La scrittura salva la vita

La scrittura, la forma di comunicazione più alta per riflettere sulla nostra vita, per raccontare qualcosa a qualcuno e, anche, per lasciare una traccia di noi stessi nel tempo

Se vuoi cambiare il mondo,
prendi la tua penna e scrivi.
(Martin Lutero)

Questo è uno dei tanti aforismi sulla scrittura; certo non ne definisce il significato in maniera esaustiva, ma considerate le conseguenze di quelle novantacinque tesi appese il trentuno ottobre del 1517 sulla Chiesa del castello di Wittenberg dallo stesso Lutero, dobbiamo ammettere che qualcosa cambiò davvero nel mondo...


La scrittura comunque è stata, ed è, un vero atto creativo, uno dei canali di comunicazione più importanti, un pilastro alla base della nostra evoluzione e della nostra società. Già nella Preistoria, infatti, quando la scrittura non esisteva, i primi tentativi per comunicare furono le immagini. L’uomo incideva sulle pareti delle grotte la vita quotidiana, le battute di caccia, le sue credenze, le sue paure, servendosi di simboli che poi, arrivati fino a noi, sono divenuti testimonianza preziosa. Le prime incisioni, infatti, sono state rinvenute nelle Grotte di Lescaux (Villaggio di Montignac, Dordogna, Francia) nel 1940, e risalgono al Paleolitico superiore 17.500 anni fa circa.
Si deve poi alla Filografia lo studio di tutte le tracce relative alla scrittura, attraverso l’analisi delle varie fasi evolutive della scrittura stessa, dai caratteri dei Sumeri, agli arcaici, ai geroglifici egizi e cretesi, ai logogrammi cinesi, agli olmechi del Mesoamerica fino all’età moderna e della digitalizzazione.

L’ avvento della scrittura, inoltre, ha permesso, col tempo di “addomesticare il pensiero” (Jack Goody) tanto da condurlo a numerosi processi quali la logica, la retorica, l’astrazione, l’ipotesi e quindi la nascita di nuove teorie, un processo continuo che ha portato l’umanità alla letteratura, alla poesia ed allo stesso progresso dell’uomo. Senza la scrittura la scienza, la tecnica, la ricerca e le grandi religioni non avrebbero avuto lo stesso sviluppo e non avrebbero promosso quindi sapere, conoscenza, cultura, modo di essere e di interpretare la realtà.

Ma la scrittura non è solo un interscambio, seppure prezioso, di idee o un canale preferenziale col mondo esterno, è qualcosa di più profondo, intimo, esistenziale. L’uomo, infatti, se attraverso la sua capacità di pensare, il suo cogito, ergo sum ha acclarato il suo essere persona, il suo esistere che lo ha portato poi all’esistenza dell’Eterno tramite la scrittura, non solo ha legittimato l’esistenza del pensiero, ma ha iniziato quel processo interiore, quello scavare nel profondo fino a portare “fuori” tutto ciò che il suo io gelosamente custodisce. Scrivere diventa così conoscere sé stessi attraverso un viaggio introspettivo a volte difficile ma catartico, liberatorio. E così è stato, ad esempio, per le Confessioni di Sant’Agostino, dove il coraggio di ripercorrere la propria vita in modo viscerale e profondo, ha portato alla luce una persona diversa, consapevole dei propri errori e dei propri limiti. Scrivere di sé stessi e per sé stessi è un ripiegamento introspettivo, una peregrinatio animae in cui trovare conforto e stimolo per riflettere sui problemi esistenziali. Un concetto che Luigi Pirandello ha magistralmente espresso nell’affermazione: La vita o si vive o si scrive, io non l’ho mai vissuta, se non scrivendola.

