“Spesso il male di vivere ho incontrato”

Una poesia di Montale che esplicita questa condizione umana; allora come oggi

Spesso il male di vivere ho incontrato:/ era il rivo strozzato che gorgoglia,/ era l’incartocciarsi della foglia/ riarsa, era il cavallo stramazzato. // Bene non seppi, fuori del prodigio/ che schiude la divina Indifferenza:/ era la statua nella sonnolenza/ del meriggio, e la nuvola, e il falco alto levato

Una poesia emblematica questa del 1924 nell’ambito della produzione montaliana che fa parte della raccolta Ossi di seppia del 1925.
Per Montale la parola poetica deve ricorrere a toni semplici ma non semplicistici, ad un linguaggio puntuale, a volte anche tecnico e far uso del famoso “correlativo oggettivo” ovvero il riferimento ad un oggetto o un elemento naturale per esprimere un sentimento, uno stato d’animo.

Dai crepuscolari riprende il tono colloquiale e talvolta ironico ma si allontana da D’Annunzio e dai suoi toni celebrativi e dalla parola preziosa e ricercata, pur usandola talvolta.
In questa lirica troviamo esempio di quanto finora affermato: “il male di vivere” conosciuto con il termine più conosciuti di “depressione” è esplicitato attraverso elementi quali un ruscello che sembra impedito nel suo libero fluire, una foglia secca che si accartoccia o un cavallo stremato caduto a terra. Uscirne non appare possibile (ricordiamo il suo cercare inutilmente “Il varco” nella poesia Doganieri) a meno che non si appartenga alla divinità, rappresentata da una statua nell’ora più morta del giorno o ad una nuvola o ad un falco che vola alto sopra la terra.

Nella prima quartina il poeta ci presenta le sue esperienze di vita, caratterizzate appunto da un malessere riscontrato anche nella natura stessa (e qui ci viene in mente Leopardi quando parla di natura “Matrigna” che illude ci sia benessere e felicità per poi avvicendare la sorte delle creature fino alla loro distruzione) per poi passare alla seconda quartina dove c’è uno spiraglio, un possibile varco per uscire da questo male di vivere. Ma la soluzione è l’indifferenza che è l’atarassia, come dicevano i greci, che è il distacco dalle passioni, privilegio questo degli esseri insensibili o della divinità e quindi è una soluzione senza un reale risultato salvifico. Unica possibilità l’attimo estatico di indifferenza ma è, come detto, un attimo e non uno status.







Questa condizione esistenziale attraversa tutta la produzione di Montale che cerca, senza mai trovarla, una soluzione al suo malessere nei ricordi Cigola la carrucola del pozzo/ l’acqua sale alla luce e vi si fonde./ Trema un ricordo nel ricolmo secchio,/ nel puro cerchio un'immagine ride./ Accosto il volto ad evanescenti labbri:/ si deforma il passato, si fa vecchio,/ appartiene ad un altro... o nella Casa dei doganieri: Tu non ricordi; altro tempo frastorna/ la tua memoria; un filo s'addipana/ Ne tengo ancora un capo; ma s'allontana/ la casa e in cima al tetto la banderuola/ affumicata gira senza pietà.
Dunque anche il ricordo che invece era per Leopardi uno stratagemma per edulcorare il presente, non funziona per Montale.

Anche l’amore, da quello adolescenziale per Annetta celebrata nella Casa dei doganieri o per l’americana Irma Brandeis fino ad arrivare a Drusilla Tanzi suo grande amore, pur essendo un’ancora di salvezza, non è però risolutivo del suo malessere, Inoltre perde presto la moglie Drusilla e memorabile è la poesia Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale dove manifesta tutto lo smarrimento e il dolore per non aver più la suo fianco, nelle angustie della vita, colei che in realtà era la sua vista e il suo sostegno:
Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale/ e ora che non ci sei è il vuoto ad ogni gradino./ Anche così è stato breve il nostro lungo viaggio./ Il mio dura tuttora, nè più mi occorrono/ le coincidenze, le prenotazioni,/ le trappole, gli scorni di chi crede/ che la realtà sia quella che si vede.

Questo malessere esistenziale che già era presente nel secolo scorso, non a caso denominato “L’età dell’ansia” in quanto caratterizzati dalla corsa alla produttività, al successo ma anche sotto l’incubo delle due guerre mondiali, si ripresenta nella sua attualità contemporanea dove la realtà ci impone un ritmo frenetico e un mondo in continuo contrasto, contraddizioni e guerre.

Posted

08 Oct 2024

Critica letteraria


Gabriella Paci



Foto dal web





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