Prima del 19 giugno del 2012, quando assistetti alla commedia Dio e Stephen Hawking dall’umorismo sottile ma dai risvolti satirici inquietanti, non avevo mai considerato la valenza esistenziale e umana dell’opera scientifica del fisico nato ottanta anni fa a Oxford nel Regno Unito.
Il testo teatrale scritto da Robin Hawdon con ideazione e Regia di Alessandro Gassman, avvolto nelle immagini originali di Simona Gandola, portò in scena la grande forza evocativa di due grandi attori, Emanuele Maria Bosso e Sergio Meogrossi, nostro amato conterraneo.
Lo spettacolo rappresentava, tramite un apparente dialogo tra l’uomo di scienza e Dio, un monologo accorato benché sempre attuale sull’eterno dilemma dell’esistenza di un essere superiore e della sua relazione con il finito e l’imperfezione per affermare che l’errore è la prima forma di conoscenza possibile.
A metà strada tra fede e scienza, la drammaturgia del racconto si faceva visionaria nelle proiezioni di comete, pianeti, galassie, buchi neri e formule matematiche, emozionando i sensi e originando in me spettatore degli interrogativi sulla genesi dell’universo e dell’umanità. Pur non ottenendo delle risposte precise e certe su tali questioni metafisiche certamente sono stata indotta a riflettere sulla forza rivoluzionaria della libertà dell’uomo. Del resto anche l’etica come disse il filosofo Kierkegaard nasce dal “Libero arbitrio” davanti a cui arretra anche il potere di Dio. La religione dipende da una decisione radicale da parte dell’individuo di mettersi in sintonia con la sua scelta. La decisione ultima della libertà è l’appropriazione, da parte del singolo, della fede che resiste al flusso inarrestabile del tempo e della storia per rapportarsi direttamente all’assoluto e all’eterno.
Aveva appena compiuto ventuno anni quando gli arrivò la diagnosi dei medici di essere affetto da sclerosi laterale amiotrofica, tuttavia tale malattia non gli impedì di laurearsi in Cosmologia e di avere una famiglia.
Sposato con tre figli, ricercatore e docente universitario fece del suo progetto di vita la realizzazione di un sogno nella consapevolezza che i limiti invalicabili sono quelli dell’ignoranza, dei pregiudizi e della incapacità di amarsi ed amare. In tal senso tutta la vita, gli studi e le passioni alla ricerca del bello e del vero fanno della fenomenologia esistenziale di Stephen Hawking un “Elogio alla Libertà”. Aveva detto in un’intervista: “Anche se non posso muovermi e devo stare davanti ad un computer sono libero”.
Se come dice Proust : “Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma nell’avere nuovi occhi”, per avere nuovi occhi e ammirare nuovi orizzonti alla scoperta dell’universo bisogna avere fame di libertà. Il Nostro fisico proprio grazie alla tenace desiderio di essere artefice del proprio destino è riuscito a superare ogni limitazione spaziale e temporale facendo del mondo una navicella spaziale e della sua anima la protagonista dell’avventura nello spazio stellato.
Libertà è vivere nella luce e nell’ombra, nel dolore e nella gioia, nel gioco onirico e nell’impegno quotidiano è morire pensando di aver vissuto come ognuno di noi avrebbe voluto senza condizioni né rimpianti. Libertà è fede in un Dio che rispettando la nostra libertà ci ha reso angeli o demoni senza predestinazione.
Libertà è dignità perché ciò che scegli non umilia; libertà è l’essenza di ogni scienza che tace al cospetto dell’imperativo morale della solidarietà.
Lasciatemi dire che in tutti gli uomini di scienza veramente fiduciosi nel progresso la libertà si è sempre unita alle metafore ed allegorie della poesia: “Sentire una persona colta di oggi che scherza e quasi si vanta della sua ignoranza scientifica è altrettanto triste che sentire uno scienziato che si vanta di non aver mai letto una poesia” (Carlo Rovelli).
Stephen Hawking, Roger Penrose, Kip Thorne, Georges Lemaitre, Aristotele, Dante e Leopardi, e molti altri, mostrano con i loro scritti come sia le materie dello spirito che quelle delle scienze esatte, anche se per metodologie proprie, giungono spesso alle stesse conclusioni.
Probabilmente anche Einstein, come Hawking per l’intuizione dell’esistenza dei buchi neri, nel formulare la teoria della relatività ha utilizzato l’immagine poetica di cavalcare un raggio di sole.
Agli ammiratori di Stephen e a tutti coloro che credono nell’unitarietà del sapere umano come percorso alla ricerca della felicità terrena come espressione della libertà dedico questi pochi versi.
La libertà è il tenue lume/ della lucciola/ nel buio della sera,/ è l’azzurro del fiore/ dimenticato nel prato/ e che fa ritorno/ nel tuo cuore