Lidia Poet

Prima donna italiana iscritta all’Ordine degli avvocati
paladina dei diritti dei minori e della parità di genere

Prima donna iscritta all’Ordine
Sempre nel campo dell’avvocatura, ma operando un “salto” di oltre tre secoli, incontriamo un’altra figura di donna di grande rilievo non solo per ciò che ha significato per la sua professione ma, soprattutto, per il determinante impulso impresso al processo di emancipazione femminile. Se Giustina Rocca è stata la prima donna della storia a esercitare una funzione giuridica, avversando e vincendo enormi pregiudizi di genere, Lidia Poet (Traverse di Perrero, 26 agosto 1855–Diano Marina, 25 febbraio 1949) può vantare il primato di essere stata la prima donna avvocato italiana iscritta all’Ordine professionale.


La famiglia e gli studi
Lidia Poet nasce in una benestante famiglia valdese di Traverse di Porrino (Torino), paese di cui il padre Giovanni Piero era stato sindaco per diversi anni. Il nonno Thomas aveva assistito all’incoronazione di Napoleone, invitato dallo stesso imperatore, mentre il bisnonno Matthieu era un armigero dell’esercito sabaudo.
Ancora adolescente, si trasferisce con la famiglia a Pinerolo dove il fratello maggiore Giovanni Enrico è titolare di uno studio legale ben avviato. Nella cittadina svizzera di Aubonne, sul lago di Ginevra, frequenta il “Collegio delle Signorine di Bonneville”: consegue prima il diploma di maestra Superiore Normale e successivamente quello di maestra di Lingua inglese, tedesca e francese.
Morto nel frattempo il padre, Lidia intraprende gli studi presso il Liceo “Giovanni Battista Beccaria” di Mondovì dove, nel 1877, consegue la relativa licenza. Quindi, s’iscrive prima a Medicina, quindi a Giurisprudenza presso l’Università di Torino dove si laurea nel 1881 discutendo una tesi sulla condizione femminile nella società e sul diritto di voto per le donne.

La battaglia per l’ammissione all’Ordine
Svolto il praticantato, e superato l’esame di abilitazione alla professione, chiede l’iscrizione all’Ordine degli Avvocati e Procuratori di Torino. Richiesta accettata, sia pure dopo una procedura piuttosto contrastata: il 9 agosto 1883 Lidia Poët diviene la prima donna ammessa all’esercizio dell’avvocatura. La storica decisione, tuttavia, viene messa in discussione dal Procuratore generale del Regno che ricorre alla Corte d’Appello di Torino ottenendo l’annullamento dell’iscrizione all’Ordine di Lidia Poet.
Decisione confermata qualche mese dopo dalla Corte di Cassazione (con motivazioni di carattere giuridico e legislativo ma anche inerenti la condizione femminile) cui la Poet aveva opposto ricorso. Secondo la Suprema Corte, infatti, alle donne risulta sconveniente addentrarsi “nello strepitio dei pubblici uffici” per discutere di argomenti inadatti a “fanciulle oneste” o, perché, a causa della loro leggiadria avrebbero potuto condizionare i giudici. Si rivendica, inoltre, una presunta riservatezza delle donne, fragilità fisica e inadeguatezza delle loro facoltà intellettuali e qualità morali.

… ottenuta soltanto dopo 36 anni!
Trascorrono bel 36 anni nel corso dei quali Lidia Poët collabora con il fratello Giovanni Enrico, adoperandosi soprattutto nella difesa dei diritti dei minori, degli emarginati e delle donne, prodigandosi anche per il raggiungimento del suffragio femminile.
Concluso il primo conflitto mondiale, la legge n. 1179 del 17 luglio 1919 – Legge Sacchi, dal suo proponente – abolisce l’autorizzazione maritale consentendo alle donne di praticare i pubblici uffici con esclusione della magistratura, della politica e dei ruoli militari.
Un passo avanti significativo, dunque, ma non ancora sufficiente a concedere alle donne tutti i diritti che le possano mettere alla pari degli uomini. Nel nostro Paese la Costituzione, al comma primo dell’articolo 48, prevede che siano elettori tutti i cittadini, uomini e donne, che abbiano raggiunto la maggiore età.
Di fatto, soltanto nel 1920 Lidia Poët, all'età di 65 anni, viene ammessa all'Ordine degli avvocati, divenendo ufficialmente la prima donna italiana a farne parte.
E, a conferma della sua vocazione a battersi per la parità di genere, nel 1922 diventa presidente del Comitato pro voto donne di Torino.

Nei suoi pensieri detenuti e i minori
L’impegno preminente di Lidia Poet è per il riconoscimento dei diritti delle donne. Meno noto, ma altrettanto significativo risulta, invece, l’interessamento per i diritti dei detenuti. Partecipa a numerosi Congressi Penitenziari Internazionali e come membro del Segretariato promuove l’istituzione dei tribunali dei minori propugnando la riabilitazione dei detenuti attraverso l’educazione e il lavoro.
Donna pienamente inserita nel suo tempo, ha avuto intuizioni illuminate che hanno consentito di porre le condizioni per riforme e traguardi che si sarebbero raggiunti nei decenni successivi.

Ma anche l’emancipazione femminile
Aderisce al Consiglio Nazionale delle Donne Italiane (CNDI) fin dalla sua fondazione (1903) e riceve l’incarico di dirigere i lavori della sezione giuridica nei primi Congressi femminili italiani del 1908 e del 1914. Dagli atti di quest’ultimo Congresso si evince, tra gli altri, l’impegno per l'ammissione delle donne alle funzioni di tutori; la privazione della patria potestà per i genitori che si rendono indegni o che sono riconosciuti incapaci; assistenza immediata ai minori i cui genitori sono in carcere, in ospedale o abbandonati; la regolamentazione del lavoro dei minori aumentando i limiti di età e riducendo l'orario di lavoro; l'aumento del limite di età per i delitti contro la morale delle vittime a quattordici anni invece di dodici, e a diciotto anni invece di sedici, e la pena aumentata al massimo per le scritte e le immagini oscene esposte al pubblico.
Sempre nel corso di questi congressi vengono affrontati e rivendicati istituti giuridici innovativi che entreranno nella legislazione e nel costume italiano soltanto decenni dopo.

I suoi meriti e i riconoscimenti post mortem
Il pur sintetico profilo che abbiamo tracciato ci offre la figura di una donna battagliera e illuminata. A Lidia Poet va riconosciuto il merito di essere stata la prima donna italiana ammessa all’Ordine degli Avvocati, ma anche di aver affrontato tutta una serie di iniziative e di “battaglie” che sono risultate fondamentali per l’emancipazione femminile faticosamente raggiunta soltanto in anni recenti.
La sua scomparsa è avvenuta a Diano Marino il 25 febbraio 1949, all’età di 94 anni.
Il 28 luglio 2021 il Consiglio dell'Ordine degli Avvocati del capoluogo piemontese le ha dedicato un cippo commemorativo nei giardini del Palazzo di Giustizia.
A lei sono intestate scuole a Pinerolo e a Frossasco. Le città di Livorno e di San Giovanni Rotondo le hanno dedicato una via.

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31 May 2024

Storia e cultura


Duilio Paiano



Foto dal web





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