Le atmosfere oniriche di Botticelli onorano l'arte italiana

“L'espressione artistica ci eleva al cielo come colombe per poi far riposare i nostri pensieri sopra dei ramoscelli di ulivi”. Con questa mia personale frase metaforica che abbraccia l'identità amorevole di ogni artista, portiamo nel nostro viaggio pittorico un cuore tutto italiano, quello di Alessandro di Mariano di Vanni Filipepi, in arte meglio conosciuto col nome di Sandro Botticelli.
La sua vita ebbe inizio a Firenze il primo marzo del 1445 e cessò nella sua città d'origine il 17 maggio del 1510. Le sue opere di scuola fiorentina, centrano la corrente artistica rinascimentale romanticando delle atmosfere oniriche che ci travolgono nell'espressione pittorica sospinta dagli angelici tocchi della gentilezza.








La Primavera, eseguita a tempera grassa su tavola di 207 x 319 cm, databile al 1480 circa e ubicata nella Galleria degli Uffizi a Firenze, comunica la bellezza di un sogno, dell'irreale meraviglia emozionale che ci trasporta come fosse un fiume d'oro sulle nostre più intime illuminazioni benefiche. Con tono allegorico ci offre la possibilità di immedesimarci nel contesto figurato, lasciandoci esplorare la nostra crescita personale e la preziosità delle metamorfosi e della rinascita. Il dipinto, che onora la primavera, espone un gruppo di figure mitologiche in un giardino fiorito. Al centro della scena, la dea dell'amore Venere si presenta con fare tranquillo e rilassato mentre sostiene un drappo rosso che orna d'enfasi il suo vestiario chiaro e luminoso. Sopra ella suo figlio Cupido, che possiamo ammirarlo bendato, scocca una freccia d'amore verso le tre Grazie poste a sinistra del quadro. Le tre fanciulle, incentrando la bellezza e l'armonia di una danza leggiadra, lasciano smuovere dolcemente i veli trasparenti che hanno indosso. Spostandoci ancor più a sinistra troviamo Mercurio che con il caduceo, ossia il bastone con i serpenti intrecciati e due ali aperte all'estremità, scaccia le nubi facendo affiorare in quel gesto la simbolica elevazione al cielo. Difatti egli è il messaggero degli dei ed essendo figurato con un vestiario rosso può intensificarne la forza delle sue capacità.

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Alla destra di Venere troviamo un'altra fanciulla di considerevole importanza e che vi è la protagonista del titolo dell'opera: Flora, la dea della Primavera. Ricamata da un ricco abito floreale ci propone una visione deliziosamente accogliente. E proprio nella visione di Flora troviamo alla sua destra ella medesima col nome di Clori insieme a Zefiro. Infatti Zefiro, personaggio cupo che rappresenta il vento di primavera, solleticando gli alberi e gli umori, rapisce per amore la ninfa Clori mettendola incinta. Da questo atto la giovane donna rinasce trasformata in Flora. Difatti se proviamo ad avere una lettura dell'opera da destra verso sinistra il racconto sarà compiuto con la giusta dinamica temporale.
La magnificenza di questo dipinto così dettagliato e ricco di particolari morali inducono gli osservatori a poliedriche interpretazioni che non completano mai la storia, bensì la arricchiscono di continue stesure di pensiero. È dunque un'eccelsa trama da districare con le più belle forme della dolcezza espressiva, poiché rappresenta il risveglio della primavera, il risveglio della nostra anima nell'amorevolezza di ciò che fiorisce sui passi delle nostre azioni.
Ed esplorandola sui nostri sentimenti più motivanti porteremo in risalto quegli elementi simbolici che profilano il rispetto verso la natura nel continuo ciclo produttivo, risvegliando il senso della vita e della nostra parte di introspezione più equilibrata.

Posted

03 Apr 2024

Esplorando l'arte


Alessia Pignatelli



Foto dal web





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