Colori, materia e desideri, accendono l’interruttore della fantasia e l’artista sulmonese Achille Curatella, classe ‘57 e residente a Raiano in provincia di L’Aquila, ne solfeggia le sue tele con le note della sua percezione immaginaria.
Ogni sua opera si contraddistingue da un messaggio di singolare appartenenza, come nel primo dipinto che presentiamo, dal richiamo vivace e invocativo, di cui con la mia personale interpretazione, ne andremo a trattare le sue suggestive ed energiche pennellate presentate dai colori acrilici.
Poiché è proprio nella vitalità di un’opera che si misura l’energia espressiva data dalla vibroenergetica naturalezza e, il dipinto LO SGUARDO ce lo racconta, riflettendo sui mondi dello spirito e innalzando il significato delle vedute plurisensoriali. Gli occhi di donna sono il frutto del nutrimento esistenziale, procreativi di mete, irradiati dai cieli azzurri e dalla bionatura smeraldo. Nel dipinto intersecato dai multicolori, quegli occhi assumono un messaggio dominante, poiché l’immagine duplicata, è sostanzialmente incentrata sul cambiamento cromatico di quello sguardo assorto nell’orizzonte. La donna posta in primo piano, ha uno sguardo pieno di desiderosi progetti che contemplano l’immensità del cielo, dato da quell’azzurro sgargiante che ne impreziosisce l’espressività di certezze. Ma nella miniatura riproposta, il suo volto pur sprigionando lo stesso momento ha un incedere costruttivo diverso, dovuto proprio dal cambiamento degli iridi che, esaltati dal colore verde speranza, lasciano svelare quelle insicurezze tormentate da un dato-momento di cui non si conoscono gli sviluppi.
La sua elegante posa con la mano sospesa tra i pensieri, ne amplifica il concetto della femminilità e la sue appariscenti labbra ne identificano la forza dell’essere donna oltre l’immagine.
Sebbene sia un dipinto dalla duplice visione, delle linee geometriche ne definiscono l’univoco carattere sulle prospettiche emozioni focalizzate sugli stati d’animo e sul valore di quella forza e fragilità che ne accarezza la vita di attese desiderose.
Nel secondo dipinto immerso nella notte e titolato SCHIZZI DI ACQUA, l’equilibrio emotivo raggiunge il respiro di un galoppo leggiadro, fluente, puro e mai stanco. È un’opera danzante sulla teatralità di un cavallo maestoso di cui l’artista ne ha voluto incrementare la leggerezza riproducendo l’immagine dell’equino sotto forma di schizzi d’acqua con una tecnica creativa data dalla sua mano fuggevole e costante nell’incedere. Il sommo poeta sulmonese Publio Ovidio Nasone in una delle sue preziose contemplazioni, ci ricorda questa bellissima massima: “Che c’è di più duro d’una pietra e di più molle dell’acqua? Eppure la molle acqua scava la dura pietra”. Ciò vale a dire, che la grazia del nobile e puro elemento acqua ha una forza implacabile e l’accomunare questo simbolo imprescindibile alla figura di un cavallo è come volerne sottolineare la tenacia ma anche l’eleganza e la delicatezza dello stesso.
GLI AIRONI terzo dipinto descritto da una stravagante cromaticità, si sviluppa con delle sfumature festose date dal benessere simbolico, varcando su un bellissimo e particolare effetto mosaico che ne esalta i dettagli sottolineandone le variopinte pennellate del pittore. Nel simbolismo, gli aironi sono eccelse creature della sapienza e per gli Egizi essi erano venerati poiché decantati come ‘creatori della luce’. Per i Toltechi invece, rappresentavano ‘il centro spirituale del mondo’. Anche oggi possiedono connotazioni dai ‘poteri magici’ basti pensare alla stabilità che rappresentano sulle scie metaforiche, quali identificano il valore verso l’autorealizzazione personale e verso quella sana indipendenza che annuncia la libertà psicofisica, motivata anche dall’equilibrio che incarnano durante la loro crescita.
Salvador Dalì con la sua mentalità artistica oltre il comune pensare, sosteneva che “L’intelligenza senza ambizione è come un uccello senza ali” e, sulla base di questa sua personale certezza, possiamo sostenerne proprio il principio di questo dipinto, dove i due aironi con lo sguardo incline all’orizzonte, ci suggeriscono di proiettare le nostre ambizioni dentro quegli occhi che mirano lontano, usufruendo di quella pazienza statica dell’airone figurato a destra e beneficiando di quella forza motrice dell’airone in volo rappresentato in alto.
In conclusione, possiamo definire quest’opera una intersecazione tra determinazione e pacatezza, tra coraggio e mansuetudine che, ornata dal multicolore, ne sottoscrive l’esito di un avvenire sulle ali dei sogni concretizzati.