La storia della bellezza in Fernando Botero

Pittore e scultore colombiano, è considerato l'artista vivente più famoso del paese sudamericano

Di Fernando Botero Angulo, pittore, scultore e disegnatore, nato a Medellin il 19 aprile 1932 e recentemente scomparso a Monaco il 15 settembre del 2023, ricordiamo soprattutto l’originale concetto di bellezza intesa come dilatazione volumetrica. Se oggi la bellezza è sinonimo di magrezza e apparenza in Botero le donne “grasse” si rifacevano alle veneri preistoriche per le quali il bello era collegato all’abbondanza ed alla fecondità. Del resto in Botero la deformazione non solo dei corpi ma di tutta la realtà deriva dal desiderio di sensualità intesa non in modo erotico ma esistenziale: “Non dipingo donne grasse (…) ciò che io dipingo sono volumi. Quando dipingo una natura morta dipingo sempre un volume, se dipingo un animale lo faccio in modo volumetrico, e lo stesso vale per un paesaggio”.

L’opera di Botero, definito l’artista dalle figure voluminose, si nutre del meraviglioso alla ricerca di una bellezza capace di commuovere al di là dei canoni dell’estetica classica. Tuttavia tutta la sua produzione sia pittorica che scultorea si anima di creature fantastiche tramite il linguaggio simbolico della cultura umanistica in un dialogo rinnovato grazie ad una sensibilità moderna con la natura, con l’uomo e la quotidianità aperto all’imprevedibile, al fantastico mai al mostruoso.
Un senso di ammirazione insieme ad una sottile malinconia muove le figure umane in una danza che restituisce eleganza e leggerezza a corpi, forme e scenari voluminosi e in un certo senso “ingombranti”.
Gli esseri umani da lui con maestria rappresentati possono essere considerati avvolti in una atmosfera aerea e leggera anche se i corpi appesantiti e “obesi” conservano il mistero mitico del mondo occidentale.

La bellezza in Botero non è mai assoluta ed immutabile del resto non ci sono regole uniche per tutti i popoli e in tutti i tempi, anche la bellezza di Dio nelle sue immagini sacre si libera della tradizione per descrivere un romanzo d’amore che narri il divino nell’umano. La conoscenza profonda dell’esperienza creativa dell’arte italiana durante i secoli ha consentito a Botero di rappresentare la grazia femminile presente nella descrizione dei lirici greci. I corpi appesantiti dalla materia conservano un inedito e insolito equilibrio tra le varie parti da mettere al primo posto la visione soggettiva dell’armonia formale che si fa sostanziale:” Occorrono occhi freschi, liberi da ogni pregiudizio. Fortunatamente l’arte ha una grande dote, quella di essere inesauribile. È un processo senza fine, nel quale non si smette mai di imparare” (Fernando Botero).


Il nostro artista rifiuta l’adesione ad un canone (Kanòn) e ad una regola (nòmos) per creare un dinamismo che suscita stupore. A mio avviso pertanto Botero condividendo le argomentazioni settecentesche di Burke sostiene che la proporzione come regola rigorosa in natura non esiste e non può essere criterio di bellezza. Le sue donne senza significati reconditi sono liete di esistere e di mostrarsi. La consapevolezza serena del volto femminile sembra voler comunicare se stessa e null’altro, priva di spiritualità nella dissoluzione dell’estetica tradizionale per farsi sogno. Il carattere onirico della rappresentazione artistica in Fernando prelude all’estrema libertà nella creazione senza vincoli oggettivi.
In una esposizione di calchi in gesso, preparatorie di statue in bronzo, di alcuni anni fa nella suggestiva città di Spoleto, osservare le forme umane, le nature morte e gli animali domestici mi ha emozionato con la percezione di un mondo che non teme la variazione graduale del reale nella costruzione di una propria rappresentazione del “vero “dal punto di vista sia iconografico che letterario e filosofico.

Posted

09 Oct 2023

Storia e cultura


Maria Assunta Oddi



Foto dal web





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