Tre libri, tre saggi pubblicati con Oceano Edizioni e il patrocinio dell’Accademia delle Arti e delle Scienze Filosofiche di Bari. Un lavoro minuzioso da parte del maestro e direttore d’orchestra Sergio Lapedota, un’opera pregevole frutto di un a ricerca bibliografica ed esperienziale, settoriale e analitica al tempo stesso, un lavoro svolto con impegno e umiltà, in un'epoca in cui l'arroganza del potere culturale coesiste con l'ostentazione di umiltà vista come condizione necessaria della cosiddetta scientificità.
I titoli dei saggi stupiscono per la loro legittimità. Essenziali nella formulazione, già di per sé presentano i temi e la loro trattazione.
Il caso della Quarta Sinfonia di Robert Schumann
IL DIRETTORE D’ORCHESTRA
L’indagine prende la forma di un caso si studio incentrato su uno dei lavori sinfonici più famosi in quanto a rimaneggiamenti dell'orchestrazione da parte di eminenti direttori d'orchestra: la Quarta Sinfonia op. 120 di Robert Schumann, e in particolare il confronto fra la versione definitiva, la prima stesura dello stesso autore e i “Retuschen”apportati da Gustav Mahler nell'esemplare di partitura custodito presso l"editore viennese Universal.
UNA SONATA DI PIERRE MÉNARD
Analisi comparata delle Sonate per pianoforte op. 31 n. 3 di Ludwig van Beethoven e op. 14 di Sergej Prokofiev
L’opera costituisce una parafrasi al titolo del racconto Pierre Menard, autore del Don Chisciotte di Jorge Luis Borges, in cui si narra di uno scrittore francese (P. Menard) che per tutta la vita insegue il sogno di scrivere il Don Chisciotte.
È un’opera che ricalca il Chisciotte originale, ma più ricca e profonda, data l’evoluzione della storia e della letteratura mondiale nell’arco dei tre secoli che intercorrono fra Cervantes e Menard, e che raddoppia la molteplicità dei significati possibili dello stesso testo.
IMPLICAZIONI ESTETICHE
Sull’uso della tonalità di Re minore e maggiore nelle opere di W. A. Mozart e F. Mendelssohn-Bartholdy
Nato in seguito alla preparazione di un concerto sinfonico diretto dal maestro, è un invito a domandarsi perché Charles Rosen parli di “stile di Do minore” nelle opere di Beethoven e di “stile di Re minore” nelle opere di Mozart, o perché nella produzione tarda di quest’ultimo, sia chiamato “la tonalità della morte”, vista la sua occorrenza in altri importanti lavori come il Don Giovanni e il Requiem.