I terrazzani di Foggia avevano un rito religioso molto interessante, condiviso in parte da altri abitanti dei paesi della provincia e dell’intero sud.
Quando un terrazzano andava in campagna per la sua solita “ricerca”, se trovava un aratro antico (o un giogo di legno), lo raccoglieva per alimentare il fuoco del camino o per utilizzarlo in altro modo, cosa, questa, che veniva considerata un peccato mortale. Un fatto generalmente dimenticato da molti, tanto che in punto di morte, la colpa non veniva confessata.
Simbolo di una etnia foggiana, esistito fino alla metà del Novecento
circa, il terrazzano vive di raccolta, caccia e pesca di palude, quasi mai
sottoposto alle leggi padrone, povero ma dignitoso, paziente e tenace,
viveva miseramente di quello che la terra spontaneamente offriva
La leggenda narra allora, che il terrazzano non riusciva a spirare, ragion per cui ai familiari sorgeva il dubbio che in passato avesse bruciato un vecchio aratro o il giogo di Gesù Cristo. Il leader della comunità, costruiva, con una pianta secca, un piccolissimo aratro, che metteva sotto il cuscino del moribondo rassicurandolo che presto sarebbe trapassato serenamente e che Gesù Cristo l’avrebbe perdonato.
I terrazzani di Foggia, essendo una comunità popolare, ricordavano il rito in maniera integrale. In molte zone della provincia invece, si sente parlare solo del giogo al riguardo e che il legno dell’aratro o del gioco stesso, era detto “legno felice”.
In mitologia, questo rito è collegato alla nascita dell’agricoltura e risale a Demetra arcadica in Grecia e quindi alla Demetra foggiana, essendo la divinità che precedeva la Madonna dei Sette Veli come Patrona di Foggia.
Demetra, in Grecia, era ciò che Iside rappresentava in Egitto, anzi esiste una diretta correlazione tra le due divinità: la prima discende dalla seconda.
Il grano era una rappresentazione di Osiride, fratello sposo di Iside, che rappresentava la forza capace di farlo germogliare dalla terra. Iside e Osiride, secondo i miti egizi, avevano inventato l’agricoltura, mentre in Grecia, era Demetra ad avere il compito di diffonderla.
Il Centro Storico di Foggia ha la forma di una testa di cavallo che rappresenta, secondo i miti ed i riti, proprio Demetra. Nei sotterranei di Equotutico (l’antica Foggia) si celebravano i piccoli misteri di Persefone, la figlia di Demetra rapita da Ade, il dio degli inferi. In tali misteri si sollevavano in alto tre spighe di grano reciso, messo poi in un ostensorio per essere adorato dai fedeli.
Il grano e il sole erano legati tra loro, anzi il grano era proprio il sole.
Quando il chicco era sottoterra, rappresentava l’immagine del sole di notte e d’inverno e che doveva attraversare l’inferno-inverno per rinascere. Quando il grano poi germogliava, rappresentava l’alba; rigoglioso e forte era il sole allo zenit e dopo la mietitura il sole al tramonto.