Una tradizione era molto radicata a Monte Sant’Angelo e a Mattinata (da sempre parte di Monte Sant’Angelo, da poco comune autonomo), quella delle “scarpette del lupo”.
Sul Gargano, in tempi remoti, viveva il lupo, soprattutto nella Foresta Umbra che confinava con la città di San Michele Arcangelo, l’angelo cristiano che copriva la divinità pagana legata al Sole, cioè Apollo (ma anche Perseo, Elio, Orione, Horo egizio).
Apollo di notte, cioè dopo che tramontava, diventava Apollo Licio, ovvero Apollo Lucio (così come Horo diventava Osiride). La divinità solare si trasforma in lupo per poter vincere i suoi avversari, per poi tornare a risorgere.
Apollo era considerata la più importante divinità del cielo, mentre Apollo Lupo, era la divinità maschile ctonia più importante (associabile a Dioniso) unitamente alla dea femminile Ecate, che era una rappresentazione della Luna Nera, Nuova.
Per tale motivo le “scarpette del lupo” avevano un grande potere, perché “parte” di Apollo Licio.
Al solstizio estivo Apollo abbandonava Delfi a Dioniso, il che sta a significare che si può identificare Apollo Licio con Dioniso, ovvero Apollo-Dioniso era un’unica divinità solare-ctonia. È opportuno ricordare che, secondo credenze popolari, i maschi che nascevano a Natale diventavano “lupi mannari (Apollo Licio), se femmine diventavano streghe (Ecate, Luna Nera).
Riportiamo la testimonianza di due mattinatesi. La nipote di un tizio che li aveva indossati, Maria Raffaela Bisceglia, e Francesco Prencipe che li aveva indossati personalmente.
Maria Raffaela Bisceglia
Quando morivano i lupi, facevano delle scarpette per farle indossare ai bambini. Queste scarpette avevano il potere di far passare il mal di pancia una volta che i bambini erano diventati adulti. Lo so perché un mio zio aveva indossato queste scarpette. E mio padre, quando un bambino aveva mal di pancia, diceva: “Portatelo da zio Francesco!”. Lui massaggiava la pancia e passava il dolore.
Francesco Prencipe
Ai bambini si mettevano gli “scarponcelli” del lupo. Quando venivano i “pizzichi” di pancia, il dolore di trippa, dicevano: “Chiamate Ciccillo, ché quello ha portato gli “scarponcelli” del lupo!”. Io andavo a massaggiargli la trippa. Si diceva un ritornello e si massaggiava la pancia. Io sono stato chiamato a far passare il mal di pancia, ma non so perché mi hanno messo quelle scarpette.
Si doveva uccidere un lupo. Io le scarpette le so anche fare: erano come gli “scarponcelli” normali, non di lupo, ma di vaccina.
Perché proprio gli scarponcelli? Sempre per lo stesso motivo: il Sole ctonio era in contatto con la terra, così come lo era chi indossava quelle particolari scarpe. Il simbolismo si connette alla nostra tradizione delle “calze dei morti”, alla calza della Befana, ai “calzoncelli” dolci di Natale e così via.
Nella Foresta Umbra era facile trovare un lupo ucciso e legato ad un albero. Ovviamente sarebbe interessante raccogliere le testimonianze di chi lo uccideva o di studiosi di un tempo.
Per ora accontentiamoci della leggenda degli “scarponcelli del lupo”.