La prima riflessione che ho fatto quando ho letto la notizia del “San Francisco Gate” sul bacio del principe a Biancaneve addormentata e quindi bacio non consensuale – perché l’amore vero, quello che ti salva è vero solo se l’altra persona è consapevole di quello che sta accadendo – beh mi sono detta: “forse la cronaca dei nostri giorni è finita, per cui per fare notizia analizzare i cartoni animati?”
Quando leggi una notizia simile, quando l’America fa partire come un razzo in tutto il mondo una notizia mediatica, nata da due giornaliste che analizzano la riapertura di un parco giochi e iniziano a trovare il marcio in un luogo dove ci dovrebbe essere solo spensieratezza e gioia, allora mi chiedo cosa abbiamo compreso in questo periodo di pandemia, dove anche l’aria che respiravamo era il nostro nemico?
Mi avvicino alla mezza età e sono figlia degli anni 80/90. Walt Disney con cartoni animati e fumetti è stato il mio primo approccio alla consapevolezza, all’ironia, all’attesa, a conoscere il nemico, alle lacrime e alla gioia del bene che vince sempre il male, a sospirare davanti alla maestosa scritta: The End.
Da piccola sognavo un amore come La Sirenetta che dimostra quanto essere diversi non sia un limite nell’amore, quanto volersi e pretendersi può fondere due mondi completamente diversi. Quanto la preoccupazione di un genitore, pur essendo il dio del mare, si sciolga davanti alla felicità della propria figlia, al punto da affiancarla in questa missione, combattendo tutti i mostri marini per lei.
Avrei tanto voluto indossare la scarpetta di cristallo della dolce e forte Cenerentola, che ha come amici solo dei topi parlanti e degli uccellini come radio, che nei suoi panni da figliastra usata e umiliata, trova la maturità di perdonare senza mai recriminare. Un cartone animato che dimostra la realtà del mondo degli orfani, che non sempre poi proseguono una vita felice come ogni bambino che affronta la perdita dei genitori meriterebbe per alleviare il vuoto interiore di un legame così forte che si spezza. E il senso di giustizia di un regale che mette sotto sopra una cittadina, ma vuole la donna vera, la proprietaria di quella scarpetta. E la scarpetta di cristallo è un messaggio molto forte nel cartone animato, perché dimostra come la fragilità possa essere indossata e splendere nella sua bellezza, tanto da essere un mezzo per camminare su un nuovo percorso di vita, più giusto e più umano.
Lasciando il grande mondo della Walt Disney potrei proseguire mischiando vari cartoni animati in cui mi sono imbattuta, come Candy Candy che ha la morale di una donna sempre crocerossina, mai realmente felice, plagiata dal tenace Terence, che alla fine si dimostra essere l’uomo più dolce e fragile piegato davanti alla tenerezza che solo una donna ha.
Oppure voltando pagina, potremmo puntare il faro di critica sull’Uomo Tigre, che si nasconde dietro una maschera per sconfiggere il male presentando al pubblico infantile scenari di sangue e “spappolamenti” in più parti del corpo dell’avversario, eppure il fine del cartone animato è aiutare i più deboli.
O magari la piccola Georgie, che orfana si ritrova crescendo a innamorarsi dei due fratelli, presentando uno scenario molto difficile a un pubblico di bambini, con corpo nudo, effusioni e parole forti di dubbi sull’amore.
Ma perché non parlare anche della valorosa Lady Oscar, ripudiata dal padre “che voleva un maschietto ma ahimè sei nata tu, femmina!”
E lei che vive una vita come fosse un uomo, dura, rigida, ferma nella sua decisione, finché l’amore non la fa vacillare più volte in rapporti sempre complicati e drammatici? Quanto della realtà omosessuale esiste in questo cartone animato, quanto lo spaccato societario di famiglie ancora in difficoltà con il coming out dei propri figli?
Potrei analizzare molto di quello che i miei occhi hanno visto e le mie orecchie hanno ascoltato, e potrei finire il mio piccolo viaggio della memoria infantile citando anche Pollon, che nell’Olimpo canticchia la sua canzoncina “Sembra talco ma non lo è, serve a dare l’allegria!”, incitamento a uso di droghe o cosa?
Oppure il fantomatico ladro tanto desiderato e conteso dalle forze dell’ordine, Lupin, che di certo non rubava ai ricchi per dare ai poveri, al massimo dimostra la debolezza dell’essere umano davanti alle curve di una bella donna, il divertimento di prendere ciò che non è suo, la tristezza di non trovarsi un lavoro, la realtà di un criminale che sfugge e si salva sempre davanti ai suoi reati per colpa di autorità non capaci e leggi non efficaci.
Ma la verità è che parlare di tutto questo mi fa solo sorridere. Gli americani sono abili a fare notizia di massa in modo eccellente, non per niente la parola influencerè stata coniata da loro e oggi molti sono certi sia addirittura un lavoro.
Influenzare le persone spostando la loro attenzione dalle cose reali e gravi della vita, sembra essere una missione giornaliera, perdendo piano piano la percezione di valori, di giustizia, di importanza, di realtà!
Ogni giorno in ogni parte del mondo, in modo percettibile e impercettibile, subiamo una modifica mentale e interiore, parte da una pubblicità, un film, un articolo di giornale, un evento di cronaca, un salotto televisivo, un comportamento politico, una legge bizzarra.
Viviamo costantemente in bilico tra il giusto e l’ingiusto, riempiamo il nostro cervello di tanta spazzatura mediatica, i social network sono diventate le piazze in cui oggi la gente si riunisce, ma senza proferire parola, meglio scriverlo su una piattaforma.
Parliamo di diritti, di uguaglianza, di umanità, di fratellanza e ci ritroviamo a leggere per giorni notizie su un bacio non consensuale dentro un cartone animato, ma abbiamo aule di tribunale dove a una donna abusata viene chiesto se ha provato piacere durante lo stupro, come era vestita, perché ha denunciato molte ore o giorni dopo?
Siamo in quella dimensione dove il mercato sessuale minorile parte anche da bambini di pochi mesi, molti che hanno anche qualche anno se vengono salvati dalle forze dell’ordine spesso si ribellano, perché sono cresciuti con l’idea che l’amore della famiglia sia quella di far godere l’amico di mamma e papà e tu che lo vuoi portare via da quello squallore sei il nemico. Strano vero?
Parliamo di un bacio non consenziente su una ragazza avvelenata da una mela data da una vecchietta gelosa della sua bellezza, avvelenamento di un sonno eterno e spostiamo il faro dalla vecchietta cattiva sul giovane principe che sa che solo baciandola potrà riportarla in vita. Oggi, 2021 grazie a due giornaliste americane, sottolineiamo ancora una volta l’ignoranza, la cattiveria e il senso di trovare il marcio in chi fa del bene, proteggendo il carnefice nell’ombra.
Ma poi mi chiedo, anzi chiedo a tutte le persone che appoggiano questa tesi di violenza a cartoni: ma se vi devono applicare la respirazione “bocca a bocca” per salvarvi la vita, i medici possono farlo o si ritroveranno nel 2031 a leggere di due giornaliste che li citano per aver effettuato la manovra su una donna incosciente e quindi non consenziente?