hanno scritto della battaglia di Canne – combattuta tra Romani e cartaginesi il 2 agosto 216 a. C., all’interno della II Guerra punica – e altrettanti sono coloro che continuano a occuparsene, a testimonianza dell’im-portanza dell’avvenimento che ancora oggi non manca di suscitare interesse e alimentare dispute.
La nave scuola della Marina Italiana
ceduta all’URSS come risarcimento per i danni di guerra
La "COLOMBO" PRIMA DELLA "VESPUCCI"
Abbiamo detto della nave scuola Amerigo Vespucci, nello scorso numero di OceanoNews, definita “la nave più bella del mondo”. Lo è certamente per eleganza, design e creatività tutti italiani. Ma abbiamo anche anticipato di una nave “quasi” gemella, la Cristoforo Colombo, che pur godendo di pari elementi distintivi è andata incontro a una sorte ingiusta e dolorosa.
Come la Vespucci, anche la Colombo venne progettata dal generale del Genio navale Francesco Rotundi. Era l’anno 1925 allorché il ministro della Regia Marina, ammiraglio Giuseppe Sirianni, conferì l’incarico al generale Rotundi, all’epoca direttore dei Cantieri navali di Castellammare di Stabia.
Formidabile mix di creatività e tecnologia italiane
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AMBASCIATRICE DEL “MADE IN ITALY”
La definizione di “nave più bella del mondo” compendia alla perfezione la linea, lo stile, il design, l’eleganza, oltre che la funzionalità dell’imbarcazione più conosciuta e ammirata della Marina Militare italiana: l’Amerigo Vespucci.
Il riconoscimento le venne attribuito dall’equipaggio della portaerei statunitense USSS Independence che, avendola incrociata nel Mar Mediterraneo nell’ormai lontano 1962 e rimanendone affascinato, coniò in maniera istintiva e spontanea questo apprezzamento di cui la Vespucci ancora oggi si fregia.
A considerarne la vitalità operativa e il suo portamento agile ed elegante non si direbbe che la Vespucci abbia tagliato il traguardo dei novant’anni di vita nel 2021, essendo stata varata nel Regio Cantiere Navale di Castellammare di Stabia il 22 febbraio 1931.
Progettata come nave scuola dal generale del Genio navale Francesco Rotundi, pugliese di Foggia, unitamente alla “quasi” gemella Cristoforo Colombo (varata nello stesso Cantiere il 4 aprile 1928), può vantare il record di essere l’unità più anziana tra quelle in servizio della Marina italiana. Un primato che non pesa affatto alla Vespucci che, sia pure con periodici ammodernamenti, continua a solcare i mari della terra assolvendo al duplice compito di addestramento degli allievi ufficiali dell’Accademia navale di Livorno e di ambasciatrice del “made in Italy”.
È stata a lungo (1946-1952) l’unica nave scuola a vela della Marina militare italiana fino all’entrata in servizio dell’Ebe, un brigantino-goletta costruito nel 1921 e rimasto in attività fino al 1958. Dal 1955 la Vespucci è stata affiancata da un altro veliero, il Palinuro, destinato all’addestramento dei marinai della Scuola sottufficiali di Taranto e degli allievi della Scuola Navale Militare “Francesco Morosini” di Venezia.
L’attuale motto della Vespucci, ufficializzato nel 1978, è Non chi comincia ma quel che persevera ed esprime la sua vocazione alla formazione e all’addestramento dei futuri ufficiali della Marina Militare. I precedenti motti sono stati: Per la Patria e per il Re, fino al 1946; quindi, Saldi nella furia dei venti e degli eventi.