In questo romanzo l’autrice Maria Teresa Infante La Marca ci accompagna in un viaggio emozionale, psicologico, introspettivo, i cui protagonisti sono un Lui una Lei /Amanda, l’Altra/ la Sconosciuta. Tutto inizia da una fermata del treno in una stazione, Lei saluta il suo compagno, sale e si siede accanto alla voce narrante. L’espressione del volto, la sua postura, il suo sguardo lasciano campo libero all’immagina-zione della voce narrante, fino a entrare nella vita dei protagonisti, a mettere a fuoco le loro azioni, le loro parole, i loro pensieri, i loro sentimenti. Una tra-sposizione di identità. La voce narrante entra nella vita dei due protagonisti, quasi come in un sogno, il racconto diventa un racconto immaginifico, apparen-temente insolito.
I personaggi vivono la loro storia d’amore, i contrasti, le emozioni, gli smarrimenti e i piacevoli ricordi attraverso la voce narrante, sempre presente a tal punto da immedesimarsi nelle loro esistenze sino a che il racconto si fa sempre più avvincente, intrigante, singolare. Mano a mano che si va avanti nella lettura si percepisce un alone di mistero che avvolge tutti gli avvenimenti, si avverte altresì, un afflato poetico e nonostante le circostanze facciano emergere diverse sfaccettature di questo viaggio interiore, l’afflato poetico avviluppa sempre di più i due personaggi.
Nella narrazione l’autrice ci fa vivere uno stato di sospensione emotiva tra la fantasia e la realtà, sino a confondere i due stati. Certo La Sconosciuta è un romanzo carico di simboli e di metafore, è anche un romanzo psicologico: i protagonisti vivono la vita in un eterno presente Ciò che più mi ha colpito nella storia di questo intreccio è stato l’essenzialità del linguaggio, un linguaggio potremmo definire, stilizzato, di chi è aduso alla scrittura poetica; inoltre mi sono chiesta il significato del titolo, in un primo momento ho dato la spiegazione al fatto che forse l’autrice abbia voluto trasmettere un certo che di mistero, di aleatorio, d’incerto, casuale. Ma andando avanti nella lettura del romanzo i due protagonisti andavano sempre più delineandosi; l’autrice sembra quasi suggerirci che la vita, a seconda di come percepiamo sia il tempo vissuto sia i suoi immancabili intrichi, sia rivelatrice di profonde visioni e introspezioni del nostro essere, nonostante il nostro essere subisca cambiamenti e la vita sia ignota e consolatoria nella sua saggezza. La Sconosciuta è la metafora dell’indistinto, della straordinarietà del momento che non è mai desolante o banale.
Maria Teresa Infante La Marca sembra evocare un tempo dolce e contemporaneamente carico di pathos; il mondo descritto dalla Nostra è sì un mondo irrazionale in cui tutto può essere possibile e in cui l’Amore, la nostalgia dell’Amore e la Morte, osservati da lontano, sembrano distruggersi lentamente, ma le esperienze raccontate, dileguandosi altrettanto lentamente, scivolano e si perdono quasi in un infinito Nulla. Non c’è un finale preciso. Tutto viene lasciato alla immaginazione del lettore, il quale costruisce una sua personale configurazione. La narrazione non è mai noiosa, la Infante immersa nella contemporaneità è capace di solleticare uno stato di suspense. Il fascino di questa narrazione va cercato proprio nella fluidità delle immagini, fluidità che porta il lettore ad evocare in maniera suggestiva e intrigante, desiderio e transitorietà. Il romanzo termina col personaggio femminile, Amanda, soggiogata dall’amore e che sembra perdere sé stessa; Amanda è altera nella sua bellezza ma è anche tormentata dal dolore, dalla separazione: l’amore si purifica, si sublima, mostra tutta la sua bellezza prorompente. Il romanzo si chiude con note dolorose di solitudine e di silenzio rotti solo dalla contemplazione autentica dell’animo che riflette sulla precarietà del nostro essere al mondo e dalla potenza del pensiero, che simile a forza impetuosa consegna sé stesso alla desolazione e alla intensità delle emozioni, forza impetuosa in cui l’amore, nella struggente passione, conduce alla morte.