Tempi addietro, i ragazzini si impegnavano in un gioco che piaceva molto: ‘O càcce, e consisteva nel cercare di far entrare una biglia nel “caccio”, una piccola buca scavata nel terreno. Chi ci riusciva, veniva nominato “cacciatore” e si divertiva a “bocciare”, con una particolare modalità di tiro, gli “allievotti” (passeri appena nati), cioè quelli che non erano ancora andati in buca e quindi non ancora “cacciatori”.
“Bocciare” un avversario, significava acquisire le sue biglie.
Gli “allievi”, a cui era proibito “bocciare”, cercavano in tutti i modi di mandare la propria biglia in buca per acquisirne il diritto, cercando nel contempo di sfuggire alle insidie dei “cacciatori”. Più il gioco andava avanti, più aumentavano i “cacciatori”, che al fine si bocciavano tra loro.
‘O càcce non era un gioco casuale, ma frutto della cultura del territorio daunio. Andare con le biglie in buca infatti, significava diventare un iniziato, ossia aver posseduto una donna, essere diventato adulto. La buca era un simbolo femminile, di Madre Terra.
Per i ragazzi era importante emulare le attività dei genitori, ad esempio quella della caccia, che per loro si riferiva a lucertole, farfalle, grilli. Gettavano un cartone sull’animale che, intrappolato, veniva poi catturato. (Rappresentazioni della Costellazione del Drago).
Con le lucertoline, le “giggette”, veniva praticato un rito molto antico. Le si toglieva la pelle, per poi seppellirle in una piccola buca, nella speranza di trovare in quel posto un tesoro; un modo incosciente per affermare che la Costellazione del Drago era associata alla rinascita dell’anima e alla ricchezza dell’uomo, visto che era essa stessa conoscitrice di tesori. Queste tradizioni si sono perse nei secoli, anche se i bambini, con i loro giochi, hanno continuato a tramandare le tradizioni.
Tutte le esperienze catartiche e ludiche del passato (gioco, fiabe e favole, ballo, cucina, lavori artigianali) sono frutto della cultura e delle tradizioni popolari e di documenti preziosi a livello storico. Dallo studio e dalla ricerca storiografica infatti, si è potuto constatare che molti giochi foggiani sono simili, se non uguali, a quelli del Molise e dell’Abruzzo, grazie alla transumanza pastorale.
Altresì, molti giochi tradizionali di San Giovanni Rotondo, sono diversi da quelli dei paesi limitrofi. Contrariamente condivide con il Gargano i balli della tarantella e della quadriglia. Questo significa che i popoli del Gargano, pur appartenendo ad etnie diverse, hanno in comune lo stesso mondo culturale. I Sangiovannesi, appartengono ad una etnia di Cipro, in particolare della città di Pyrgi.
Queste considerazioni dovrebbero far riflettere, perché scomparsa l’ultima generazione di anziani, le testimonianze e tradizioni popolari andranno perse per sempre e insieme a loro un patrimonio culturale di inestimabile valore.