La Cooperativa teatrale Lanciavicchio, nell’ambito degli eventi estivi, ha messo in scena uno spettacolo itinerante nel centro storico di Luco dei Marsi nella giornata del 15 luglio.
L’architettura dei luoghi, unica nella Marsica, per la sua particolare struttura urbana, costituita da vicoli scoscesi sulle rive antiche del lago, ha creato suggestive “Stanze” di parole, suoni e luci suscitando sensazioni tramite l’evocazione di antiche memorie. “Rue” gradinate, sporti e piazzette hanno costituito un suggestivo scenario affacciato sulla piana del Fucino per il racconto della nostra storia coinvolgendo artisti e fruitori in un orizzonte ermeneutico. Pertanto l’ellissi drammatica si è armonizzata perfettamente con l’ellissi narrativa consentendo allo spettatore la condivisione del palcoscenico.
Attori, musicisti e tecnici hanno ricostruito in un’atmosfera quasi magica l’incanto del lago scomparso in seguito ad un’ingegnosa opera idraulica iniziata con l’Imperatore Augusto e portata a termine solo nel 1875 dal Principe romano Alessandro Torlonia davanti ad un pubblico organizzato in piccoli gruppi nell’intento di radicare il presente nel passato.
Tra realtà e immaginario è stato messo in rilievo come quello che oggi è per la Marsica pace e progresso fu per i nostri avi, non più pescatori e non ancora agricoltori, inquietudine e miseria. Gli attori con maestria tecnica in una comunicazione empatica oltre a fornire informazioni scientifiche e dati statistici sugli eventi marsicani, a volte inediti, hanno dato una lettura umana dei vari personaggi evocati. Ampi archi cronologici dalla narrazione del culto al Dio Fucino, alla vita dei pescatori di carpe e trote, ai primi tentativi di prosciugamento, alla biografia non solo storica ma anche psicologica e sociale della famiglia Torlonia, al passaggio ad una vita contadina di sussistenza si sono succeduti con ordinata efficacia interpretativa.
Pertanto la voce degli attori nel narrare quel che è stato hanno proiettato un avvenire ancora generato dalle antiche radici in una rigorosa sintesi tra realtà e sogno.
L’immanenza della finzione teatrale tramite richiami a fatti e situazioni anteriori (Flashback) spesso esterne all’azione, attraverso i discorsi dei personaggi ha raccontato ciò che non è avvenuto sulla scena, ma che lo spettatore doveva sapere per capire l’intreccio e l’evoluzione di un periodo che ha visto il repentino passaggio dalla rete alla zappa a causa di un mutamento radicale del territorio. Originale, a mio avviso, la rappresentazione della famiglia dei Torlonia, da parte di una domestica intenta a lustrare i cristalli di una tavola apparecchiata, per aver messo in rilievo con le sue enfatiche parole non solo il ruolo politico ed economico del Principe, artefice di uno dei più grandi eventi di ingegneria dell’ottocento, ma per aver mostrato nei suoi tratti distintivi e peculiari la personalità dei singoli componenti della nobile famiglia romana mettendone in luce la fragilità delle complesse e spesso drammatiche dinamiche personali e relazionali.
Lo spettacolo è riuscito a toccare le corde profonde dell’animo dei presenti, complice la pittoresca suggestione del borgo reso ancor più misterioso dal chiarore soffuso dei lampioni.
Un canto corale quello ascoltato nelle costruite “Stanze del tempo”: mentre si delineava con enfasi il potere incontrastato dei potenti come dice Silone “Padroni della terra e del cielo” si udivano le voci, nella finzione scenica, ora sommesse e rassegnate ora fiere e tenaci, dei contadini marsicani. Preziosa la citazione dei versi di Romolo Liberale, uno degli artefici del riscatto dei braccianti plasmato dalla lotta e dal contrasto di classe. Alla Compagnia tutta del Lanciavicchio, spetta il merito di aver rappresentato con il dolore della gente semplice anche l’infelicità dei potenti. Di questi ultimi, i teatranti, sono riusciti tramite una lettura approfondita dei caratteri, a cogliere la loro psicologia complessa e sovente angustiata dalla solitudine e dall’incomunicabilità. A tutto il cast va riconosciuto il merito di aver contraddistinto i vari personaggi posizionandoli in stanze ideali diversificate per rilevare e far rilevare nel pubblico presente lo spessore umano ricco di quelle contraddizioni che ne fanno un individuo cioè un personaggio a tutto tondo.
Proprio nel fattore personalistico presente nella narrazione scenica è contenuta l’attualità e nel contempo la contemporaneità della loro espressione artistica. Una testimonianza partecipata il loro spettacolo dedicato al Fucino e alla sua gente avvinto allo spirito della grande madre terra.