Una passione condivisa per l’arte dovuta forse più all’indiscusso legame di sangue che a casualità.
Due artisti di indubbio spessore, madre – figlio, che riescono naturalmente a esprimersi in maniera iden-titaria, così diversi nelle loro sfaccettature creative eppure capaci di comunioni collaborative in cui ognuno mantiene integra la propria impronta distin-tiva così come chiaramente visibile nelle opere del catalogo Metamorfosi artistiche curato da Oceano Edizioni in virtù della Mostra allestita presso Villa Morando di Lograto, accessibile al pubblico per l’intero dicembre del 2023. Il presente volume rispecchia appieno l’impalcatura scenografica realizza-ta, all’interno del sito espositivo, dalla direttrice artistica Marcella Bacca, con le opere create apposita-mente per la rappresentazione di Tre stanze conce-pite da progetto originario.
LA PRIMA STANZA
Nella Prima stanza con un incedere simbiotico Rosanna Romano e Giorgio Calza hanno realizzato dodici tele omaggiando l’estro cinematografico del regista Federico Fellini le cui pellicole sono caratterizzate da uno stile onirico e visionario, condizione palesemente verificabile anche nei dipinti dei Nostri che ne hanno colto l’essenza. Lo stesso regista definirà sé stesso come “un artigiano che non ha niente da dire, ma sa come dirlo.” Pensiero applicabile anche ai nostri due artisti in cui l’intento comunicativo, attraverso ispirazioni grafiche, cromatiche e intellettuali, coglie l’essenzialità di personaggi/protagonisti – come nel caso di Gelsomina o del Burattinaio – o di intere rappresentazioni della commedia umana – come in Scene circensi o L’ombrello, paracadute della vita. Difficile dire dove cominci l’uno e finisca l’altro anche se, a un occhio esperto o dopo aver visionato le Stanze successive, se ne possono intuire contorni e confini. Certo è che la “sperimentazione” artistica madre-figlio ha prodotto opere che incantano il fruitore e del cui risultato immaginifico ne beneficiano i sensi e oserei aggiungere anche l’umore, perché l’arte quando è manifesta è pura bellezza e la bellezza quando è percettibile salva l’uomo, elevandolo dalla sua condizione di mediocrità.
Nell’intera produzione artistica di Rosanna e Giorgio stile e espressività sono assolutamente personali, scevri di contaminazioni o influenze dovute allo stretto rapporto parentale, sinonimo di spiccate personalità creative e estro individuale, innato.
LA SECONDA STANZA
La Seconda stanza è interamente dedicata alle opere di Giorgio Calza, dodici tele dal piglio fresco e innovativo, incentrate sulla originalità dell’espressione concettuale, caratterizzata da forme decise e sicure in cui spiccano colori ben definiti e delineati, dai contorni nitidi e marcati quasi a dirigere l’osservatore nella direzione desiderata, evitando distrazioni visive, sintomo di una mente creativa sicura e caparbia. Gli accostamenti cromatici, sempre frutto di scelte eleganti, invogliano alla sosta contemplativa, captano lo sguardo attraverso tinte impattanti e risolute, con linee essenziali ma fondamentali in cui le sbavature sono follie chimeriche, definite con precisione chirurgica.
Evidente l’attrazione geometrica in cui i dettagli costituiscono i teoremi su cui si basa l’estro artistico di Giorgio Calza che dipinge un mondo a colori, in cui il bianco e il nero non sono nucleali ma la genesi per partorire visioni caleidoscopiche. Nulla è lasciato al caso in un perfetto gioco di incastri e svolgimenti in cui le forme definiscono una perfetta architettura spaziale, senza vuoti a disperdere e non sfugge la presenza, in un gran numero di opere, di “ingranaggi”, dalle svariate dimensioni, posizionati strategicamente quasi a voler definire le gabbie mentali in cui l’uomo è immerso, divenendo a sua volta ingranaggio di una società che uniforma e mortifica l’inventiva, il pensiero critico e in definitiva l’individualità.
G. Calza è quindi, paradossalmente, un sabotatore della realtà distopica in cui siamo costretti, è un indagatore, uno speleologo alla ricerca del “senso”, della verità nascosta agli occhi a cui cerca di imprimere volume e definizione personali, lontano dai paradigmi precostituiti, dai concetti imposti fuori dalla nostra interiorità e così le stelle si manifestano in forme piramidali, fantasmagoriche visioni che allietano lo spirito, creando suggestiva meraviglia.
Il Nostro è un artista che, operando sulle tele, agisce contemporaneamente su sé stesso, liberandosi dalla pesantezza dell’ego e dai dettami sociali, così come per gli alchimisti avveniva la trasmutazione del piombo in oro attraverso l’agito sulla materia. Le sue opere sono attraenti e coinvolgenti, innestate su impianti compositivi d’avanguardia, oscillanti tra l’astrattismo lirico e quello geometrico, in cui il surreale è più vicino alla realtà di quanto si possa immaginare.
LA TERZA STANZA
La terza stanza rifulge di matura personalità innestata sulle indubbie abilità creative di Rosanna Romano che offre una rappresentazione essenziale, ma definita, del suo costante e duraturo percorso artistico con l’esposizione di quindici opere legate da un comune denominatore in cui evidenti sono i riferimenti al mondo femminile visto nella sua interezza, esaltandone le specifiche peculiarità che siano esteriori o interiori per cui materia e spiritualità danno vita a dipinti di straordinario impatto visivo ed emotivo, sospingendo a partecipati momenti riflessivi.
Le risultanze creative richiamano al monologo interiore della Nostra con la propria immaginazione in cui le tonalità, ora calde ora fredde, vengono usate alternativamente divenendo linguaggio cromatico, vocabolario espressivo inteso come forma dialogante. Infatti Rosanna Romano tratta la materia pittorica come sviluppo poetico, dai risvolti assolutamente originali, per cui il figurativo diviene un ponte per svelare ciò che non è oggettivamente visibile ma che è l’anima della tela, ciò che la rende vitale e non mera astrazione. Il fruitore si troverà naturalmente coinvolto nell’esplorazione più intima dei sentimenti, delle emozioni, della energia o delle fragilità femminili, evidenziati in ogni sfaccettatura così come nelle opere Resilienza, Donna-Regina, Pensieri stupendi, Regno di Pace. L’uso sapiente e dosato di luci e ombre crea un equilibrio policromo con il soggetto rappresentato, segno di certa abilità e padronanza delle tecniche del chiaroscuro che, grazie all’opportuna stesura del colore e pennellate rigorose in dipinti quali Marilyn o Alda Merini, assume potere tridimensionale, propenso a un intimo colloquio interiore con l’osservatore, riscontrabile inoltre nella elaborazione artistica della "ragazza con l'orecchino", in omaggio a J. Vermeer, in cui lo sguardo naviga, in estatica e sospesa contemplazione.
Una cifra stilistica decisamente variegata capace di osare e spaziare mantenendo un timbro identitario riuscendo a esprimersi tra astrattismo e figurativo in cui pragmatismo e lirismo creativo divengono anche liberazione di una donna “liberata” attraverso la sua arte.