Abbiamo scritto, in articoli pubblicati di recente, sulla sacralità dell’aratro e la magia del setaccio. In antichità tuttavia, anche tutto ciò che riguardava la coltivazione del grano era sacro e per questo veniva adorato il dio Grano-Sole.
Il Grano non era una semplice rappresentazione del Sole, ma tutto ciò che il Sole Notturno (Dioniso) e il Sole diurno (Apollo) potevano dare all’uomo sia come cibo che come mistero religioso. Madre Terra, che collaborava facendo germogliare, crescere e maturare il Grano, era Demetra la quale, nelle sembianze di Core e Persefone, aveva donato agli uomini non solo il Grano, ma anche i Misteri per poter risorgere e diventare un dio.
Nei Misteri di Demetra la spiga e il chicco di grano, si ponevano in un ostensorio e i fedeli passavano molto tempo a osservarli e adorarli. Tutto ciò che riguardava la coltivazione del grano, anche oggetti e utensili utilizzati, erano sacri. La coltivazione del Grano era una considerata quindi, una vera e propria religione.
Quando nei misteri si mostravano tre spighe recise, si presentava il Mistero di Persefone, che aveva sacrificato la sua verginità e il suo essere spirituale per il bene degli uomini, incarnandosi in materia – un po’ come fece poi Cristo – diventando da Core a Persefone.
Con l’introduzione di macchinari e strumenti meccanici in agricoltura, molti riti sono scomparsi. Pur con tutti i benefici della modernizzazione, questa evoluzione ha quasi totalmente dileguato una cultura e una tradizione della quale resta ormai ben poco. Dal “bisogno di non perdere l’anima”, i contadini e le comunità di paese, hanno dato impulso e vita alle Feste del Grano, delle Spighe, delle Salme, nelle quali il ruolo preminente spettava al grano morto, cioè alle salme di grano.
In provincia di Foggia, e in particolare a Panni, un piccolo paese situato sulla cima del monte Sario, tra i monti della Daunia, è ancora viva questa tradizione. Molto sentite sono anche le feste dei Carri delle Salme a Flumeri, Fontanarosa, Foglianise, Jelsi, Mirabella Eclano, San Marco dei Cavoti e Villanova del Battista, dislocati lungo l’Appennino meridionale, fra Campania e Molise, nelle provincie di Avellino, Benevento e Campobasso.
Dopo aver riconosciuto ufficialmente l’importanza dei tratturi della Transumanza e delle Vie Sacre Francigene, si sta cercando di attribuire un riconoscimento internazionale anche a queste tradizioni sacre sul grano. Come si è detto, molte sono le feste a lui dedicate, diffuse anche nel Lazio e nelle regioni limitrofe, un fenomeno esteso su tutto il territorio nazionale. In queste feste, in cui le comunità rafforzano la propria appartenenza a una particolare etnia, ad un vincolo territoriale, in una rivisitazione che sa molto di fiabesco, è possibile assaporare le cose buone di un tempo, pertanto trovano spazio anche allegri banchetti con pietanze tradizionali e vino buono che scorre a fiumi. Si balla, si canta, si improvvisano scenette allusive, dove tutti si divertono rievocando “messaggi” che si riferiscono alle antiche tradizioni del passato. L’idea di base è sempre la stessa: uomo-donna, aratro-campo, ovvero il mistero della vita.
I ragazzi si guardano, si scelgono, coscienti, purtroppo, che i loro figli, i loro nipoti, le future generazioni non vivranno più questi momenti intensi e altamente formativi.