Sabato 22 giugno, presso i locali della Proloco, è stata presentata in modo egregio dalla esperta giornalista Luisa Novorio, la mostra pittorica di Antonio Graziani. L’evento che ha riscosso successo sia di pubblico che di critica d’arte, è stato organizzato dal Gruppo Marsarte con il patrocinio del comune di Avezzano. Come ha rilevato l’assessore Pierluigi Di Stefano, la sede istituzionale della Proloco della cittadina marsicana da sempre ha permesso l’incontro di intellettuali, artisti e mecenati della cultura di rilievo non solo locale ma nazionale
A tal proposito tra i tanti ricorderemo Walter Cianciusi, Vittoriano Esposito, Romolo Liberale, Alberto Di Fabio, Marcello Ercole, Ermanno Figliolini, Luigino Susi, Cesidio Di Gravio, Dante Simone, Pasquale Di Fabio e non per ultimo lo stesso Antonio Graziani. Poiché come dice Seneca “l’amicizia è necessaria ma non è in nostro potere” ho sempre considerato la loro preziosa vicinanza dono speciale. Un cenacolo di cultori della bellezza a cui ho avuto il privilegio in giovane età di partecipare formandomi alla cultura di una terra ricca di storia e di eccezionali eventi. Anche nell’espressione artistica del nostro Graziani è presente, a mio avviso, il dramma esistenziale degli artisti abruzzesi come mostra la sua decennale collaborazione con Mario Luzi i cui versi ispirarono al di là del significato ermeneutico della poetica la liricità del colore dei suoi quadri più suggestivi: Tutto l’altro che deve essere è ancora/ il fiume scorre, la campagna varia,/ grandina, spiove, qualche cane latra/ esce la luna, niente si riscuote,/ niente dal lungo sonno avventuroso (Monologo di M. Luzi).
Come la poesia anche la sua pittura nella dialettica tra forma e contenuto cerca nel rifiuto dell’ovvio e del banale l’essenza della vita nel bisogno di narrarsi narrando il mondo. Ecco perché Graziani soleva ripetere che “regalare un quadro è come regalare il mondo”. Dietro l’ombra di un masso o quella più piccola e simmetrica di un palo, che quasi sempre taglia verticalmente le sue produzioni, non c’è spazio per scorci inanimati. Una cromia intensa e materica trasuda bagliori che fanno dei paesaggi metafora della condizione alienante dell’anima.
Colori come lucenti lapislazzuli si “impastano” con le emozioni nell’intento di comunicare, senza parole, il dramma umano. Silenzio e solitudine, categorie fondamentali della sua ermeneutica, si espandono tridimensionali nello spazio artistico e riflettono il suo pensiero nella fusione tra gli elementi naturali e l’energia che li muove e li trasforma. Perfino nei suoi ritratti emergono volti che come maschere svelano la condizione universale nelle dissonanze esistenziali. Un forte e allusivo gesto-segno svela sempre qualcosa di sé nelle sembianze a volte severe, nelle posture statiche e nell’immobilità del corpo. La sua arte tuttavia, pur alimentata dal travaglio vissuto, non è pura autobiografia ma si fa simbolo del mal di vivere dell’epoca post moderna sorta dai conflitti mondiali.
Con vibranti pennellate, che acuiscono la profondità tra le forme in primo piano e lo sfondo, rappresenta visivamente la complessità del divenire delle cose. In alcuni momenti come avviene nella figurazione della lacuna veneta, la scelta del colore intensifica la percezione di infinito e di mistero che pervade l’atto della metamorfosi. Le sue marine nelle infinite variazioni della cromia principale dell’azzurro, interrotto da tratti di verde, pongono la sua pittura nell’ambito dell’ambivalenza dinamicità-rinascita. Proprio come lo scrivere dei poeti la sua pittura crea geometrie arcane per non precipitare nel vortice perverso del materialismo e tutelare l’uomo dal narcisismo perverso dei nostri tempi. Come la solare ginestra di Leopardi la sua pittura invita alla solidarietà di tutti gli uomini contro la cultura imperante del nulla nell’inesorabile solitudine in cui versa l’umanità.
L’artista è l’uomo che riesce a miscelare le immagini e i sentimenti, nella raffinata armonia estetica. Antonio Graziani durante i suoi cinquant’anni di carriera è sempre riuscito a fare della sua arte contemplazione espressiva della bellezza. Sia la peculiarità cromatica che l’immediatezza comunicativa richiamano l’attenzione del fruitore per evidenziare attraverso l’ideale della bellezza il regno onirico dell’immaginazione. Dal suo studio cromatico e prospettico, infatti, emerge il lavoro della sua ricerca stilistica che con duttilità pittorica rafforza la centralità della sua arte che diviene poesia visiva.