Chi è il personaggio mitico che ci addolcisce il 6 gennaio con la calza prelibata e con mille altri doni? La sua storia è davvero lunga, ma noi cercheremo di fare una sintesi accettabile per i lettori.
La befana era Madre Terra-Luna regina dell’inverno.
Sappiamo, perché l’abbiamo già detto, che secondo le nostre antiche tradizioni precristiane, i morti, attraversando la Valle di Josafat, tornavano tra i viventi, per ricongiungersi, almeno per un po’, con i loro parenti e con i vivi in genere.
Arrivavano il 2 novembre e, in alcuni paesi della provincia di Foggia, davano la famosa calza, che non era, però, ricca di cioccolate, torroni, caramelle, ma di mele, pere, mele-cotogne, melagrane, fichi secchi, carrube e altri frutti di stagione, cioè invernali.
Allora si pativa la fame e quei frutti risultavano più saporiti dei dolci di oggi. Chi era stato cattivo aveva nella calza il carbone o frutti marciti, escrementi di cavalli e cose di questo tipo. Questo denotava la “forza morale” di questa antica divinità, la quale era presente, comunque, in tutte le religioni.
I morti abbandonavano la terra, per riattraversare la stretta e spinosa Valle di Josafat e tornare al loro mondo, il 6 gennaio. I morti negli altri paesi, che aveva trascurato alla loro venuta, lascia-vano la calza. Quindi il periodo dei morti andava dal 2 novembre al 6 dicembre e tutte le feste del periodo erano contrassegnate dalla devozione ai defunti.
Il 6 gennaio c’era la “processione” dei morti, che si poteva osservare solo alla luce di una candelina fatta col cerume delle orecchie accumulato durante l’anno o guardando la “processione” specchiata in un catino contornato di candele.
La befana era la regina di quei morti, che erano deputati a fare del bene agli uomini e che si aspettavano da essi il culto delle offerte, il loro ricordo, ecc.
Il significato della loro presenza era molto semplice: nell’inverno, pur quando il grano stava sotto terra, quando gli alberi erano spogli, quando tutto sembrava denotare povertà e tristezza, si preparavano i frutti e l’abbondanza da godere dalla primavera in poi.
La befana, in quanto Madre Terra-Luna d’inverno, aveva un aspetto maggiormente positivo in quanto si festeggiava dopo il Solstizio d’Inverno, quando cioè il Sole era rinato (il 25 dicembre). Quindi superata la data solstiziale era entrata per la “porta degli Dei”, la porta che apriva lo spazio ed il tempo ad un sempre maggiore dominio del Sole, che si contrapponeva al Solstizio d’Estate, alla “porta degli uomini”, quando a crescere era il buio.
Madre Terra-Luna buia (Anno/a Vecchio/a buio) era una divinità coperta dal cristianesimo con Santa Lucia (assenza di Luce), che veniva sostituita, dopo il Solstizio Invernale dalla befana, cioè da Madre Terra-Luna che andava verso il Sole in una crescita continua.
Padre Terra-Buio (l’Anno Vecchio presolstiziale), divinità coperta dal cristianesimo con San Nicola (Babbo Natale), era sostituito da una divinità coperta Sant’Antonio Abate (l’Anno Vecchio post-solstiziale).
La befana (una strega a tutti gli effetti) la ritroviamo successivamente nella veste della Quarantana, cioè della pupa a lutto, che si appendeva tra un balcone e l’altro, dopo la morte di Carnevale (morte dell’Anno Vecchio), vestita di nero, con la testa bianca, che sotto il vestito aveva un arancio al quale erano infilzate torno torno 6 penne nere e 1 bianca.
Ad ogni settimana di Quaresima passata si toglieva una penna nera, fino a giungere a quella bianca, rappresentante la Settimana Santa.
La befana spesso lasciava la calza o i doni sul camino e questo perché era la canna fumaria del camino che metteva in collegamento diavoli o vecchie divinità con l’uomo.
Spesso attraverso il fumo provocato dalla cottura dei prodotti si offrivano cibi agli dei.
Era nel mondo sotterraneo che si conservavano le energie e le ricchezze per i periodi successivi.
Questo fenomeno è stato confermato anche dagli scienziati, che sono arrivati alla conclusione che l’inverno attiva dei processi energetici che si espandono in primavera ed estate.
Il chicco di grano seminato nel solco (frutto della ierogamia tra l’aratro-maschio e la terra-vergine), dovrà morire, soffrire tribolazione, per poi risorgere ed uscire fuori dal terreno per il bene degli uomini.
Era Demetra, l’antica protettrice di Foggia, la befana. Le energie sotterranee erano rappresentate dalla figlia Persefone, rapita da Ade, regina degli inferi, mentre quelle terrestri erano rappresentate da Core, la dea della primavera e dell’estate.
Era Demetra-Befana, che aveva insegnato agli uomini a coltivare il grano e gli altri cereali, al tempo della rivoluzione neolitica. Il grano era il Sole, era il cibo della comunione fra gli uomini, era l’elemento sacro, di cui non abbiamo che un pallidissimo ricordo, quando ci accorgiamo che non possiamo fare a meno di consumarne.