Scrivere vuol dire sentirsi meglio, avere una migliore relazione con sé stessi e con gli altri, scrivendo si dona un senso alle proprie emozioni, alle proprie sofferenze, si libera l’anima dalle catene del conformismo, del pregiudizio, dell’omologazione sguazzante e imperante di un mondo senza ideali, dove il pensiero divergente è imbrigliato tra le forre dell’appiattimento totale. Scrivere è liberare la fantasia per ritrovare “l’isola che non c’è!” è l’emozione che ci consegna la freschezza della gioventù e rende tutto leggero come bere un sorso d’acqua di sorgente. Scrivere è proiettare esattamente, anche se in forma simbolica e allusiva di se stessi, ciò che si vuole o che si sente, è legato ai nostri stati d’animo, ai nostri bisogni, alle nostre paure e per questo può rivelare molto di una persona.
Non a caso, infatti, la scrittura è il mezzo più efficace di cui la moderna psicoterapia si serve (vedi Scrittura Terapeutica) in quanto riconosce che mettere a nudo le proprie emozioni, capirle, accettarle e far affiorare ciò che non è mai arrivato alla nostra coscienza e affrontarlo attraverso un lungo percorso di crescita personale che si serve dello scrivere, è un mezzo per superare forme di disagio psicologico e/o relazionale. La scrittura e il diario personale, in questo modo, fanno parte di un percorso di auto-terapia attualmente molto usato dagli psicologi.

Vale la pena citare in merito, tra i tanti, il noto psicologo e psicoterapeuta romano Flavio Cannistrà che riconosce alla scrittura tre grandi benefici: migliora la crescita personale, aiuta a riorganizzare le idee quando si affronta un problema ed a rendersi conto di certi contenuti emotivi. Scrivere, continua Cannistrà, aiuta a rendere in modo più chiaro pensieri vaghi e meno definiti e ci libera da pensieri oppressivi migliorando così l’umore e l’autostima.

La scrittura resta, tuttavia, la forma di comunicazione più alta per riflettere sulla nostra vita, per raccontare qualcosa a qualcuno e, anche, per lasciare una traccia di noi stessi nel tempo. Pensiamo per un attimo ai romanzi autobiografici, a quanto hanno lasciato dei loro autori, a quante informazioni hanno dato dei periodi storici in cui hanno vissuto ed agli insegnamenti che hanno trasmesso. Fra i tanti, il Diario di Anna Frank, un libro che ha rivoluzionato e rappresentato uno dei periodi storici più complessi e controversi del nostro passato. Altro romanzo che merita di essere ricordato, I have a dream di Martin Luther King e la sua lunga battaglia sui diritti civili dei nativi d’America oppure Io sono Malala, Malala Yousafzai di Cristina Lamb, una voce capace di scuotere le coscienze per cambiare il mondo, un inno al diritto all’educazione e all’istruzione di tutti gli uomini senza prevaricazioni o distinzioni di sorta.
Sono opere capaci di squarciare la mente sugli eventi narrati aprendo nuovi orizzonti per analizzare e valutare i fatti accaduti e trasmettere, altresì, esperienze di vita diretta, personale, che ogni autore consegna al mondo insieme alla propria coscienza, al suo modo di essere e percepire le cose.
Virginia Woolf, in merito, ha affermato: Ogni segreto dell’anima di uno scrittore, ogni esperienza della sua vita, ogni qualità della sua mente è scritta in grande nelle sue opere.
E sui pensieri lasciati sulla carta, sui capolavori nati dal genio di menti eccelse ed illuminate si è costruito, riga per riga, mattone su mattone il nostro sapere, si sono allargate le nostre conoscenze, evoluto il nostro modo di essere e di pensare, siamo cresciuti moralmente e socialmente, consapevoli, altresì della nostra grandezza ma anche dei nostri limiti.

Oggi spesso ci si chiede se la scrittura abbia ancora modo e tempo di esistere in un mondo dominato dal touch-screen, dagli audio messaggi, da una realtà più virtuale che reale e dove l’informatizzazione crescente e la digitalizzazione in atto sono ormai parte importante del nostro vivere quotidiano. Personalmente credo che, essendo la scrittura espressione del nostro pensiero e unico modo personale di comunicare, sia e resti la condizione ineludibile e imprescindibile per entrare in rapporto col mondo esterno.

Tutto nel web è più facile e veloce certo ma è anche poco sedimentato nella pausa di riflessività, spesso infatti, il pensiero agisce come meccanismo di risposta aggirando così, la consapevolezza di ciò che veramente la mente “pensa” e col tempo, così facendo, il linguaggio perderà molto della sua creatività, del suo senso logico, della sua capacità di mutare costantemente per incanalarsi in un meccanicismo riduttivo e disumanizzante. Con carta e penna si fermano i pensieri, si crea un processo di crescita non solo intellettuale ma sociale e morale. La scrittura a mano, infatti, è fondamentale per lo sviluppo cerebrale dei bambini e, in particolare, per l’acquisizione delle competenze linguistiche, motorie e cognitive legate principalmente all’emisfero sinistro del nostro cervello, più la mano scrive maggiormente il pensiero crea, ricerca, elabora, riflette, si interroga perché scrivere è anche ascoltarsi, interrogarsi.

