Caravaggio

L’irrequietezza portò la sua pittura all’eccesso

Emozioni scalze, confluite su fredde scene diaboliche, si tratta di un’arte controversa, di sceneggiature pittoriche che possono rivelarsi irritanti quasi come fossero delle soap opere incessanti e dalle musiche cruenti. Ma nel paragone decisamente impropor-zionale e che giunge a noi semplicemente come un filo conduttore provocatorio, motivante sull’analisi di ansie e angosce, troviamo la produttività del pittore che, in assoluto coinvolgimento emotivo, non recitò delle false interpretazioni bensì trasmise, con il suo alleato pittorico, delle tumultuose sensazioni tormen-tate dal suo vero Io incauto.




Si tratta dello stravagante artista italiano Caravaggio, pseudonimo di Michelangelo Merisi, la cui vita venne alla luce a Milano il 29 settembre del 1571 e terminò a Porto Ercole il 18 luglio 1610.
I suoi quadri, seppur interpretabili come “eccessivi”, non accentrano finzioni poiché profondamente legati dal trasporto della sua anima violenta e, sublimandone una forte influenza innovativa, diede slancio alle sue esuberanti produzioni creative.



Scudo con testa di Medusa
Scudo con testa di Medusa è un olio su tela realizzato all’incirca nel 1598 con dimensione di 60 x 55 cm. Conservato nella Galleria degli Uffizi di Firenze ritrae uno scudo militare da parata di cui al suo interno vi è protagonista Medusa (personaggio della letteratura) con la testa ricoperta da una capigliatura di serpi e con il potere di pietrificare chiunque incrociasse il suo sguardo. La storia narra che l’eroe Perseo grazie all’aiuto di Minerva e di Mercurio riuscì a recidere la testa di Medusa servendosi dell’aiuto di uno scudo in bronzo dove rifletteva l’immagine del mostro, evitando così di incontrare per mezzo diretto il suo distruttivo sguardo. Nell’opera pittorica il viso di Medusa vi è immortalato nel momento dell’urlo, lasciando affiorare il suo terrore e la sua fine con la testa recisa. Si tratta di uno scenario drammatico, violento e freddo realizzato dal pittore con risolutezza, offrendo un’immagine forte e senza filtri protettivi sulle nostre emozioni. Di particolare stesura produttiva vi è l’utilizzo accattivante della luce che in ogni opera di Caravaggio affiora come fosse un faro luminescente sulla scena. Le tinte calde, “ma cuocenti di freddezza”, giungono portentosamente nelle tortuosità dei mali, mostrandoci altresì la crudezza gelida di questa visione decisamente indiavolata.

Davide con la testa di Golia
Un altro importante lavoro figura Davide con la testa di Golia (narrati nella Bibbia) con una rilettura da parte di Caravaggio che impersonifica Golia. Questo perché fu consapevole che la sua anima fosse impura ed essendo anch’egli un peccatore decise di ritrarre il suo volto al posto del guerriero Golia, sia in questo dipinto che in altri suoi a tema.
Nella macabre scena vediamo Davide col viso di Francesco Boneri, modello e presunto amante dell’artista. Egli, con soddisfacente fermezza, sostiene la testa recisa di Golia per i capelli protendendola in avanti in segno di vittoria, così come di vanto possiamo osservare la sua spada che tiene orgogliosamente nella mano destra, ma che non vi è presente nella versione della Bibbia.
Nell'analisi del dipinto Golia fu colpito sulla fronte prima da una pietra per mezzo di una fionda e poi decapitato con la spada, accentrando un’espressione di tensione esasperante. La bocca aperta e gli occhi vitrei definiscono, infatti, il suo decesso con carattere truce e agonizzante. Tuttavia anche l’ambientazione semioscura non lascia fantasia all’evasione del male, affiorando come frutto dominante del Caravaggio, il quale espresse delle personali stesure di pensiero mediante il suo prediletto strumento pittorico.
Il dipinto, realizzato ad olio su tela di 125 x 100 cm è risalente al 1609 -1610 e ad oggi è ubicato nella Galleria Borghese di Roma.

Posted

05 Aug 2024

Esplorando l'arte


Alessia Pignatelli



Foto dal web





Programmi in tv oggi
guarda tutti i programmi tv suprogrammi-tv.eu
Ascolta la radio
Rassegna stampa