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Arriva anche quest’anno il Natale, tra residui di un’Italia post pandemia ed echi di guerra dal fronte ucraino. Il mondo sembra voler reiterare le tradizioni di sempre. Si desidera così ancora il calore di una famiglia che si riunisce intorno ad una tavola per festeggiare insieme, con parenti che giungono spesso da altre parti d’Italia o del mondo oppure amici che non si incontrano da tempo. Tutti i simboli di un Natale vissuto e desiderato saranno lì: l’albero con i suoi colori e il Presepe, il più bello tra i gli addobbi perché l’italiano e fortemente legato ad una religiosità cristiana che ci appartiene.
Sembra quasi che rituali come questo possano darci conforto in un periodo molto difficile, aiutandoci ad esorcizzare la paura che continua ad assumere diverse forme collegate alla malattia, alla minaccia di un conflitto che possa riguardare anche il nostro paese e, infine, alla crisi economica che ci spingerà forse a centellinare le nostre risorse che destinavamo in passato alle spese natalizie con più liberalità.
Al di là di tutto la minaccia forse più temuta è quella del tempo, una forza che ci sovrasta e che va oltre le nostre capacità di controllo. Una dimensione che ci pone continuamente di fronte all’ignoto e che, considerati i duri anni trascorsi ultimamente, sembra ingannare le nostre speranze regalandoci spazi limitati per illuderci che le cose possano andare meglio. La nostra cristianità per fortuna ci aiuta ad immaginare spazi diversi ed i preparativi festaioli sostengono il credo che forse le cose cambieranno. Tuttavia i timori rimangono e l’incognita del tempo che passa e ci travolge non conforta il nostro stato d’animo turbato dagli eventi.
Attendere l’arrivo di una festa desiderata fa comunque parte della nostra vita e così quel filo sottile di ottimismo, che nonostante tutto continua a serpeggiare in noi, ci sostiene e ci permette di orga-nizzare i giorni di dicembre. Ecco allora che le fami-glie decidono gli inviti, tra familiari e amici, pro-grammando la spesa, il menu e contemporaneamente pensando ai regali, compatibilmente con le risorse finanziarie a disposizione, rese peraltro esigue dai rincari energetici di questi ultimi mesi. Impossibile programmare il tempo, dunque, ma dopo tutto nessuno può turbare l’immaginazione e la fantasia tipicamente italiana. In fondo basterebbe soltanto concentrarsi su un Natale di semplice rinnovamento e di calma condivisione di momenti belli e sereni con le persone che amiamo.
Programmare: una sana abitudine da usare, sia nella vita lavorativa e professionale che nella sfera personale. Eppure è diventato quasi impossibile pianificare la nostra vita futura in questi ultimi anni e, nonostante i nostri sforzi, il domani ci ha regalato solo incognite ed incertezze ultimamente, sconfiggendo le nostre attese più rosee. Come affrontare allora questo periodo di avvento? Come prepararci ad accogliere la nascita più importante della storia dell’umanità? Forse basterebbe accettare i nostri limiti affrontando il domani con calma ingenuità, consapevoli di poter affrontare incertezza, sofferenza ma anche gioia attraverso un tempo non programmato che parla solo attraverso il silenzio.