Scrivere fa bene all’anima, rilassa la mente, aiuta, esercita e sostiene la memoria, migliora la concentrazione. Scrivere di getto emozioni, pensieri, sentimenti è un modo per dare del tempo a noi stessi, per tenere il mondo fuori e rilassare la mente. Quanti di noi in questo anno particolare, costretti all’isolamento, alla solitudine, soggiogati dalla paura del contagio, fortemente scossi da una pandemia che ha decimato centinaia di persone e falciato in modo disumano tante vite, non hanno cercato nella lettura e nella scrittura un modo per evadere da una realtà così terribile? Siamo stati in molti a farlo e lo testimonia anche la partecipazione massiccia a concorsi letterari sul tema perché fermare i ricordi e lasciare una traccia di ciò che si è vissuto è importante, così come tenere a bada la paura ed esorcizzare quel senso di vuoto, di morte provati in un periodo così difficile. La scrittura ci ha fatto sentire testimoni di un evento, ci ha permesso di riflettere e, in un certo qual modo di recuperare quella parte più squisitamente umana di noi stessi, ci ha fatto sentire più uniti e meno indifferenti l’uno con l’altro. Quel foglio bianco da riempire ha contribuito a tirar fuori la parte migliore di noi stessi, a scuotere le nostre coscienze ed allontanare ansia, frustrazione e negatività. Lasciando sulla carta le nostre emozioni ci siamo ritagliati una realtà parallela in cui rifugiarci, in cui ascoltare la nostra voce dimenticata, un modo per capire chi e cosa siamo in questo mondo. La scrittura in questo senso ci ha restituito il battito vero e più umano della nostra vita.

Vale citare in merito le parole di Anna Frank: “Posso scrollarmi tutto mentre scrivo, i miei dolori scompaiono, il mio coraggio rinasce”.
E sicuramente, in questo periodo così incerto della nostra esistenza, parte del nostro dolore ha lasciato il posto al coraggio di andare avanti, di riuscire a superare una prova così difficile facendo di noi dei piccoli “uomini coraggiosi” piccoli eroi di una guerra contro un nemico sconosciuto ma potente.
A questo punto sorge spontaneo chiedersi cosa ne sarà in un futuro ormai prossimo della scrittura, vista la continua e repentina trasformazione della società e il massiccio processo di digitalizzazione in atto. Sicuramente sarà difficile fermare il cambiamento anche perché la rivoluzione digitale ha modificato in modo così radicale ogni settore della nostra vita, (economico, politico, sociale, culturale) che è difficile ormai immaginare la nostra quotidianità senza i vantaggi delle nuove tecnologie. Col passar del tempo però, sicuramente diventeremo sempre meno indipendenti, meno liberi di pensare in modo autonomo, intrappolati in un mondo fittizio creato da noi stessi.

E per questo si rende necessario preservare la scrittura come valore antropologico perché attraverso lo scritto l’uomo si manifesta in modo oggettivo, si identifica come unico, originale ed irripetibile. Non a caso, infatti, la “Compagnia per il diritto di scrivere a mano,” promossa dall’Istituto Grafologico Internazionale di Urbino, diretto da padre Fermino Giacometti, è nata per ribadire non solo l’importanza della scrittura come abilità squisitamente umana ma anche come patrimonio da preservare e conservare per le future generazioni che non possono essere defraudate di questo grande patrimonio. La parola scritta ci ha aperto le porte dell’universo, ci ha reso umani e responsabili ma, soprattutto, ci ha dato le chiavi per conoscere la nostra anima. Niente è più potente della parola scritta e nessuno meglio di Emily Dickinson lo ha compreso e racchiuso in questa affermazione: “Non conosco nulla al mondo che abbia più potere quanto la parola. A volte ne scrivo una, e la guardo, fino a quando non comincia a splendere” E noi speriamo che la parola scritta possa continuare a splendere in eterno!

Posted

13 Jan 2024

Pensieri e riflessioni


Francesca Misasi



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