Sempre più giovani, anche di buona famiglia, manifestano comportamenti trasgressivi e violenti sia nei confronti dell’ambiente compiendo atti vandalici, sia nei confronti delle persone, con azioni di bullismo e di aggressione, spesso a mano armata. Sembrano scene da far west quelle a cui capita di assistere, anche in pieno centro e in ore diurne nelle nostre città.
I ragazzi,riuniti in gruppo, sono adolescenti, anche minorenni, che non si fanno scrupolo di deturpare monumenti o palazzi con scritte e disegni, rompere vasi con piante posti fuori di negozi, divellere illuminazioni pubbliche o spaccare vetrine.
Senza parlare dei rifiuti, gettati senza alcun riguardo dove capita, nonostante la presenza di cestini per la loro raccolta.
Altre volte invece, si accaniscono contro coetanei con atti intimidatori o persecutori, giungendo alle mani o peggio, ad usare coltelli e altri strumenti di aggressione.
È di qualche giorno fa la notizia di un automobilista finito in gravi condizioni in ospedale per essere stato pestato da un ragazzo di sedici anni che viaggiava in compagnia della madre nell’auto guidata da una guardia giurata.
Il motivo di tanta violenza? L’automobilista in questione, rispettando la segnaletica, si era fermato al semaforo arancione: il ragazzetto uscito dall’auto che era dietro, ha dapprima inveito e poi preso a botte il malcapitato. Colpisce anche che i due adulti che erano con lui, non solo non siano intervenuti ma non abbiano neppure prestato soccorso.
Quotidianamente i mass media riportano scene riprese con i cellulari dagli stessi attori ,di pestaggi o di offese e dispetti nei confronti di un malcapitato coetaneo. Evidentemente si sentono eroi che devono avere notorietà per i loro comportamenti prevaricatori e non temono gli effetti derivanti.
E che dire di prepotenze esercitate sui mezzi pubblici, tanto da mettere in crisi perfino gli stessi conduttori dei mezzi ove presenti?
Non basta: i ripetuti stupri ai danni di due bambine cugine tra loro a Caivano,alle porte di Napoli,non sono che la punta di un iceberg che nasconde decine di casi simili, a volte perpetrati in pieno centro, come accaduto tempo fa nella Piazza Duomo di Milano, quando una banda di ragazzi ha molestato in modo pesante alcune ragazze.
Nei casi estremi si arriva ad uccidere il rivale o un passante per i motivi più svariati: un’offesa, una rivalità in amore o nel gruppo, omofobia, razzismo ma anche per derubare un borsello,un cellulare,un orologio. Si uccide la fidanzata, la ragazza, perché vuole rompere un legame e non si accetta di essere “sconfitti” .
L’ambiente non è peraltro esente dall’aggressione di bande di ragazzi che si accaniscono contro animali indifesi o contro edifici o monumenti ,come testimoniano i ripetuti atti vandalici alla fontana di Trevi di Roma o ad opere d’arte esposte nei musei. Addirittura alcuni di questi gesti vengono compiuti da sedicenti ecologisti dell’ultima generazione che, con il pretesto di aver visibilità per la loro causa di salvaguardia ambientale, non esitano a profanare capolavori artistici, come è di recente accaduto per la basilica di San Marco a Venezia o la Gioconda al museo del Louvre a Parigi e ancora l’esborso di sostanze coloranti nei corsi d’acqua delle principali città italiane. Anche questo si chiama vandalismo seppure nascosto da un nobile pretesto.
Ovunque si respira un’aria di grande disagio nei giovani,sempre più allo sbando, incapaci di accettare le regole della convivenza e del rispetto, senza neppure più la consapevolezza, forse che uccidere è l’azione più brutale e irreversibile da compiere, quella che scava una profonda frattura tra bene e male.
I nostri giovani stanno imitando gli eroi negativi, quelli che troppi brutti film hanno presentato come modelli di riferimento e che spesso rapper e influencer propongono.
Il ministro Valditara,dopo gli ultimi strazianti femminicidi, ha, per esempio, proposto “L’educazione sentimentale” nelle scuola che riguarda non solo il rapporto tra i due generi,ma la capacità ,spesso perduta o latente, di provare sentimenti amichevoli verso il prossimo,di saper rispettare gli spazi altrui e opinioni diverse e questo abbraccia la sfera più ampia del rispetto verso tutto ciò che ci circonda. Non basterà questo né il dialogo con gli inseganti se le famiglie non prenderanno una loro posizione ferma nel condannare,senza appello,certi comportamenti che non devono essere definiti “ragazzate” ma vere e proprie devianze e non si metteranno a dialogare e a mostrare con l’esempio,certe regole di vita da seguire. Occorrono dunque misure di contenimento e di punizione a largo spettro affinché se non altro, certi individui non siano lasciati liberi di continuare ripetutamente ad agire indisturbati, penalizzando e danneggiando coloro che invece vogliono vivere seguendo le regole del vivere civile e della convivenza pacifica.
In sintesi,deve essere la società tutta a fare barriera contro certi gruppi o persone che rischiano di trasformare le nostre città in luoghi dove non puoi sentirti sicuro ad uscire, a passeggiare indossando un oggetto di valore, ad andare a cena in un ristorante o ad avere un negozio ben fornito perché possono derubarti e fors’anche ucciderti e così via.
Certo occorre impartire, con l’esempio in primis, un insegnamento che sia anche dialogo, fin dalla tenera età collaborando in sinergia con la famiglia e le istituzioni, proponendo anche negli spettacoli e nella musica, contenuti privi di eccessi di violenza ,razzismo e omofobia,
Una volta c’era la cosiddetta censura e i limiti di età: erano forse provvedimenti tanto sbagliati?