Hannie Rouweler (Paesi Bassi, Goor, 13 giugno 1951), poetessa e traduttrice, vive a Leusden, nei Paesi Bassi, dalla fine del 2012. In precedenza ha soggiornato all’estero per un periodo di tempo più lungo.
Le sue fonti di ispirazione sono la natura, l’amore, i ricordi d’infanzia e i viaggi in un mix di osservazioni della realtà, di fantasia e di immaginazione, elementi che giocano un ruolo importante nei suoi componimenti.
Nel 1988 debutta con Regendruppels op het water (Gocce di pioggia sull’acqua). Da allora ha pubblicato più di 40 raccolte di poesie e dieci traduzioni in varie lingue straniere.
Le sue poesie sono state tradotte in 35 lingue.
Ha frequentato anche corsi serali di pittura e storia dell’arte, presso l’Accademia d’Arte (Belgio) per cinque anni.
Ha ricevuto premi dai Paesi Bassi e dall’estero e pubblicato diversi racconti (tra cui brevi thriller) ed è curatrice di diverse raccolte di poesie.
Ha ben quaranta libri di poesie pubblicati nel suo archivio letterario ed è una nota poetessa e scrittrice. Cosa l’ha portata fin qui: il suo talento, il duro lavoro?
Motivazione. Puoi avere un’attitudine o un talento per qualcosa, ma non è abbastanza. Spinta e passione per la lingua e tutte le sue possibilità espressive sono necessarie per svilupparla ulteriormente. È un processo che dura tutta la vita. Puoi farlo solo rimanendo coinvolta nelle tue attività letterarie.
C’è stato un evento o un episodio particolare della sua infanzia che l’ha avvicinata alla scrittura?
Sì, come molti altri poeti, ho iniziato a scrivere poesie durante la mia adolescenza, quando ero al liceo. Ma in realtà la scrittura è iniziata prima, perché mi è sempre piaciuto scrivere lettere e tenere diari, per necessità, perché sono stata in collegio tra i 12-16 anni. Col senno di poi sembrava una specie di prigione.
La libertà era limitata e bisognava stare sempre in mezzo ad altri bambini. Per questo probabilmente ho sempre avuto problemi a stare insieme a molte persone.
Nel 2008 ha fondato Demer Uitgeverij/Demer Press, che si occupava della pubblicazione delle antologie e traduzioni. Quanto è impor-tante per lei promuovere la poesia interna-zionale?
La poesia internazionale attraversa i confini e viaggia ben oltre ciò che conosciamo. È molto importante essere in contatto con altri modi di fare poesia come specchio dei propri scritti. Dopotutto, c’è sempre tanto da imparare.
Ha mai sperimentato il “blocco dello scrittore”? Che cosa ne pensa?
Non credo di averlo mai avuto. Sicuramente ci sono stati momenti in cui non avevo l’ispirazione per scrivere, essendo impegnata in altre attività. In quei periodi mi dedicavo alla stesura di racconti brevi. Ma presto tornavo alla poesia.
Cosa significa per lei tradurre: restare fedele all’originale o essere molto di più creativa?
Leggere a fondo una poesia per tradurla nella propria lingua. Un lavoro di precisione. È importante riportarne con sé il significato, la forma e il contenuto originali. Spesso bisogna affrontare delle scelte. L’intelligibilità è assai importante.
Dalla sua primissima raccolta di poesie (1988) “Gocce di pioggia sull’acqua” fino all’ultimo libro: è cambiata la sua poesia? Se sì, come?
Sì, all’inizio scrivevo anche poesie in rima, che ho subito lasciato andare a causa dei limiti che mi imponeva. Le mie poesie allora erano più brevi e concise. Negli ultimi anni ho incorporato più sfaccettature e trame nelle mie poesie. È quindi molto simile alla poesia in prosa.
Che consigli può dare ai giovani poeti e scrittori?
Soprattutto leggere tanto, leggere il più possibile oltre che scrivere. Puoi imparare non solo dai grandi poeti del passato ma anche da quelli contemporanei. Non bisogna perdere tempo cercando di fare qualcosa che è già stato fatto con successo da qualcun altro. L’importante è mostrare la tua voce e tue sonorità poetiche.