Raymonde, Simone Ferrier nasce in Francia dove consegue la Maturità Linguistica.
Dopo gli studi in architettura, si trasferisce a Firenze, dove lavora in lezioni private, traduzioni e come fotografa. Nell’ambito turistico e commerciale poi, come guida e corrispondente estera.
Scrive poesie da circa venti anni e dal 2014 ad oggi ottiene vari riconoscimenti ed è tra gli autori
di prestigiose Antologie poetiche.
Dopo la pubblicazione della silloge Epistole del cuore Oceano Edizioni nel 2020, si ripresenta al pubblico in una veste rinnovata dovuta allo studio della poesia giapponese e all’amore per l’arte orientale, frutto di una accurata ricerca di nuove forme di scrittura con la quale esprimere la prorompente sua vitalità interiore in maniera innovativa.
Un passaggio complesso nella maturazione espositiva della poetica dell’Autrice che ha generato una raccolta di haiku dal titolo Origami in poesia, Alternanza di Haiku, Tanka & Choka, (Oceano Edizioni) un cambio pelle, non definitivo ma vissuto come una sfida al nuovo e a se stessa, galeotta la sete di conoscenza e l’incontro con la poetessa Carla Barlese che la avvierà, stuzzicandone l’innata curiosità, all’attuale forma espressiva, così diversa dalla genesi dialogante dell’Autrice.
La visita alle installazioni di “Origami for life” presso il Museo “Mucem” in Marsiglia ha dettato la spinta finale per la nascita della nuova pubblicazione, tra speciali fotografie dell’evento – a cura della stessa Autrice – e le nuove forme poetiche.
Tra gli scatti che animano le pagine in cui l’arte orientale dell’origami assume aspetti di elevato contenuto, non solo artistico ma a valenza sociale, troviamo varie forme di componimenti giapponesi contraddistinti dalla metrica, rigida e inflessibile, in cui l’autrice afferma di essersi concessa qualche rara e lieve licenza per non ingabbiare totalmente il suo versare.
Dalla prefazione di Maria Teresa Infante: Nell’attuale dimensione poetica, così radicata nella cultura giapponese ma frequente anche in quella occidentale che ne ha adottato i canoni, nonostante la sintesi spadroneggi, la metrica imponga il rispetto di schemi obbligati e il rigore letterario richieda rinunce espressive aggiuntive, Raymonde Simone Ferrier è riuscita a conservare la sua naturale verve poetica che invade emotivamente, senza subire eccessivi condizionamenti da schemi e impianti stilistici formali dovuti.
L’impianto compositivo – che sia in haiku, tanka o choka – rispecchia sempre e comunque la naturale inclinazione al dialogo silenzioso tra autrice e lettore attraverso emozioni che poggiano sul vissuto di una donna che da dire ha ancora tanto e le diverse modalità non sono altro che il coraggio di osare e procedere verso orizzonti i cui confini si spostano continuamente durante il percorso esistenziale.
Un plauso particolare per questo tragitto in versi di sintesi e mirati in cui l’ardire corrisponde a necessità letterarie esplorative personali, senza alcuna velleità, così come è nell’indole della Nostra, in un rapporto di comunione poetico che al profano preferisce il sacro, tanto è l’amore per la parola scritta, veritiera e onesta, e così amore, passione, mancanze, affetti, malinconie, pentimenti, rivalse, sogni e desideri si susseguono tra salti temporali e pause quotidiane in sussulti d’anima e muti singulti sotto la calda coperta della poesia, una delle poche certezze a scaldare notti senza stelle.