La parola Pace non significa soltanto assenza di guerra, fine di un conflitto fra Stati, ma qualcosa di più; invocandola semplicemente, come si sa, non è sufficiente.
Pace è accordo, armonia, concordia d’intenti tra due o più persone, così anche nella vita sociale. Papa Francesco sostiene: C’è tanto bisogno di “ricucire”, partendo dai nostri rapporti personali, fino alle relazioni tra gli Stati.
Occorre combattere le disuguaglianze sociali, favorire l’istruzione, tutelare i diritti umani, collaborare tra le nazioni attraverso scambi culturali e non solo commerciali. Solo un cambiamento di atteggiamento aiuta la convivenza pacifica! O impariamo a vivere come fratelli – sosteneva Martin Luther King – o periremo insieme come stolti.
Nessuno Stato può inserirsi con la forza nella Costituzione e nel Governo degli altri Stati (Kant).
Platone, nel dialogo La Repubblica, proponeva come classe governativa i filosofi in quanto dotati di sensibilità innata. Il sociologo norvegese Johan Galtung definisce “Pace Negativa” l’assenza di guerra; “Pace Positiva” l’insieme di atteggiamenti, strutture e istituzioni in grado di creare e sostenere società pacifiche.
Maria Montessori, medico, pedagogista ed educatrice, candidata tre volte al Premio Nobel per la Pace asseriva: Evitare i conflitti è opera della politica: costruire la Pace è opera dell’educazione.
Chi ha cari i valori della cultura non può non essere pacifista (A. Einstein).
La cultura, dunque, influisce notevolmente sull’agire sociale; serve ad acquisire uno spirito critico, a non cedere al conformismo sia degli atteggiamenti che del pensiero.
Le leggi del comportamento umano sono leggi morali non leggi scientifiche!
La Pace si costruisce attraverso la volontà, la capacità di prendere in considerazione il rispetto e i bisogni degli altri!
Mi piace riportare un bellissimo pensiero della psichiatra svizzera Elisabeth Kübler Ross: Le persone sono come le vetrate. Scintillano quando c’è il sole, ma quando cala l’oscurità rivelano la loro bellezza solo se c’è una luce dentro.