L’essere umano, imperfetto, quando è colto da buoni propositi, afferma ufficialmente di voler tendere verso la perfezione. I codici comportamentali di ogni Stato sono sostenuti da questa determinazione, messa in bella mostra da articoli di legge e attraverso nobili principi ispiratori. Ma siamo anche consapevoli di quanta falsità sia pregno l’animo dell’essere umano, afflitto soprattutto da carenza di scrupoli.
Una peculiare caratteristica che gli consente di fingere la ricerca di un nobile obiettivo, mentre al contrario sta perseguendo i propri interessi.
Un “articolo” così composto, da sempre ha tentato di dare lustro alla sua progenie, prefiggendosi finalità per lui irraggiungibili attraverso tentativi veri o falsi che siano. Tutti votati al fallimento. Ottusamente testardo non ha mai smesso di provarci, anzi ha strategicamente imparato a indossare gli abiti dell’apparire sostituendo quelli impegnativi dell’essere.
In questa logica perversa continua ad agitarsi una umanità disorientata, come potrebbe fare il vento, sostenuto dalle tante direzioni, capace di sconvolgere le rotte incerte dei precari della vita. Una umanità così composta ha avuto l’arroganza di creare strutture di potere di controllo e di condanna, chiamate anche di recupero, nei confronti di coloro che non osservano le regole comuni. Come guardare questo composto? Come interpretare il comportamento di quest’uomo, difettato, supponente e malmesso, non in grado di guardare i propri limiti e capace di perseverare nell’errore? Potrebbe quest’uomo conquistare migliori propositi, liberarsi dai condizionamenti esercitati dall’abito fuori misura che ha deciso di indossare e guardare con gli occhi privi di schermi una realtà non mistificata di cui è parte essenziale?
Nonostante I numerosi tentativi che compie, l’essere umano è stato capace di condannare gli errori commessi dal suo simile fingendo di non vedere i propri. Un esempio di discordanza ci viene offerto dalla continua invadenza che viene esercitata da alcuni rappresentanti della giustizia, in disaccordo con le linee di condotta decise da un Governo i cui rappresentanti sono stati eletti democraticamente. Il fenomeno della migrazione coinvolge pesantemente il nostro Paese, cosi come altri, non solo nel mediterraneo.
Una linea di condotta governativa, decisa a fermare un fenomeno in buona parte gestito da trafficanti di esseri umani ma non solo, un evento epocale che potrebbe essere definito diaspora che sta sconvolgendo il nostro fragile tessuto sociale, non riesce a diventare operativa perché condizionata dalle tante leggi di mare e di terra che ne impediscono l’attuazione.
L’aspetto peggiore che colpisce il cittadino attento è quello offerto dai diversi esponenti politici che utilizzano questo disordine sociale indotto, per incolpare la parte avversaria e denunciarne la incapacità gestionale. Quindi convincere gli elettori della bontà del loro operato e sponsorizzarne il ritorno al Governo.
Incuranti delle tante tragedie che ormai quotidianamente vengono inflitte ad una popolazione inerme ma anche alle forze dell’ordine, dai tanti balordi trasportati dalle nostre parti che si aggiungono alla delinquenza locale e ne ingrossano le fila. A coloro che si oppongono ma anche ostacolano la ricerca di soluzioni al problema che coinvolge tutti gli italiani, rossi neri verdi e gialli che siano, verrebbe voglia di chiedere a quale razza umanoide appartengono,quali interessi perseguono? Potrebbe uno studio accurato delle facoltà cerebrali di costoro consentirci di capire la loro provenienza e i codici comportamentali con cui sono stati strutturati?
Questo remare contro, in ossequio a interessi materiali o di suddita militanza, sarebbe auspicabile che fosse da loro esercitato la dove sono necessari questi particolari interventi, magari liberandosi dei robusti fardelli di denaro con cui vengono da noi retribuiti. Ma anche, una riflessione sorge spontanea: se le decisioni assunte da governi democraticamente eletti in un Paese che si definisce democratico, vengono costantemente impugnate da certa Giustizia, allora eleggiamo i rappresentanti della Giustizia e diamo loro la delega per la soluzione del problema.